La settimana scorsa, la domenica di Pasqua, me ne stavo tranquilla a casa nel mio paesino ligure. Ero in cucina a chiacchierare con mia madre e sentivo ridere a squarciagola mio padre che ne se ne stava chiuso in salotto. Alla terza risata sonora sono scattata dalla sedia per capire cosa stesse succedendo. Sono entrata in salotto, mio padre steso sul divano quasi con le lacrime agli occhi a guardare la televisione, dove veniva trasmesso un film in bianco e nero. Lui non mi ha sentito entrare, io ho fatto in modo che non se ne accorgesse. Ho giusto aperto la porta tanto da vedere cosa avesse scatenato l’ilarità paterna. Era tanto che non lo sentivo ridere così. Sono rimasta a guardare quelle immagini, vedevo attori di altri tempi, sentivo musiche di altri tempi, riconoscevo Walter Chiari, Vianello, la mitica coppia Franco e Ciccio. Ma io quel film non lo avevo mai visto. Sorridevo a quelle scenette da commedia italiana, mentre mio padre per poco non si ammazzava a terra dalle risate.
La commedia si chiamava “I maniaci”. Me lo ha detto dopo, quando mi ha scoperto a sbirciare dalla porta. Si è alzato dal divano, mi ha guardato con quel faccione strasorridente e mi ha detto: “Questo è un capolavoro! Non ne fanno più film così…che spettacolo!”.
Così la mia testa ha cominciato a vagare in quelle stanze in bianco e nero…in quei tempi che appartengono alla generazione dei miei genitori e che io non ho mai vissuto. Io vivo questo tempo, un tempo maledetto, sfigato, grigio, triste, veloce, frenetico e stressante. Un tempo dove film del genere fanno sorridere perché ormai oggi ti aspetti effetti speciali anche in una commedia…
Vorrei anch’io sbellicarmi dalle risate come fa lui davanti a un film in bianco e nero, ridere della vita anche quando questa sembra voglia toglierti tutto, fare le cose con calma come faceva lui e la sua generazione…perché, tanto, che fretta c’è? Continua a leggere