Agli italiani importa degli italiani?

Fino a poco tempo fa l’unica fuga dei giovani di cui sentivamo parlare era quella dei cervelli. La cosa mi ha sempre fatto un po’ sorridere, pensando a chi invece emigrava senza una laurea, solo per provare a vivere in un altro posto e che non ricadeva in questa categoria perchè…non aveva una laurea. Ma non era un cervello anche quello? Quante persone in gamba conoscete di valore e assoluta intelligenza con un semplice diploma o licenza media? Io molte. Ed è un vero peccato vederle andare via.

Ma non è di questo che voglio parlare.

Parlo dell’acqua calda in fondo, niente di sorprendente. Siamo passati dalle fughe di chi sperava di poter spendere in modo migliore e più redditizio la propria laurea (i cervelli) alle fughe dei giovani, laureati o meno che vogliono provare a vivere altrove per cercare un futuro che a quanto pare l’italia non vuole dar loro fino ad arrivare alle famiglie, così disperate da volere prendere marmocchi e valigie e andare il più lontano possibile da qui, non importa se in gioco c’è praticamente tutto.  E arriviamo poi ai pensionati, che qui con mille euro fanno la fame mentre in posti come la Canarie o il SudEst asiatico vivono alla grande e, quindi, via di corsa da questo paese! Continua a leggere

Le farfalle nello stomaco

farfalle

La prossima settimana a quest’ora ci guarderemo tutti in faccia. Sul bus, a lavoro, a pranzo o a cena con gli amici gli sguardi si incroceranno per intuire, senza il coraggio di chiedere, la soddisfazione, la rabbia o l’assoluta indifferenza sui risultati delle urne.

Come andrà a finire? Non lo so, ma so come tutto è iniziato per me, so come mi sentivo appena qualche settimana fa. Un’anima in preda all’indecisione più assoluta, che non vedeva scelta in un panorama apparentemente colmo di scelte politiche possibili. Mi sono infuriata con me stessa perché lasciare la scheda bianca è come regalare voti ai politici che non voglio più rivedere. Volevo votare, ma non sapevo chi scegliere.
Poi ho iniziato a ragionarci e a cambiare completamente punto di vista sulle elezioni. E alla fine la scelta si è palesata senza ombre.
Non cito partiti o politici. Parlo solo del mio ragionamento, poi ognuno di voi, se vorrà, tirerà le sue conclusioni. Continua a leggere

Il migliore paese del mondo

Oggi  è un giorno importante, l’America ha rieletto il suo presidente e ne sono onestamente felice. La testa calda di Romney mi aveva più volte fatto sobbalzare e ricordato l’antecedente di Obama, il Bush Junior, che Dio ce ne scampi…
Ma questo non è un post elogiativo dell’evento americano. E’ un post di estrema incazzatura. Davvero ragazzi mi girano a manetta, mi girano così tanto che se ci attacco una dinamo illumino l’ufficio tutto il giorno.
Sono letteralmente stufa, schifata, trifolata da chi continua a insultare il mio paese e a elogiare tutto ciò che è al di sopra o anche al di sotto del confine italiano. L’esempio delle elezioni statunitensi capita a proposito. Tutti ad ammirare i grandi Stati Uniti d’America, ad ammirare una politica che fa le scarpe di gran lunga alla nostra. Ma soprattutto ad ammirare un popolo fiero, nonostante disoccupazione, crisi, criminalità, problemi sociali e che più ne ha più ne metta. E a fare paragoni con il nostro…com’è che lo sento chiamare? Ah si, paese di merda. Continua a leggere

Sono le persone

Perché scegliamo di vivere in un posto piuttosto che in un altro? Cosa determina davvero le nostre scelte?
Mi capita spesso di pensarci. Penso ai motivi che ci fanno rimanere in un posto, che ce lo fanno amare o detestare,le ragioni per cui in un posto vogliamo tornare e un altro preferiamo dimenticarlo. Sono i monumenti, i paesaggi, il cibo, l’organizzazione perfetta?
Penso spesso a cosa mi ha colpito dell’Australia, se il suo formidabile banana bread o l’Opera House, il suo efficiente trasporto pubblico o il sole che così luminoso non si vede in nessun’altra parte del mondo. Ho ripensato alla Tunisia, a quell’isola di Djerba dove ho lavorato un paio di mesi nei miei vent’anni appena compiuti….cosa mi incantava di quel posto? I profumi di spezie, le palme, il sole, la sabbia sul marciapiede e i mercati colorati e chiassosi?
Quando ho vissuto a Roma, che cosa mi ha davvero rapito di quella città? Il Colosseo, il Vaticano a pochi minuti da casa, il caffè che prendevo tutte le mattine prima di andare a lavoro o i negozi pazzeschi in via Candia e viale Giulio Cesare?
Quando sono stata in Giappone, che cosa mi ha colpito di piu? Il sushi delizioso, il mastodontico tempio buddhista Todai-ji di Nara o la Città Elettrica di Tokyo?

Cosa ci lega ai posti che visitiamo, e cosa ci fa allontanare? Continua a leggere

Figli del sogno sbagliato

Un mese di pausa e rieccomi con un altro esilarante quesito straccia animo, che uno si domanda: ma te in vacanza non hai altro a cui pensare? No, io penso sempre, pure con i piedi in ammollo…non posso esimermi da massacrarmi il fegato anche in vacanza, che volete farci!
Tra un tuffo e l’altro, tra una granita siciliana e una corsa di 20km per smaltirla…la maga se ne è venuta fuori con un altro pensiero, sollecitato a onor del vero da uno dei vostri commenti.
Mi domando sempre perché i giovani oggi sono o del tutto apatici o del tutto rassegnati, pronti a scappare da questa realtà che sembra la più tragica mai vissuta (chiedete ai nostri avi, direi che siamo stati molto, molto, ma molto peggio che adesso…)…e privi di qualsiasi spirito di iniziativa ( generalizzo, ci sono sempre per fortuna le eccezioni)….e qualcuno se ne salta fuori dicendomi che siamo figli del sogno sbagliato, ecco qual è il problema. Continua a leggere

Tasse, un aiuto per chi fa il tax return dall’Italia!

Carissimi, una ragazza, Laura, mi ha scritto in questi giorni sul blog per chiedere informazioni su come ottenere il tax return in Italia. Alla fine lei stessa ha trovato la soluzione e ci ha fatto il piacere di comunicarci come e’ andata a finire! Questo post può essere intessente per tutti quelli che si trovano in Italia e devono ancora fare il tax return! Vi riporto il testo integrale del commento di Laura. Continua a leggere

Lavoriamo di meno!

“Te sei fortunato che puoi lavorare da casa”

Non è una constatazione della situazione attuale (che poi è così!) ma un consiglio. Si ok fa caldo, ok che non mi sono fatta più sentire da quasi un mese, tutto quello che volete ma vi giuro che quello che dico non lo dico solo io ma fior fiori di economisti.
Ho letto da qualche parte che  una delle cose che potrebbero far ripartire l’economia, è lavorare tutti meno ore alla settimana. Tipo 30…un miracolo del genere. Sapevatelo! 🙂
Non sto svalvolando. E’ vero che siamo a luglio e io di lavorare non ne posso più e non faccio che sognare spiaggia, sabbia tra i piedi e un pareo come unico capo d’abbigliamento (con il costume, si intende)…è vero che la recente notizia del Berlusca che scende in campo ci ha un po’ tutti sconvolto (in realtà visto Alfano, che più che un delfino mi pare un Capodoglio, non è poi così sorprendente come notizia) è vero che Moody ci ha declassato (ma basta!!!!) è tutto vero…ma vi giuro che quello che vi dico l’ho letto davvero e non è frutto delle mie valvole sfuse!! Continua a leggere

Scoop del secolo: fa caldo

Allerta meteo in tutta Italia, scene di disperati che affollano la fontana-piscina di Trevi e altri monumenti romani che hanno la sventura di presentare una piccola fontana annessa, gelaterie prese d’assalto, gente sudata che corre al parco alle 13 (ma allora sei scemo) anziani seduti in panchina in attesa di un colpo di calore (ma allora siete scemi). Sono notizie queste che non avete mai sentito, vero? Lo so, lo so. Lasciano scandalizzati. Come è possibile che al 21 giugno faccia così caldo? Mica siamo in estate! Si? Ah…è vero. Ma certo che siamo in estate e volevo vedere se faceva freddo, lì si che c’era da preoccuparsi. Ma no, fa un caldo boia, e io odio il caldo e odio l’estae, per inciso, però è arrivata, che vogliamo farci? Come fa a essere questa la notizia di apertura di un telegiornale? Come si fa a dedicare più di un servizio al caldo estivo? Ma i giornalisti non hanno proprio niente di cui parlare? Saranno a corto di idee. E allora vai con il pranzo di lavoro sostituito con un gelato, vai con le interviste a persone sudate e la giornalista che chiede “Fa caldo?” no, ci piace sudar come maiali, ci divertiamo troppo. “Ah…e come vi rinfrescate?” altra domanda geniale alla quale i due interlocutori, francamente basiti, non sanno se rispndere con un “Ma che caz di domanda è?” o un più formale quanto banale “con un po’ di acqua”, seguito da spallucce. I più scelgono la seconda opzione, o forse è quella che fa vedere il servizio. Chissà quanti vaffa si sono beccati.

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Non ci credo più

Stasera sono nera. Di solito non parlo di politica, ma stasera sto scoppiando. Ho sentito che Hollande ha vinto in Francia…e via di servizi su questo nuovo francese e il suo “changement”…e mi vengono i brividi. Ma voi ancora ci credete a questi cambiamenti?Io non so più in cosa o chi credere. Vedo il mio paese cadere a pezzi, vedo e sento una disperazione fra la gente che non avevo mai sentito prima, vedo nuovi politici che scalzano i vecchi, vedo un Hollande fare le scarpe a Sarkò e moglie e vediamo come andranno le nostre amministrative…ma quindi? Cambiano i nomi, e poi? Non cambierà nulla. Ho smesso di credere alla Politica, quella nazionale e quella straniera…ho smesso di crederci e vedo il mio paese massacrarsi. E che alternative ci sono? Non ce ne sono… Continua a leggere

Non ci sono più i locali di una volta….


Alle volte mi domando se sono io che ormai navigo su un’altra dimensione e vivo costantemente in un mondo a parte o forse forse è il mondo che è cambiato, peggiorato in un certo senso. Forse è diventato un po’ banale, non lo so. Ma un tempo mi divertivo ad andare nei locali, ascoltare buona musica e bere qualcosa in compagnia. Adesso faccio fatica ad entusiasmarmi come mi entusiasmavo prima. Sto invecchiando…mi sto rincoglionendo. O forse sono stata per troppo tempo fuori da questa giostra che ora a salirci non mi diverto più…

E’ successo giovedì scorso. Mia madre non fa altro che parlarmi da tempo di un locale troppo figo in Piemonte di cui non dirò il nome nemmeno sotto tortura, dove si mangia una certa specialità della casa un po’ piccante (c’è solo quello o panini, niente vino, solo birra e scordatevi dolce o caffè) dove la regola è mangiare noccioline e buttare i gusci per terra, usare le mani per nutrirsi e dopo una certa ora ballare come bestie scatenate. Insomma, una stalla. Continua a leggere

Vorrei vivere negli anni 60’….

 

Scena del film "I Maniaci" di Lucio Fulci (1964)

La settimana scorsa, la domenica di Pasqua, me ne stavo tranquilla a casa nel mio paesino ligure. Ero in cucina a chiacchierare con mia madre e sentivo ridere a squarciagola mio padre che ne se ne stava chiuso in salotto. Alla terza risata sonora sono scattata dalla sedia per capire cosa stesse succedendo. Sono entrata in salotto, mio padre steso sul divano quasi con le lacrime agli occhi a guardare la televisione, dove veniva trasmesso un film in bianco e nero. Lui non mi ha sentito entrare, io ho fatto in modo che non se ne accorgesse. Ho giusto aperto la porta tanto da vedere cosa avesse scatenato l’ilarità paterna. Era tanto che non lo sentivo ridere così. Sono rimasta a guardare quelle immagini, vedevo attori di altri tempi, sentivo musiche di altri tempi, riconoscevo Walter Chiari, Vianello, la mitica coppia Franco e Ciccio. Ma io quel film non lo avevo mai visto. Sorridevo a quelle scenette da commedia italiana, mentre mio padre per poco non si ammazzava a terra dalle risate.
La commedia si chiamava “I maniaci”. Me lo ha detto dopo, quando mi ha scoperto a sbirciare dalla porta. Si è alzato dal divano, mi ha guardato con quel faccione strasorridente e mi ha detto: “Questo è un capolavoro! Non ne fanno più film così…che spettacolo!”.
Così la mia testa ha cominciato a vagare in quelle stanze in bianco e nero…in quei tempi che appartengono alla generazione dei miei genitori e che io non ho mai vissuto. Io vivo questo tempo, un tempo maledetto, sfigato, grigio, triste, veloce, frenetico e stressante. Un tempo dove film del genere fanno sorridere perché ormai oggi ti aspetti effetti speciali anche in una commedia…

Vorrei anch’io sbellicarmi dalle risate come fa lui davanti a un film in bianco e nero, ridere della vita anche quando questa sembra voglia toglierti tutto, fare le cose con calma come faceva lui e la sua generazione…perché, tanto, che fretta c’è? Continua a leggere

Il Regno dei “Frullati”

….e la Maga tornò dal regno dei Morti. No, anzi. Dal Regno dei Frullati.

Non pensate a un Regno dove si bevono e gustano frullati ma dove a essere frullate sono le persone. E hanno la tipica espressione qui sopra riportata  🙂

O almeno io mi sento così. Ho esattamente quella faccia in questo momento. L’ultima volta vi ho detto che ero un po’ stanca, adesso ho superato il concetto della stanchezza e sono entrata in una nuova dimensione, dove il concetto di stanchezza è superato perchè come mi sento non riesco davvero a descrivervelo. Mi sento come in un frullatore. Come una mela che entra nel frullatore intera e ne esce come ben possiamo immaginarci. Milano è un frullatore. Ma non di quei modelli vecchi di una volta, è un minipimer con la supercazzola. E non dite che sono solo io, perchè tutti i “non milanesi” che sto incontrando mi confermano tutti la stessa cosa. Continua a leggere

Va a ciapà i ratt

Ragazzi…la vita milanese mi sta massacrando. Pensavo di averle provate tutte, credevo che le otto-dieci ore al casinò di Sydney che mi sparavo quattro-cinque volte alla settimana rappresentassero il momento in cui mi sono più sbattuta in tutta la mia vita. Ma mi sbagliavo. Ricordo ancora quando a Sydney pensavo di non aver mai lavorato tanto in vita mia…e adesso a Milano devo ripetere la frase. E farmi qualche domanda:  ma prima dell’Australia io che caspita facevo? Una mazza, bravi. Anche questa è la mia conclusione. Pensavo di lavorare e invece per 28 anni io ho fatto un belino, come si direbbe a Genova. Continua a leggere

Di nuovo in marcia…

 

Sono sul treno mentre vi scrivo. Dove sto andando? Inizio una nuova avventura. Una piccola, poco distante, tutta italiana. Che roba piatta, penserete. Altro che Sydney, Bondi Beach, spiagge australiane e sogni esotici. Rimango qui, nel mio paese. Che c’è di eccitante direte voi? Per voi forse nulla, io invece mi sento di aver compiuto un miracolo. Anzi una magia. Ho scelto come soprannome La Maga di Oz, ma in effetti, in questi tre anni posso dire di averlo compiuto solo adesso il mio primo incantesimo.

Ho creduto in me stessa. Continua a leggere

Se il futuro è in mano a loro, siamo a posto….

Questa cosa la devo raccontare, la devo raccontare e la voglio condividere con voi perché io non pensavo che fossimo arrivati a questi livelli, non ci potevo credere finchè non l’ho visto con i miei occhi. Sarò dura, perché in questo periodo vedo nero e non come canta Zucchero, vedo nero davvero. Però quello che ho visto non mi è piaciuto per niente. Ho visto il mio futuro, anzi quello di tutti. Ho visto gli uomini di domani, ho visto alcuni di loro da vicino e non mi hanno fatto una bella impressione. Continua a leggere

Il senso del mito

Nell’ultimo mese sono successe tante cose. Troppe, tutte importanti, tutte devastanti, tutte insieme che non so come prenderle. Tre tragedie che mi hanno fatto pensare e ripensare all’idea di mito che ha la società di oggi.

La morte di Marco Simoncelli, le devastazioni e alluvioni della Liguria che hanno seminato morte e distruzione e la situazione dell’italia. Tre tragedie, in un modo o nell’altro che hanno messo e mettono alla prova l’animo umano con esiti inaspettati. E’ in questi momenti che nascono i miti, secondo me. O che ci accorgiamo della loro esistenza. Continua a leggere

Equilibrio precario

E’ da tempo ormai che provo a capirci qualcosa. mi ci sto spaccando la testa. E’ una sensazione che ogni tanto sparisce, ma sempre più spesso  riaffiora tra i miei pensieri, in ogni cosa che faccio e dico e soprattutto quando sono in procinto di prendere qualche decisione. E’ una tenaglia che prende testa e stomaco e le butta come in vortice dove io non capisco più cosa sono e dove voglio andare.
Ho sempre pensato che fosse solo colpa mia. Io che mi stufo di tutto, che nella vita ho cambiato mille lavori e altri mille ne vorrei fare, che non riesco a portare a termine nessun progetto e ne inizio a decine. Sono io, solo io la colpevole del mio strano destino. Siamo noi i soli responsabili. Siamo noi gli attori principali del palcoscenico della nostra vita e sta a noi decidere se inscenare una tragedia o una commedia, le quali come tutti sanno si distinguono da come iniziano e da come finiscono.

Però non è solo questo. C’è qualcos’altro e io forse l’ho capito. Continua a leggere

Non ne posso più…

Dal titolo del post vi sarete già fatti un’idea su quello che leggerete in queste righe.

Penserete che sono stufa dell’Italia, del nostro sistema malato, del marciume del Parlamento e dello schifo che mi viene su ogni volta che vedo i deputati italiani, di ogni ordine colore e grado. Penserete che sono stufa di un paese dove vige la raccomandazione per trovare anche il più semplice dei lavori, dove i salari sono fra i più bassi in Europa, dove l’euro ha causato più povertà che sviluppo, dove gli immigrati entrano quasi indisturbati e dove i più “fighi” della società continuano a essere calciatori e veline, pure se i primi non amano pagare troppe tasse e le seconde fanno rimpiangere i tempi di Drive In, dove le veline perlomeno erano simpatiche e non avevano paura a mostrare qualche rotondità di troppo…

Ecco, penserete che il mio urlo di disperazione sia per tutte queste cose.

E invece no. Vi sbagliate di grosso.  Continua a leggere

Meno male che ho fatto la cameriera….

Qualche giorno fa ho ricevuto un’email interessante. Ne ricevo molte a dire il vero da ragazzi che vogliono partire e mi chiedono consigli, da chi è già partito e mi racconta come sta andando, da chi è tornato e mi spiega il perché. E’ bello ricevere tutte queste e-mails. Perché io mi ritrovo in ognuna di esse. Nelle descrizioni, negli stati d’animo di chi è partito o tornato, nei dubbi (tanti) che vengono sollevati e nelle certezze (poche, ma buone :-)) che tutti quelli che hanno compiuto un’esperienza come la mia hanno acquisito.

Una di queste e-mail ha messo in luce un aspetto su cui forse non ho mai riflettuto abbastanza. Lo faccio adesso.

Giuseppe, il ragazzo che mi ha scritto, è laureato in ingegneria. E’ in Australia alla ricerca della felicità, come lo sono stata io e lo sono quelli che si trovano laggiù adesso.

Giuseppe fa il pizzaiolo per mantenersi DownUnder e si domanda, come tutti, se questo sforzo valga la pena. Se vivere in un paese diverso dal nostro può valere la pena di lavorare per un periodo in un ambito diverso, facendo cose completamente diverse, distanti anni luce rispetto a quello che si ha studiato e sognato per anni.

La mia risposta e’ sì. Certo che ne vale la pena. Continua a leggere

Mentre tutto scorre

Mentre il Governo litiga con il Quirinale per il trasferimento dei Ministeri al nord, mentre il Brunetta insulta occupati e disoccupati, mentre  il mondo si interroga se il pluriomicida di Oslo sia per caso un folle e la Norvegia inizia a pensare che forse il suo suo sistema giudiziario fa un attimino pena…mentre la Grecia rischia la bancarotta e l’Europa non sa che fare…mentre Obama comincia a ripensare al suo Yes We Can, in un Maybe we can or maybe (and more likely) we cannot and I’m sorry for that…bè….mentre tutto questo accade, io rimango come immobile. E forse non sono l’unica. Continua a leggere