Sono i più forti a rimanere?

Ed eccomi nel Belpaese.

Sono arrivata pochi giorni fa e mi sono subito riadattata. Certo che noi esseri umani siamo proprio strani. L’Australia mi sembra un sogno lontano adesso. Sono a casa mia, con la mia famiglia.
Loro fanno le stesse cose che facevano quando sono andata via…i miei gestiscono il cinema del paesello, mio fratello lavora in un negozio di videogiochi. Il sindaco è sempre lo stesso. Tutti sono uguali.
Il giorno dopo essere arrivata in terra nostrana, sono andata nel “centro” del paesino a prendermi un caffè.
Ero con mia madre, che da quando sono arrivata in Italia non mi ha mai mollato se non per andare a dormire! 😀
Ma sono sicura che pure quando dormivo, lei è entrata furtivamente in camera mia a controllare che sua figlia fosse davvero in quel letto. Perché lei ancora non ci crede che sono tornata.
Mi sembra di vivere in un presepio (o presepe?). Perché davvero tutto è rimasto intatto. Come se avessero congelato questo paesino, come se la mia famiglia si fosse messa in ibernazione in attesa del mio rientro…
Ecco perché mi sono sentita subito a casa. Subito adattata.
Ma poi la botta è arrivata.
Dicevo che il giorno dopo essere tornata, sono andata a prendere un caffè nel mio paesello..
Guardavo la gente che mi passava vicino, i bambini, gli anziani…ho salutato il barman e gli ho fatto i complimenti per il caffè..che era davvero buono…ma non buono come quello australiano! Prendetemi per pazza, ma per ora il caffè di Sydney rimane imbattibile… 😀
Sorseggiavo la mia bevanda preferita mentre mia madre scherzava con il padrone del bar. Ma io neanche sentivo quello che si dicevano.
Mi sentivo ubriaca. Magari era pure l’effetto del jet lag che, tra parentesi, è stato davvero devastante: ci ho messo una settimana a riprendermi!!!
Ma quello che provavo non era colpa del jet lag, ovviamente. Perché è qualcosa che provo ancora adesso mentre scrivo, e il jet lag vi assicuro che è passato.
Ogni volta che qualcuno mi parla, qui nel paesello, qui in Italia, mi causa un senso di confusione prima mai provato. E’ come se fossi diventata ipersensibile, come se le cose a cui prima davo poca importanza, adesso fossero tutte importanti.
Quando ero in Australia, spesso mi soffermavo su tutto quello che vivevo e lo rielaboravo in ogni modo, da ogni punto di vista. Avevo il tempo, vivevo da sola e passavo molto tempo a confrontarmi con quella esperienza di vita. Così sono diventata, penso, ipersensibile. Non in senso clinico (spero) ma figurato. Che è comunque un gran casino, ve lo assicuro 😀
Così ho provato a usare la mia ipersensibilità (ne parlo quasi fosse un super potere! 😀 ) per iniziare a capire meglio la gente, la vita che mi circondava.
Perché non è cambiato nulla da quando me ne sono andata, in questo paesello? Perché solo io sembro la pazza di turno, quella che ha mollato tutto e se ne è andata dall’ altra parte del mondo?
E allora ho chiesto al barman come andavano le cose. Ho chiesto all’edicolante se c’erano novità. Ho chiesto ai ragazzi che vedo in palestra come stanno, che fanno, come si trovano.
Mentre chiedevo tutto questo, ho visto gli scontri a Roma mentre si votava la fiducia al governo Berlusconi, ho visto i cortei degli studenti incazzati per la riforma della scuola, ho risentito ex colleghi che continuano a battersi e a sbattersi per trovare un lavoro decente e altri supercontenti di aver avuto un contrattino che, sebbene misero, pare sia più stabile dei vari cococo….
Pensate che tutto questo non ci fosse quando me ne sono andata via? I problemi al governo c’erano sempre, magari diversi, ma sempre casini e marciume vario…e le persone che conoscevo già allora si battevano per un lavoro e un futuro migliore. Molti di loro continuano a farlo ancora oggi.
E allora un po’ mi sono sentita meglio. In fondo io ho avuto il coraggio di cambiare, di andare all’estero, di provare una nuova vita…
Ma quel superpotere, l’ipersensibilità, di cui ignoravo l’esistenza in Australia ma che si è fatto notare appena messo piede in Italia, ecco quel superpotere mi ha fatto intuire che non avevo del tutto ragione a sentirmi così fiera…
E la conferma di quanto ho appena detto è arrivata pochi giorni fa, in una delle tante chiacchierate che ho fatto con la gente del mio paesello….conferma arrivata anche durante una delle solite trasmissioni della domenica, L’Arena (sempre uguale), condotta da Massimo Giletti (invecchiato! :-D), che personalmente non ho mai potuto soffrire(ha detto che lui ha avuto il lavoro alla Rai senza usare raccomandazioni….ma vaff….) ma che questa domenica ho voluto graziare dai miei commenti caustici (in passato io gli parlavo attraverso il televisore e non ve lo voglio dire quello che dicevo, è meglio di no…) per l’argomento interessante che ha tirato fuori: sempre più giovani in fuga all’estero per farsi riconoscere i propri meriti…
Nel primo caso, durante un incontro con i ragazzi che frequento nella palestra del paese, un tipo simpatico come Massimo Giletti e affascinante come Bruno Vespa (aveva pure lo stesso neo peloso in faccia, quello più grande…) mi si è avvicinato, interrompendomi in un modo non troppo gentile dalla conversazione in corso con i miei amici. Io parlavo naturalmente dell’Australia e loro erano, naturalmente, incantati dal racconto (non per me, ma perché basta solo nominarla l’Australia per incuriosire la gente).
Mi dice poche parole, tipo: “Ti credi grande perché sei andata in Australia? La vera sfida è rimanere qui, è troppo facile scappare!”. Dopo queste parole, quell’incrocio riuscito male tra Giletti e Vespa se n’è andato, senza neanche sentire i commenti innervositi dei miei amici, del tono: “Quello non capisce una min….”.
I miei amici sono dei signori 😀
E sul momento ho dato loro ragione. Quel tipo sembrava solo una gran cafone ignorante.
Poi oggi, dopo la trasmissione dello scapolone d’oro Giletti (ma come fanno le donne a trovarlo affascinante? Io quasi quasi preferisco Vespa!) ho dovuto ricredermi.

Ecco le immagini dei due intervistati dalla trasmissione di Giletti. A sinistra c’è un concorrente del Grande Fratello di cui francamente ignoro il nome  e a destra c’è un ricercatore italiano. Il primo, durante i primi mesi dopo la partecipazione al reality, ha ammesso di guadagnare 4000 euro a serata solo per bere champagne con i ragazzi in discoteca e fare qualche foto. Ha anche ammesso di non essere per nulla soddisfatto del proprio lavoro, nonostante il lauto compenso. Il secondo è un ricercatore di genetica, se non ricordo male, il quale prendeva sui mille euro al mese ai tempi di questa prima intervista. Nonostante il basso compenso, si è dichiarato molto soddisfatto del lavoro e abbastanza ottimista sul futuro. A distanza di un anno, l'”Arena” li ha di nuovi intervistati: l’ex gieffino ha messo per così dire la testa a posto, si è messo a studiare recitazione e guadagna oggi il 70% in meno rispetto al dorato passato.

Il ricercatore è finito a New York e guadagna il triplo di quanto guadagnasse quando era in Italia. E’ certamente contento del suo presente. Quello che non dice ( e nessuno gliel’ha chiesto…io glielo avrei chiesto) è se è contento di vivere così lontano da casa. Forse sì, chi lo sa. Di vero, alla base di tutto, c’è che ha dovuto emigrare per realizzarsi.
Mentre i superospiti in qualche modo giustificavano, seppur a malincuore, la fuga di questo giovane italiano all’estero, un ragazzo dal pubblico ha alzato la manina per dire la sua.
In poche parole, quello che diceva confermava, in modo più educato, quanto affermato dall’omino della mia palestra: I giovani devono insistere, andarsene può risolvere in parte il problema, ma è in Italia che devi giocarti il futuro. Cioè: se vai all’estero e hai successo, sarà bello ma sarà anche difficile poi rientrare in patria. Viceversa, se soffri un po’ in patria poi sul lungo periodo potrai ottenere le soddisfazioni che meriti, senza aver lasciato il tuo paese.

Ho spento il televisore e ho fissato lo schermo nero per dieci minuti. Mi sentivo una deficiente. Mia madre è entrata per farmi i complimenti dei muffin alla mela e cannella che io avevo da poco cucinato (ricetta e ingredienti portati direttamente da Sydney, che buoni!!).
Mi ha chiesto cosa avessi, le ho risposto che stavo bene ma volevo starmene da sola.
E’ uscita senza chiedermi nulla. Mia madre è la sensibilità e discrezione fatta in persona: sa quando può chiedere e quando è il caso di tacere.
Il superpotere devo averlo ereditato da lei 😀
E allora sono rimasta chiusa nella mia stanzetta. L’odore dei muffins impregnava ogni stanza, ogni angolo profumava di mela e cannella….e così immersa in quell’atmosfera da pasticceria ho cominciato a riflettere sulle parole appena ascoltate in tv.
Ve l’ho detto, da quando sono tornata faccio caso a tutto, più di prima.
Avrei dovuto fregarmene, e invece ho cominciato a farmi seriamente del male.
Ragione e Cuore hanno cominciato a litigare
Cuore: sei scappata perché non hai avuto la forza di combattere?
Ragione: No, sei scappata perché eri stufa di combattere contro i mulini a vento
Cuore: hai gettato la spugna troppo presto?
Ragione: cinque anni a ingoiare rospi sono un tempo più che ragionevole
Cuore: se fossi rimasta a combattere, oggi avresti una vita diversa?
Ragione: e come si fa a rispondere a una domanda del genere? Mica sono un’indovina!

E la discussione è andata avanti per un’oretta circa.
Risultato? Ho più dubbi di prima….
La trasmissione ha mostrato interviste ai ragazzi che sono rimasti e che, dopo mille porte in faccia, ce l’hanno fatta e ragazzi che dopo 500 porte in faccia sono partiti all’estero e hanno ottenuto in pochissimo tempo più di quello che avevano ottenuto in Italia in tutti questi anni.
Allora, qual’è la cosa più giusta da fare?
Cuore e Ragione hanno convenuto che l’esperienza all’estero è stata essenziale per me, al di là di quello che vorrò fare della mia vita e di quello che ho già fatto. E’ stato un percorso fondamentale della mia vita che consiglio a tutti di provare, perché, come già detto nel post precedente, non può che rendervi persone migliori.

Ma, detto questo, è giusto scappare all’estero? O è forse meglio provarci, insistere, prendere facciate ma alla fine spuntarla nel proprio paese?
Fa veramente tutto così schifo in Italia?
Vedendo quei ragazzi intervistati, quelli che alla fine in Italia ce l’hanno fatta, ho provato a pensare che forse non è tutto da buttare il nostro paese. C’è ancora del buono. I buoni esistono e magari il merito un pochino conta.

O sto sognando?
Siamo un popolo che tende, effettivamente, alla polemica verso  il proprio paese più di ogni altro popolo nel mondo.

I liguri poi penso detengano il primato. Ci lamentiamo per ogni cosa….anche quando qualcosa va bene, ci piace trovare un particolare da criticare…siamo fatti così.
I vari “Belin mia…” e “L’è una vergogna”..sono frasi standard pronunciate da ogni ligure più di una volta al giorno…è davvero una tradizione…. 😀
Io sono contenta della scelta che ho fatto. Ma non vuol dire che io sia più forte, più “avanti”, più coraggiosa di chi è rimasto in Italia a lottare per il proprio futuro. Forse è il contrario. Forse chi rimane è più forte. Chi rimane perché, nonostante tutto, ama il proprio paese e non vi vuole rinunciare, ha tante palle o forse di più di chi molla tutto e tenta la sorte oltreoceano.

Vorrei rivolgermi ai tanti che mi hanno commentato dicendomi quanto io fossi forte e quanto loro invece si sentissero deboli perché sono rimasti in Italia e non hanno mollato tutto come ho fatto io. Mi rivolgo a voi che siete rimasti nonostante tutto. Ammiro chi ha questo spirito.
Ammiro chiunque lotti per il proprio futuro, decidendo di abbandonare tutto e tutti o provando a sfondarsi le corna a furia di facciate nel proprio paese…
Ammiro la forza e la determinazione di noi giovani italiani. Sia di quelli che sono all’estero, sia di quelli che vivono in questo paese, nonostante tutto.
A Sydney ho incontrato inglesi, irlandesi, francesi, spagnoli…tutti mi hanno confermato che l’esperienza in Australia era solo passeggera, che poi sarebbero tornati OVVIAMENTE nel loro paese. Solo gli italiani che ho incontrato mi hanno detto che la loro aspirazione era rimanere in Australia il più a lungo possibile perché in Italia non è più possibile costruirsi un futuro.
Realizzarsi nel proprio paese sta diventando per noi un lusso. E’ solo colpa della crisi economica e del sistema? E la riposta a questo disagio è l’emigrazione di massa?

Molti mi odieranno per questo post e ve ne chiedo scusa.
In realtà mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, vorrei aprire un dibattito perché ho veramente bisogno di capire se questo paese ha smesso davvero di funzionare.

Nel frattempo vado a mangiarmi un muffin alla mela e alla cannella…ne volete uno? 😀

La Maga in crisi…

87 thoughts on “Sono i più forti a rimanere?

  1. La risposta l’hai già detta in parte tu.. e in pratica sta nel mezzo.
    Sono forti quelli che restano.. e sono forti quelli che partono.
    Sono deboli quelli che restano.. e sono deboli quelli che partono.
    Ma forse l’obiettivo dovrebbe essere puntato da un’altra parte.
    Confrontiamo i risultati di entrambi: eccezzionali (e numerosi) di quelli che sono partiti; scarsi (e rari) di quelli che sono rimasti.
    Quindi la questione non è chi abbia più ragione, ma TU, alla TUA vita che chance vuoi dare?.. Una o molte?.. Scegli
    PS: ti leggo da poco.. però cazzo sei proprio affascinante quando scrivi. Ti leggo con lo sguardo inebetito..;).. Grazie e Stay tuned!!
    Filippo

    • Grazie Filippo! Hai ragione, io ne voglio avere molte chances nella mia vita…e molte le ho già avute credimi. Il mio grande sbaglio del passato è che ci ho creduto poco, perché non sapevo bene in cosa credere. Ora so qualcosa in più…so in che direzione devo dirigere i miei sforzi. e non è poco, credimi! 🙂

  2. Inizio con una citazione copiata da wiki:
    « Cosa intende per nazione, signor Ministro? È una massa di infelici? Piantiamo grano ma non mangiamo pane bianco. Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino. Alleviamo animali, ma non mangiamo carne. Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra Patria? Ma è una Patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro? »
    (Un anonimo risponde ad un ministro italiano, sec. XIX)

    Il discorso è semplice semplice a mio avviso. Io antepongo la mia realizzazione a qualsiasi spirito patriottico. Se rimanere in Italia (o nel paesello di nascita) ostacola in qualche modo i miei sogni io me ne vado.
    Tu parli di resistere? Quel signore che ti dice “La vera sfida è rimanere qui, è troppo facile scappare!” dice due assurdità due. Primo: la vera sfida è diventare ciò che si sogna, su quale terreno stiano piantati i piedi non è importante. Secondo: scappare è facile? Hai mai sentito un tale luogo comune provenire dalla bocca di qualcuno che è “emigrato”?

    (Mi hai fatto infervorare col tuo ritorno in Italia, mai visto “Nuovo Cinema Paradiso”?)

    • Hai ragione caro Gioele, chi scappa sa quanto sia dura la vita dell’emigrante…ma penso che non sia facile neppure per chi resta.
      Ammiro chi lotta per i propri sogni. In Italia o in qualsiasi parte del mondo.

      Ho visto Nuovo Cinema Paradiso, grande film. Ma io quel cinema in rovina nel paesino siciliano, che per me rappresenta l’esaltazione del cinema e della vita, vorrei provare a rimetterlo in sesto prima di vederlo demolire per sempre. 🙂

  3. Ciao Maga,
    bhè intanto bentornata, ( a casa ? ) come vedi il ” Belpaese ” non è migliorato affatto, anzi si peggiora di giorno in giorno, c’è poco lavoro, non c’è ripresa, il debito pubblico è aumentato nel giro mi pochi mesi di tanti punti, gli studenti non vengono ascoltati e quindi s’incazzano ( non immagino cosa potrà accadere domani ). Capisco molto bene i tuoi dubbi,tanto che a me accade la stessa cosa, anche se nel piccolo. Io vengo dalla Sicilia per studiare in Toscana, non è come andare in Australia,ma sempre lontano dalla famiglia sei,ti abitui, ti adatti, speri di trovare qualcosa di meglio, ma a distanza di anni alla fine dici, no andiamo più lontano e allora ti prepari ad emigrare ancora più lontano,e appunto mi preparo per Melbourne. A volte mi sento un vigliacco certo,è come abbandonare la propria terra al proprio destino, posso dire di aver contribuito alla situazione attuale nel mio paese ? Certo, non facendo una mazza per la mia città mi prendo la colpa,ma sono sfiduciato che posso farci? Cerchi un lavoro, non lo trovi o trovi solo cameriere, se devi fare qualche documento, non funziona mai nulla e se non hai l’amico che lavora al comune aiutati che Dio t’aiuta….. Con i miei colleghi universitari ci poniamo sempre questioni del tipo, ne vale la pena veramente? Vale la pena sbattersi per questo paese? Premesso che nessuno di noi guarda la tv, giusto per Report, o Vieni via con me, Blob, l’idea te la fai leggendo i giornali in rete. Cerchiamo tutti di analizzare quello che succede nel mondo piuttosto che nel nostro paese, quasi non ci si pone nemmeno il problema “riuscirò a realizzare i miei sogni? ” ormai siamo a ” riuscirò a finire il mese ?” Diciamo che siamo diventati molto cinici, non importa dove stai, intanto guarda la situazione in Europa e nel mondo, da lì poi decidi e scegli dove andare, a crearti un futuro, ci saranno sempre problemi certo dove ti trovi ci sarà sempre interessi,stronzi ecc.. ma quì, secondo me per come sono messe le cose adesso, non cambierà nulla sempre a lamentarci e lottare niente,se lo fai anzi ti pestano a sangue.
    Ne vale la pena? Non lo so, ma io faccio valigia e provo a vivere la mia vita, poi si vede….
    saluti, Giuseppe

  4. Ciao Maga,
    sorridevo nel leggere il tuo dialogo interno tra cuore e ragione, perchè è un genere di dialogo che ho già sentito dentro di me milioni di volte, nel corso di anni e anni. Ormai potrei scrivere non un libro, ma bensì un intera collana di dialoghi di quel tipo, roba che Platone mi fa un baffo.
    Ovviamente non esiste una risposta unica e chiara ai tuoi interrogativi, ognuno dà una risposta diversa. Ci vuole coraggio ad andarsene (per sempre) e ce ne vuole a restare. Io credo che quelli che decidono di non ritornare si possono dividere in due categorie: quelli che lo fanno per amore e quelli che lo fanno perche desiderano ardentemente realizzare un sogno, come fare un determinato lavoro che in italia non potrebbero mai realizzare, tranne poche e rare eccezioni. Su quelli della prima categoria non c’è molto da dire: se trovi l’amore della tua vita all’altro capo del globo vivrai là per sempre felice e contenta, seppure con un po’ di nostalgia, chiaro. Su quelli della seconda categoria il discorso è più complicato. Il ricercatore ad esempio è uno di quei mestieri, se uno lo vuole fare seriamente se ne deve andare per sempre, perchè rimanendo qui riceverà solo frustrazioni. E’ vero che come ho già detto esistono eccezioni, ma chi vuole giocarsi tutta la vita sperando nell’eccezione? Io avrei potuto fare il ricercatore, non l’ho fatto perchè ero schifato dall’ambiente. Me ne sono pentito poi, penso mi sarebbe piaciuto, sarei dovuto filare all’estero subito dopo la laurea e restarci, e all’epoca era per me impensabile. Ma quest’ambizione si vede che non era sufficientemente forte, non avevo il sacro fuoco ardente, e ho cambiato obiettivo, l’ho -ahimè- ridimensionato. Ora faccio un lavoro che non mi dà delle gran soddisfazioni, anzi. E neppure dei gran soldi. Ma non sono precario ed è già un risultato. Sono felice? Certo che no.
    Un modo per vivere in Italia più o meno dignitosamente è possibile trovarlo, lottando con i denti. Ma questo significa sopravvivere, vivacchiare. Ben altra cosa è volere fortemente realizzare un sogno. E quando dico fortemente intendo davvero un vero sogno, non solo una blanda aspirazione. Quella è la discriminante, secondo me, che separa quelli che ritornano da quelli che pur con fatica riescono a combattere quotidianamente la nostalgia ed accettare di passare la vita in un paese diverso. C’è da dire che spesso queste persone trovano anche l’amore oltreconfine, e unendo le due cose non c’è niente che li possa fare schiodare da là! Io non ho realizzato nessun sogno, io sto solo sopravvivendo. E sempre più a fatica, ti dirò la verità. Tiro avanti.
    ps Complimenti per i tuoi post, davvero belli.

  5. io non userei il termine scappare, io quando lo feci stetti attento a non considerare la mia scelta come una fuga…. se lo fosse stato non sarei mai partito.. un’esperienza all’estero la considero un trasferimento e come magari ci si potrebbe trasferire tra due citta’ come torino o milano, cosi’ allo stesso modo ci si puo’ traferire dall’altra parte del mondo. Siamo cittadini del mondo ancor prima di essere italiani, ma ci lasciamo tanto condizionare dalla tradizione locale da considerare tutto quello fuori confine come alieno… e non dovrebbere essere cosi’, questo e’ cio’ che alimenta tante nostre paure. Tuttavia questo paese e’ troppo conservatore per poter trattenere delle menti libere

  6. Per fortuna che prima di mettermi a scrivere ho letto il commento di Filippo…lo avrei fatto identico… e credo che poi qualcuno si sarebbe chiesto, che gusto c’era di copiarlo…
    No, la verità è che penso che tu debba cercare di decidere per te, pensando a cosa vuoi veramente tu. Cosa può fare stare bene te.
    Quando, tanti anni fa, mi misi a studiare lingue ed andare in giro per il mondo, credevo che quella fosse la mia strada.
    Poi quando tornavo, il cuore mi si riempiva di miele e gioia.
    Stare lontana era meraviglioso…ma dovevo avere un biglietto di ritorno. Sempre.
    Mi sono fatta così tante domande su cosa fosse giusto. Poi non sono stata io a decidere ma sono felice di quello che faccio.
    Forse ci sono meno “luci” e “sfavillii” in quello che faccio che se fossi all’estero. Ma ho la gioia di poter condividere i miei successi e sconfitte con le persone che più amo.
    Ma io non ho più vent’anni…ed ogni storia…è un’altra storia.
    Good luck!

  7. Devo riflettere sulla risposta. Quindi non la scrivo adesso..
    però tu nel frattempo.. mi daresti la ricetta dei muffins mela e cannella!?!? 🙂

    • Laura_79 di tutti i commenti scritti (e li rispetto tutti, nessuno escluso), il tuo è l’unico che è riuscito a farmi sorridere :-)…

      ps: maga quando ti deciderai a scrivere il tuo libro.. riserva uno spazio enogastronomico (made in DownUnder) che si rivela sempre utile a chi è un po’ “disappointed”). un beso

      Roby

      • Siii! fico! lo spazio enogastronomico! per il vino ti posso dare un consulto. lo vendo. e per la paga, una ricetta per ogni intervento! LOL 🙂

        @Roberto, grazie 😉

  8. …Rispondo al tuo post perché ho visto anch’io la trasmissione di Giletti, ma ti confesso che ormai la stanchezza ha invaso ogni particella del mio corpo ed ora ha attaccato anche la voce e più giù il cuore….e i miei sensi, che non stanno troppo bene di questi tempi.
    Sono stanca perché non se ne parla abbastanza di tutto quello che sta succedendo in questo paese e sono d’accordo con la giovane giornalista che è intervenuta tra il pubblico, dicendo che nessuno delle persone presenti sapeva davvero come stessimo noi giovani…(sopratutto laureati). Nessuno di loro può e potrà mai capire la nostra frustrazione e il nostro disagio per non poterci permettere neppure di crescere davvero come individui in questo paese, dove, in questi anni una delle poche cose NON precarie rischia di essere – ahìnoi – la disoccupazione.

    Loro stanno lì, con il loro “culo al caldo” scusa l’espressione, compreso quel Manager di 70 anni (…dei miei coglioni aggiungerei , con un piede nella fossa e uno sulla saponetta..che non lascia il posto di lavoro neppure su la saponetta scivola per la sua avidità…e di conseguenza non lascia lo spazio ad un giovane… ) che non ha avuto neppure il coraggio di dire davvero quanti soldi si intasca!..Ad ogni modo….
    Loro se ne stanno lì a dispensare perle di saggezza, ma la verità la sappiamo noi che la viviamo giorno dopo giorno, con tutta la dignità che ci rimane e sopravviviamo!…che continuiamo a rispondere ad annunci fantasma e non, a fare colloqui frustranti anche per il salario che ci viene offerto.
    Ma la più grande verità è quella che ha gridato Sgarbi!… Quelli che leccavano i culi giusti all’università hanno un posto di lavoro!…( ed io ne conosco tantissimi!!…ma soprattutto ho avuto tantissime esperienze in aziende dove le persone venivano reclutate tra i famigliari dei dipendenti perché l’azienda era un “piccola” famiglia e preferiva “portarsi in casa” conoscenti di conoscenti piuttosto che persone nuove, perché le reputavano più fidate…ma che stronzata di politica è??)

    Questo è un paese molto NEPOTISTA, dove la meritocrazia quasi mai vince sul clientelismo.

    [ E QUESTO è UN OTTIMO MOTIVO PER PARTIRE, NATURALMENTE PER CHI CREDE DI AVERE LE CARTE GIUSTE PER FARLO, E CREDE NELLE PROPRIE CAPACITA’, CERTO, VOI RACCOMANDATI STATE. OVVIAMENTE, VOI FUORI DI QUA NON VALETE NIENTE]

    Sono sicura che c’è in giro un sacco di giovani come me, con tanta passione per il proprio lavoro, con premi, riconoscimenti, lauree a pieni voti, ma che stentano ad inserirsi nel mondo del lavoro, per tante ragioni, ma una fra tutte : I CULI, GIUSTI O NO, NON LI HANNO MAI LECCATI E NON LI LECCHERANNO MAI.

    Per non emigrare, si dovrebbero cambiare dei meccanismi che ormai sono troppo radicati nel sistema, per quanto riguarda il mio lavoro di (Fashion Designer _ Laurea Magistrale al Politecnico – tengo a precisarlo perché gli altri istituti non sono università, ma solo istituti appunto a pagamento, con un ottimo ufficio di PR. ALTRA COSA : IN ITALIA NON VINCE CHI DA UNA PREPARAZIONE MIGLIORE, MA L’ISTITUTO FORMATIVO CON L’UFFICIO DI “PIERRAGGIO” MIGLIORE) …

    [ E QUESTO E’ UN ALTRO OTTIMO MOTIVO PER PARTIRE]

    SCUSATE MA TORNANDO A NOI, bisognerebbe “educare” le aziende a ricevere figure come noi, RICERCATORI, per creare una realtà sinergica. Non prepararci e poi essere “un surplus” per l’azienda perché in ITALIA LA realtà è CHE “una bella mano vince ancora su delle belle idee”
    [ALLORA “LE BELLE IDEE EMIGRANO, MA POI NON DITE CHE è COLPA NOSTRA, perché L’ITALIA E LE AZIENDE SI IMPOVERIRANNO PER CHI è HAI VERTICI E LA PENSA COSì, TENETEVI LA MANOVALANZA, CON IDEE MEDIOCRI, SICURAMENTE IL BAGAGLIO DELLE AZIENDE NE trarrà VANTAGGIO!!!]

    …ma qui ci sarebbe una lunga digressione da fare e non voglio andare fuori campo, quindi, dico che c’è una reale discrepanza tra le figure professionali che crea l’università in questione nella specifica facoltà del design di moda e il mondo aziendale. (Sono finita in tantissime aziende del mondo della moda, del lusso, conosciute a livello internazionale, dove non avevano neppure un programma di grafica!!! …ma dico io e con cosa disegno?? …a cosa servono le mie ottime conoscenze dei programmi di grafica, che potrebbero essere un vantaggio per l’azienda, se poi non posso utilizzarle perché l’azienda non investe in queste cose?)
    [LE AZIENDE ALL’ESTERO INVECE SONO PIU’ INNOVATIVE IN QUESTO SENSO, E QUESTO è UN ALTRO PUNTO A FAVORE PER PARTIRE]
    Sono due realtà troppo diverse e divise, che non riescono e non possono una confrontarsi con l’altra in modo produttivo perché L’AZIENDA è abituata a formare le persone all’interno della realtà produttiva aziendale, senza nessuna specifica formazione accademica e molte volte non da neppure l’opportunità a noi giovani di esprimere le nostre potenzialità.
    NOI, giovani laureati sottopagati, che rischiamo di fare una eterna gavetta e di sentirci ancora peggio di fantozzi, perchè lui almeno non aveva avuto gli strumenti che abbiamo noi e che si rassegna a fare l’impiegato perché si sente che non può ambire ad una posizione migliore.
    La situazione è peggiorata.
    A quei tempi c’era fiducia in quella cultura: ho un lavoro, mi annoio, ma sono felice di questa condizione. Erano mansueti.
    Semmai si chiedevano come mai, pur con la macchina, la tv, le vacanze, qualcosa non quadrava: per esempio un Roma-Ostia in nove ore. La società dei consumi imponeva di esser soddisfatti, e se non lo erano si autoaccusavano. Pensavano di non essere all’altezza, di rappresentare un’anomalia.
    Oggi si rischia che per poter sopravvivere ci si annulli e si rischia un ergastolo impiegatizio quando ci si accontenta NONOSTANTE un bel tutto.
    Per quanto mi riguarda ho fatto tante esperienze lavorative, anni di dura gavetta, ma che nessuno mi riconosce. Ho ventotto anni, sono una quasi trentenne che non si può permettere un briciolo di indipendenza, nonostante tutti i sacrifici fatti e tutti i successi accademici ottenuti. Da anni che faccio “gavetta” una parola che le aziende usano per nascondersi dietro le loro mancanze, per non riconoscerti niente, perché nel momento in cui lo fanno sanno che devono pagarti invece così possono nascondersi dietro un’altra parola “stage”.

    [ALL’ESTERO LO STAGE è CONCESSO PER QUALCHE MESE MA POI L’AZIENDA DEVE DECIDERE SE ASSUMERTI O MENO, E’ REALMENTE UN PERIODO DI PROVA, QUI INVECE LO STAGE è UN ESCAMOTAGE PER NON PAGARE LE PERSONE- E QUESTO POTREBBE ESSERE UN ALTRO MOTIVO PER PARTIRE]

    Non ho una risposta alla tua domanda, ma non possiamo “salvare” qualcosa o qualcuno che non vuole essere salvato, e, per quanto ne so io, questo paese non può essere salvato se non con una rivoluzione. MA CHI E’ CAPACE DI FARE LA RIVOLUZIONE?

    E in quanto a noi, se vogliamo salvarci, se davvero vogliamo salvarci, dobbiamo quantomeno essere ottimisti.

    [dopo questo sfogo ho un calo di zuccheri, posso avere la ricetta dei muffin?]

    • Stefy ho appena pubblicato la ricetta…. 😀
      Per il resto, ti ringrazio dello sfogo e ringrazio tutti quelli che stanno commentando perchè ho davvero bisogno di capire.
      Ci vorrebbe davvero un evento epocale per cambiare le cose…una rivoluzione si, ma non certo fatta di violenza e insulti. La violenza porta solo violenza.

      Io sono come te: un sacco di titoli ed esperienze e un pugno di mosche in mano. La differenza è che ora vedo il bicchiere mezzo pieno, colpa o anzi merito dell’ottimismo che mi ha trasmesso l’Australia e che spero di non perdere. Vedo che ad oggi sono più i motivi per partire che per restare.
      Da soli non possiamo fare nulla, ma chissà, se fossimo davvero tutti uniti noi giovani forse potremo fare qualcosa….o forse no, sto solo sognando.
      Io mi concedo un po’ di tempo. Se come dice Fabio questo paese è pieno di metastasi, allora rifaccio le valigie e me ne vado…
      Nel frattempo, cara Stefy, goditi i muffins! 😀

      • GRAZIE MAGA! HO FATTO I Muffins !!! 🙂 sono venuti buonissimi!!!!!
        Hai altre ricette fantastiche da proporre?
        Buone Feste anche a Te!!!
        Stefy

    • SAGGE PAROLE Stefy!!! ecco chi non ha paura di dire le cs cm davvero stanno!!!
      bisogna avere più esperienze possibile x cercare di essere diversi dalla massa, ma alla fine non vai mai abbastanza bene. Se invece ti va bene vieni pagato una miseria e nonostante ti ammazzi ti lavoro, non hai nemmeno la soddisfazione di poter creare la tua indipendenza… oltre al fatto che vieni chiamato bamboccione dal politico e i famigliari che ti guardano storto e si stupiscono che ancora non hai figli e casa……..

      • @tetuz85

        “bisogna avere più esperienze possibile x cercare di essere diversi dalla massa, ma alla fine non vai mai abbastanza bene. Se invece ti va bene vieni pagato una miseria e nonostante ti ammazzi ti lavoro, non hai nemmeno la soddisfazione di poter creare la tua indipendenza… oltre al fatto che vieni chiamato bamboccione dal politico e i famigliari che ti guardano storto e si stupiscono che ancora non hai figli e casa……..”

        Non è vero che bisogna fare “più” esperienze possibile”, bisogna fare esperienze che siano significative!
        Per me l’anno di Erasmus in Spagna nel ’99 è stato significativo, spostarmi in Nuova Zelanda nel 2003 e sposarmi nel 2005 sono state esperienze significative. Laurearmi, trovare il primo lavoro, comprare casa e venderla pure.
        Ma niente è si avvicina lontanamente al diventare genitori, è l’esperienza più terrificante, inebriante, responsabilizzante e umiliante (nel senso di diventare umili) che ci sia.
        Ho fatto tutte le esperienze? no. Non so andare sullo snowboard, non ho fatto il cameriere, non ho avuto tante ragazze, non ho fumato marijuana, non so suonare. Che palle che sei, direte!
        Cosa ti devo dire, è una palla vivere nello stesso posto, anche se è bellissimo come la Nuova Zelanda. È una palla non poter uscire di sera o non comprare la tv da 50” perché vengono prima i bambini.
        Ma sai che ti dico: c’è vita anche dopo, viaggeremo anche dopo.
        Ma un’esperienza unica come diventare genitori, se non la fai a trent’anni dopo diventa difficile, forse la si perde.

        Vorrei aggiungere un’altra cosa, smettiamola di lamentarci e di incolpare il paese, anche se a ragione. Non serve assolutamente a nulla.
        In fondo l’Italia sarà pure meglio dell’Albania e di altre centinaia di altri paesi, o no?
        Anche in Italia si possono fare soldi, far partire un’impresa, comprare una casa, anche se è più difficile che in Australia, UK etc.
        Il primo problema è dentro di noi, di mentalità. Parlate un po’ con i ragazzi australiani, i kiwi o gli inglesi quando sono sobri. C’è in loro il gene, la capacità di arrangiarsi, il desiderio di essere indipendenti, di far partire un’impresa.
        Dobbiamo far germogliare questa fiammella che c’è anche in noi ma è quasi spenta.
        Com’era l’Italia nel ‘400 o nel ‘500, al massimo del suo splendore? cosa pensavano i Veneziani o i Pisani quando dominavano il mediterraneo?
        Cosa facevano Volta, Marconi o gli imprenditori del 900 quando esportavamo i motori idroelettrici per le cascate del Niagara?
        Andate in giro, conoscete il mondo ma poi mettetevi insieme per fare qualcosa che vi appassioni. Basta lamentarsi!

      • Bravo Emanuele!! Parole sante!! Dov’è finita l’arte di arrangiarsi che ha segnato l’unicità del nostro popolo?
        Sembra quasi che ci vergogniamo di essere italiani….ma si può??

  9. chi rimane non è forte, è solo rassegnato e anestetizzato dal bel paese. combattere? contro chi e cosa? io vedo i soliti noti che continuano a vincere e basta. quelli che si sono “realizzati”, alla fine hanno una torta che è ben più misera di altre. possibile che in italia è considerato un successo quello che altrove è un obiettivo di medio livello? persone che considerano traguardi notevoli degli stipendi che, già in germania per dirne una, sono retaggio di un piano carriera quasi automatico? non parlo per sentito dire, ma riporto esperienze di persone che conosco, gli stessi che mi chiedono cazzo ci faccia ancora qua

    vedo persone che si lamentano, ma poi fanno spallucce, si dicono che tanto è così e tirano avanti. io non ci riesco. mi incazzo, e tanto. ma poi non combino nulla. cosa puoi fare da solo? rovinarti la vita facendoti esplodere il fegato? ai cialtroni che stanno in alto non gliene frega nulla, si prenderanno i tuoi soldi e la tua vita egualmente, che tu voglia o meno. mi pare di fare parte di una moderna servitù della gleba, solo che abbiamo istruzione e l’illusione della scelta. dico illusione perchè tra prima seconda terza quarta e pure decima repubblica, non è cambiato nulla. si sono solo rimescolate le carte e basta.

    devo dire la verità, ho scoperto da poco il blog e quando ho letto del ritorno ho tirato quattro saracche di quelle buone. mi sono chiesto come mai una persona che ha fatto il salto ha poi deciso di tornare indietro. mi sono chiesto se in fondo i miei dubbi non avessero una base molto più solida di quel che credo e non stia guardando la realtà senza mettere a fuoco. però vedo che è bastato ben poco a farti riprendere contatto col pianeta italia, a riallinearti sil come la vedo, quindi in fondo implicitamente mi stai dando una risposta a un quesito che dura da parecchio

    temo di sì, l’italia è un paese in stato di metastasi talmente avanzata che non c’è rimedio se non un hard restart di quelli che fanno seguito a eventi epocali e probabilmente cruenti, abbiamo ancora la panza troppo piena, o meglio stiamo ancora godendo del volano finanziario della generazione precedente. quando le vacche saranno veramente magre, li voglio vedere i nostri politicanti che risposte concrete daranno. probabilmente seguiranno le orme dell’annusatore di garofani e scapperanno (immagino te lo ricordi lo spot se vai verso i trenta…)

    ps: la battuta sull’autocombustione puoi usarla come meglio credi, tanto è copyleft mio

    pps: in goldcoast la fauna femminile è migliore, quindi presumo di conseguenza troverai molti più surfisti, cambia meta! non garantisco però sul numero di birre che dovrai scolarti a ogni appuntamento hahahaha

    • Che dirti Fabio, io lo so che hai ragione ma provo a essere ottimista lo stesso. Poi se vedo che le cose continuano ad andare male, me ne riparto.
      In Australia ho fatto la cameriera e l’hostess per molto tempo. Ho mandato curricula in giro come una matta per cercare un lavoro più simile al mio, ma tutti mi hanno sempre risposto picche a causa del mio visto temporaneo. Mi chiamavano perché il mio curriculum era interessante per loro, ma appena apprendevano della mia situazione “temporanea” mi lasciavano perdere. Il mio prof a Sydney mi ha detto che il governo ha perso e sta perdendo tanti talenti per queste stupide leggi sull’immigrazione, troppo restrittive a suo giudizio.
      Sarò stata anche sfortunata, non lo metto in dubbio, o forse non ho insistito abbastanza.
      Però come vedi, L’Australia non è il paradiso e forse l’Italia non è l’inferno.

  10. Se si ha un’indole onesta l’Italia non ha nessun futuro da offrirti. Se vuoi fare imprenditoria devi avere un commercialista furbo ed essere bravo a fare del nero se vuoi fare i soldi.
    Se vai a lavorare in giro e vuoi fare carriera, rinuncia alla tua dignità e alla tua moralità altrimenti non c’è speranza.
    Vuoi una casa? Attenta al mutuo perché le banche sono più criminali di chi le rapina.
    Vuoi dei figli? Stai attenta perché costano e bisogna avere tanti stipendi in casa per mantenerli…

  11. Tornare a casa è terribile, trovati subito qualcosa da fare.
    Senza offesa (spero) mi viene da dire a tutti i miei coetanei (34) che scrivono su questo blog che non sapere cosa fare a quest’età è abbastanza tragico.
    Costruirsi una famiglia (soprattutto, non c’è molto tempo), una carriera, un progetto si può fare, magari è più difficile in Italia, magari.
    La mia donna kiwi me l’ha fatto capire, con le buone o le cattive. Siamo già alla seconda casa, due bambini, un lavoro che paga abbastanza bene. Tanti sacrifici (la distanza dalla famiglia e dai vecchi amici, la mancanza del lavoro che volevo io) ma tanta responsabilità. Ecco, sono diventato grande, finalmente.

    • Beato te Emanuele, beato te che hai capito cosa vuoi fare e sei veramente cresciuto. Io sono un caso tragico, come lo definisci tu. Sono ancora un’argilla informe…ma ancora libera di prendere la forma che preferisco! 😀
      In bocca al lupo per tutto!

    • Scusa Emanuele se te lo dico, grazie di aver riportato la tua esperienza, ma TU PUOI ESSERE CONSIDERATO L’ECCEZIONE E NON LA REGOLA, LA REGOLA SIAMO “NOI”. POI SCUSA MA GENERALIZZI UN Pò TROPPO….IO DI ESPERIENZE SIGNIFICATIVE NE HO FATTE ECCOME, COMPRESO UN ERASMUS (CITATO DA TE) E VIAGGI OLTRE OCEANO MA LE COSE SONO ANDATE UN Pò DIVERSAMENTE, NEL SENSO CHE MI SONO ACCORTA CHE LE RACCOMANDAZIONI VALGONO PIU’ DI QUALSIASI ESPERIENZA SIGNIFICATIVA E I “PAGLIACCI” CHE VENDONO FUMO E SI SANNO VENDERE BENE VALGONO PIU’ DELLE PERSONE VERE, CHE PREFERISCONO PRENDERSI SUL SERIO E VENDERSI PER QUELLO CHE SANNO DAVVERO FARE BENE. (NON SEMPRE,MA MOLTO SPESSO. MI VIENE DA DIRE TROPPO SPESSO)
      IO MI SONO ANCHE “RE-INVENTATA” IN QUESTO CAOS, HO FATTO UN “QUALCOSA DI IMPRENDITORIALE”
      MA OVVIAMENTE SE NON HAI GROSSI INVESTIMENTI ARRIVI FINO AD UN CERTO PUNTO (ED IO GROSSI INVESTIMENTI NON LI HO PERCHè I MIEI NON SONO RICCHI + I PRESTITI E VIA DICENDO DELLE BANCHE LASCIAMO PERDERE… ) L’UNICA MIA ENTRATA ERA UN LAVORO IMPIEGATIZIO IN UN’AZIENDA ( CHE NON AVEVA NULLA A CHE FARE CON IL MIO TITOLO ) QUESTO RAPPRESENTAVA IL MIO “INVESTIMENTO” . PERCIò SCUSA MA NON VENIRE A DIRE DI SMETTERLA DI LAMENTARSI, DI FARE QUALCOSA CHE APPASSIONI !! IO AVEVO MILLE LAVORI PER PAGARMI IL MIO VERO LAVORO !!!
      SONO PIENA DI QUALIFICHE MA SENZA “UNA RETE DI CONOSCENZE” PERCHE’ FATICO A “VENDERE FUMO” E MAGARI MI PRENDO TROPPO SUL SERIO MA DAVVERO NON ACCETTO CHE SI DICANO CERTE COSE! SONO TANTI QUELLI COME NOI CHE NEL NOSTRO CAMPO CI PROVANO DAVVERO E PER PROVARCI INTANTO FANNO ALTRI MILLE LAVORI, PECCATO CHE ORA E’ PURE DIFFICILE FARE QUALSIASI LAVORO PERCHè QUANDO SI è LAUREATI (MAGARI SPECIALIZZATI E CON LODE) PER FARE LA CAMERIERA O LA COMMESSA “SI è CONSIDERATI TROPPO” O HANNO PAURA CHE “APPENA TROVI QUALCOSA NEL TUO CAMPO MOLLI” QUINDI PREFERISCONO PRENDERE QUALCUNO DI NON QUALIFICATO, QUINDI SIAMO BANDITI ANCHE DAI LAVORI PIU’ O MENO UMILI!
      DETTO QUESTO LEGGENDO IL TUO POST DEL 21 DICEMBRE,

      “Andate in giro, conoscete il mondo ma poi mettetevi insieme per fare qualcosa che vi appassioni. Basta lamentarsi!”

      bLA BLA BLA…. VERAMENTE MI HA FATTO IMBESTIALIRE…MA PENSI DAVVERO CHE NON CI PROVANO LE PERSONE ???
      MA PENSI DAVVERO CHE SIANO TUTTI PRONTI A LAMENTARSI E BASTA??
      HAI COSì POCA STIMA DEI GIOVANI ITALIANI DA PENSARE CHE NON LOTTINO ABBASTANZA???????
      MA PER FAVORE…..

      c’era già Padoa-Schioppa che aveva una così bassa stima dei giovani italiani da definirli “bamboccioni” ….manchi solo… tu un perfetto “CHIUNQUE”.

      • Uao Stefi,
        anche se faccio fatica a leggere tutti i tuoi maiuscoli, trapela abbagliante la tua grinta e la tua frustrazione.
        Credo che tu abbia travisato un po’ quel che volevo dire o mi sono espresso male. Mica me la prendevo con quelli come te che tentano e ritentano e che purtroppo non ricevono quello che si meritano. Me la prendevo con quelli che continuano a lamentarsi del sistema ma poi dicono che non sanno cosa fare della propria vita. Se parli con gli stranieri non percepisci mai questo aspetto. Penso ad alcune amiche che si sono messe a ristudiare, hanno comprato una casa da sole o altri che piantano tutto e si mettono in proprio.
        Spero che la tua grinta possa essere contagiosa.

  12. “Non tornare più, non ci pensare mai a noi, non ti voltare, non scrivere.
    Non ti fare fottere dalla nostalgia, dimenticaci tutti.
    Se non resisti e torni indietro, non venirmi a trovare, non ti faccio entrare a casa mia.
    O’ capisti?
    Qualunque cosa farai, amala, come amavi la cabina del paradiso quando eri picciriddu.”

    Era questa la citazione, maga! 😉

    • Gioele così però mi fai piangere….non farmi sentire in colpa perché ho deciso di tornare..io amo qualsiasi cosa, io amo la vita ogni giorno. E amo il mio paese.
      Quindi, se decido di venirti a trovare, fammi entrare in casa tua, ok? 😉

      • Si, hai ragione Alfredo esagerava. Ma come in ogni cosa sfrondala dalle esagerazioni e ottieni una cosa saggia e giusta. Non so bene perchè sei tornata dall’Australia (basta la nostalgia della mamma :)) ma di sicuro non troverai lavoro tanto facilmente qua (frase generalizzante!), e non ti sostituiranno mai l’iphone se lo romperai di nuovo 😀

  13. Cara Maga,
    ho letto con molta attenzione il tuo post e i relativi commenti e mi e` venuta la voglia di dirti la mia esperienza.
    Io vivevo a Roma, avevo un posto fisso statale (non ti racconto gli sbattimenti per avere giustizia, visto che avevo vinto il concorso e volevano farmi fuori per assegnare lo stesso posto a raccomandati di ferro – ma e` troppo lunga la storia). Il pomeriggio dovevo fare un altro lavoro e, qualche volta, finivo di battere a macchina anche alle 2 am, per poter arrivare a fine mese.
    Eravamo io e mio figlio.
    Poi ho conosciuto mio marito (italo-australiano) e sono venuta in Australia per 5 settimane.
    Mio marito sarebbe stato disposto a vivere in Italia (sic!), ma io, dopo aver visto, a Sydney, l’autista dell’autobus che scendeva per aiutare una vecchietta a salire sullo stesso, ho capito cosa volevo dalla vita, a 39 anni:
    volevo rispetto, volevo un futuro per mio figlio, volevo poter lavorare senza dovermi prostituire (modo di dire) per una raccomandazione, volevo poter essere atea senza essere discriminata, volevo poter scegliere di essere omosessuale e rispettata, insomma volevo la liberta`e la vera democrazia!
    Capivo benissimo (non ero una giovincella) quello che lasciavo e cioe` alcune persone amate (mia madre per esempio), il posto sicuro, ecc.
    Ti posso dire che non ho avuto un giorno di rimpianto per la cosidetta “patria”? Ecco, sono passati 26 anni da allora: mio figlio che aveva 14 anni all’epoca, ora ne ha 40,vive in una relazione “de facto” da 16 anni con una ragazza sudamericana, 2 bambini, casa comperata 10 anni fa e una posizione (I.T. Manager in un grande Council di Sydney) raggiunta senza laurea, ma solo con corsi di vario genere, sempre pagati dalle ditte dove lavorava.
    Arrivata a Sydney, alla tenera eta` di 40 anni, ho avuto il mio secondo bambino, il quale, alla vegliarda eta` di 24 anni ha avuto il posto permanente di insegnante (inglese, storia e geografia), nelle scuole superiori.
    A 48 anni, cresciuto mio figlio e fatti alcuni corsi d’inglese gratuiti al TAFE, finalmente, mi sono cercata un lavoro. Tempo una settimana e l’avevo ottenuto. Ancora lavoro nello stesso posto, da 17 anni. Un lavoro dignitoso in un grande club, dove sono rispettata da tutti.
    Sono una persona che si tiene ancora aggiornata sui fatti che avvengono in Italia, anche perche` ci sono ancora parenti e amici a cui tengo. Leggo i giornali on line. Parlo al telefono o su Skype con chi vive nel bel paese.
    Parlo con molti ragazzi che, come te, sono venuti in Australia, sia per vacanza, che per esperienza, o per rimanere (se possibile).
    I fatti di Roma sono stati raccontati dalla tv in maniera distorta. Infatti, a Roma, non c’erano solo studenti, bensi` disoccupati, precari, terremotati dell’Aquila, abitanti di Terzigno, Napoletani soffocati dalla monnezza, ecc.
    Ma di che parlano? degli studenti! Che ipocrisia!
    In Italia gli scontenti non sono solo i giovani che non vedono futuro, ma molte altre categorie.
    In Italia gli scontenti sono la gente onesta, che non vede una via d’uscita dalla situazione di corruzione dilagante.
    Se fossi rimasta a lottare nel mio paese, 26 anni fa, cosa avrei raggiunto? Dimmelo tu, alla luce di cio` che vedi e di cio` che hai visto a Sydney.
    Certo, capisco che tu avessi nostalgia della tua famiglia, ma pensare che si possa cambiare tutto in Italia, solo con la presenza e il lavoro (per chi ce lo ha), e` una utopia.
    Faccio mie le parole di Monicelli: solo una rivoluzione potrebbe, forse, sistemare le cose e un cambio TOTALE della classe politica, ma penso che ci vorrebbe un Garibaldi e, per ora, l’Italia e` nelle mani di un bossi!
    Buona fortuna, cara Angelica e goditi la tua Mamma.

  14. Ma in quale paese del mondo si è costretti a mollare tutto per cercare di realizzare i propri sogni? Costretti è forse una parola grossa ma alla fin fine è di questo che stiamo parlando…
    Qui nessuno è vigliacco nè se se ne va nè se resta. Allo stesso modo qui nessuno è coraggioso. Si fanno delle scelte. Se la scelta di andare via può in qualche modo aiutare a realizzarmi io la prendo e senza neanche farmi troppi problemi.
    Io me ne sono andato tre anni fa dalla mia Sicilia per studiare a Milano e vorrei ancora andare via in America. Mi chiedo: cosa c’è mai di sbagliato in questo? Cosa c’è di sbagliato nel credere AD OGNI COSTO nei propri sogni?
    Io voglio raggiungere un determinato obiettivo, se per farlo non posso restare dove sono nato e sono costretto ad emigrare ok, mi dispiace, mi piange il cuore, mi metto una mano sulla coscienza apro l’armadio faccio la valigia e via…
    Quale coraggio? Quali lotte? Quale cambiare il paese dove si nasce?
    Davanti ai proprio sogni non si guarda in faccia a nessuno.
    Basta solo una buona dose di forza di volontà poi il resto vien da se 😉

    Ciao e complimenti per il post 😉

    Sergio

    • Condivido anche se è lecito farsi venire dei dubbi ogni tanto…. forse è l’attaccamento alla famiglia quello che ha fatto tornare a casa la nostra eroina ^^ e un pò la capisco.

  15. Penso che la vera sfida sia fare quello che si vuole.
    Sono qui a Sydney e faccio il lavoro che facevo in Italia, la disegnatrice, per una grossa ditta australiana. Mi sono trovata il lavoro da sola, e e` bello vedere che esiste la meritocrazia e non devi lavorare con i parenti del capo…. mi spiace vedere tanti ragazzi che arrivano e che sono disposti a fare di tutto, fanno i camerieri e non sanno portare 3 piatti (me compresa!). Bisogna andare all`estero e fare il proprio lavoro, non improvvisarsi, poi si perdono tante belle occasioni e come ho visto in altri, si torna a casa senza essere cresciuti professionalmente.
    Ammiro che rimane nel paese, e io ci torno, ma portero` quello che ho imparato.
    Qualcosa lo daremo un po` tutti.

    • D’accordo con Giulietta,

      “Bisogna andare all`estero e fare il proprio lavoro, non improvvisarsi, poi si perdono tante belle occasioni e come ho visto in altri, si torna a casa senza essere cresciuti professionalmente.”

      se possibile, cercare di trovare un lavoro nel proprio campo.
      Sulla meritocrazia, parlando di quel che conosco (NZ), non sono molto convinto. La dimensione delle aziende è così piccola che le possibilità di carriera sono limitatissime. Quel che vedo io è che la gente si trova un posto vicino a dove vivono e se lo tengono, anche qui.
      Eccezione, quelli che lavorano per gli enti statali, i vari ministeri, qui a Wellington. Li sì, cambiano e vengono pagati tanto (bastardi!), ma che palle di lavoro 🙂

  16. Ciao a tutti,sono nuovo del sito…complimenti Maga per il bellissimo articolo e complimeti a tutti voi per le interessanti (ed intelligenti) risposte.
    Io ho 29 anni e solo adesso mi rendo conto di aver inseguito fino ad oggi un sogno che mai realizzerò nel mio paese.Penso che ognuno di noi cambia col passare del tempo,cambiano le ambizioni,(crescendo ad esempio ti tendi conto che non avrai mai la ferrari che volevi da bambiano..),cambia la gente che frequenti,gli amori,cambia il modo di regire agli eventi che la vita ti mette di fronte..cambiano anche le tue paure!
    Condivido in pieno il dibattito cuore-ragione ed è proprio questo oggi il mio problema.Ho un’età che IMPONE di fare delle scelte ma aimè mi trovo maledettamente bloccato dai dubbi!
    Non riesco a venirne a capo; ho paura di scegliere di andare via, perchè se lo faccio DEVE essere per sempre(non mi posso permettere di perdere altro tempo..e denaro),ma ho paura anche di restare e sentirmi sempre più fallito nel mio paese e nella mia regione, la più arretrata e scandalosa tutto il paese:la Calabria!..continuo dunque a perdere tempo “campicchiano” di lavoretti saltuari che di certo non mi consentiranno di uscire di casa,farmi una vita,diventare adulto.Che fare quando alla soglia dei 30 non si riesce non dico a realizzarsi,ma almeno a prendere una decisione e seguire una strada?Sembra stupido..viene da dire “bè decidi,datti una mossa”…purtroppo però non è così.

  17. Beh! Cara Maga questo e` il dilemma che tutti si pongono e si sono posti durante questi lunghi anni di agonia di questo “nostro paese”, per noi tutti e` davvero un tasto dolente e sono d`accordo con tutti i commenti che ho letto. Di mio aggiungo che sono precaria da quando ne ho memoria, quando ancora non si sentiva parlare di flessibilita`ma solo di raccomandazioni e abbastanza spesso, non sono mai riuscita a trovare un benedetto impiego a lungo termine e parlo di lavori semplici in cui non devi avere due-tre lauree con lode e sei master, lavori semplici ugualmente necessari a questo paese e dignitosi, ma niente, sono sempre stata SFRUTTATA nel senso di “sottopagata e ti tengo fino a quando mi servi” mai nessuna sicurezza. Purtroppo devo dire che l`Italia non mi ha mai dato NIENTE o meglio mi ha dato solo tante delusioni e, vedo che anche da parte di chi come voi, giovani con tanti titoli le cose non sono andate poi cosi` meglio e` chiaro che non e` in noi che c`e` qualcosa di sbagliato, ma in chi “governa” (si fa per dire) questo paese. Ho sentito tante volte dire che non lavora, chi non ha voglia di lavorare e questa cosa mi faceva letteralmente incazzare perche` veniva sempre da chi aveva sempre avuto un posto fisso (vecchia generazione) che non ha nessuna idea di cosa vuol dire non avere nessuna certezza anche solo su cosa accadra` domani o per comprarti una macchina, una casa, o anche solo per fare la spesa fino alla fine del mese. Io ho fatto quello che ho potuto, ho fatto la cameriera, le pulizie, si` quei lavori che dicono che gli italiani non vogliono piu` fare, beh! io sono italiana e come me ce ne sono tanti. Adattarsi e` sempre stata la mia parola d`ordine, ma un po` di dignita personale la vogliamo finalmente considerare? Tutti abbiamo aspirazioni e desideri e probabilmente da giovani quasi tutti hanno avuto brevi o lunghe esperienze anche come camerieri, ma dovrebbe essere solo un periodo, solo un momento della tua vita in cui cominci a porre le tue basi per poi spiccare il volo e fare quello che realmente vuoi, invece ti accorgi che i giorni, le settimane, i mesi e gli anni passano cosi` in fretta che a 40 anni e piu` fai ancora le stesse cose che facevi a venti, perche` non c`e` spazio per chi vuole fare qualcosa con passione, e` molto difficile ad esempio mantenere un attivita` in proprio perche` ti risucchiano con le tasse, sappiamo quante aziende di moda per esempio, hanno affidato la produzione all`estero, prima fra tutte la Cina ma anche la Thailandia e poi vorrebbero far credere che e` made in Italy. Certo che non c`e` un futuro accettabile per questo paese, perche`non investono sulle nostre risorse e parlo di qualunque eta` perche` quando avevo io 26 anni, poi 32, poi 35 i problemi erano gli stessi, solo che noi giovani siamo diventati nel frattempo quarantenni che a loro volta ascoltano le stesse lamentele dai 30enni contemporanei. L`Italia e` ed e` sempre stata in mano al monopolio di tutti quei “pochi” che si tengono ben stretto il loro potere e tutti i relativi servizi per se stessi e le loro famiglie, solo che adesso non si preoccupano piu` di nasconderlo, la corruzione che dilaga ovunque e` evidente, oppure non la vede solo chi non la vuole vedere, non c`e` pieta` per tutti gli altri, questo e`, non c`e` molto da aggiungere.
    Credo siano stati sprecati fiumi di inchiostri da illustri personaggi per dire che la ricchezza globale che e` abbondante, potendo essere suddivisa tra tutti gli abitanti della terra farebbe di tutti noi dei piccoli milionari, vale a dire che ce n`e` abbastanza per tutti, invece per convenienza continuano a farci credere l`opposto, cosi` incommensurabili quantita` di ricchezza restano nelle mani di pochi, che non sanno davvero credimi neanche come spenderli e indifferenti lasciano andare il resto della popolazione del pianeta al collasso. Certo ci vorrebbe proprio una bella rivoluzione, ma una rivoluzione mondiale, che cambi il sistema radicalmente da come hanno sempre gestito le cose e dico mondiale perche` ci troviamo nella globalita`e non esiste piu` la piccola Italia, la Spagna, la Grecia, l`America, l`Africa o l`Indonesia e` un mondo globalizzato per cui il crack finanziario ci ha toccato tutti proprio come uno tsunami, prima o poi e` arrivato qui e la` e con maggiore o minore intensita` ha toccato tutti. Viviamo tutti nello stesso pianeta e conosciamo tutti gli stessi problemi quindi potremo cercare di trovare una soluzione “globale” o no? E mandare via finalmente a calci nel culo quella massa di “corrotti” che hanno rovinato il futuro di migliaia di persone ed anche di questo povero sofferente pianeta.
    Andare o restare credo che se lo siano chiesti tutti gli iracheni o afghani che hanno cercato di sbarcare sulle coste australiane e tutti gli iraniani e aghani che sbarcano sulle coste italiane, cercando fortuna in europa. I messicani o cubani che ogni anno cercano di attraversare il confine americano. Tutti se potessimo resteremmo nel nostro paese e andremo in giro per il mondo solo in vacanza, ma date anche le condizioni dell`economia mondiale in questo momento molti paesi stanno affrontando il tema della disoccupazione piuttosto seriamente e i paesi in cui la qualita` di vita e` buona si contano sulle dita di una mano di un monco a cui mancano almeno due dita ( e` un po` macabro!). Se invece ci chiediamo dov`e` che posso essere piu` felice allora non esistono confini geografici perche` sei felice dove ti trovi in quel momento vale a dire che la felicita` e` l’autista e tu sei l’auto per cui dovunque l`auto si sposta se l`autista e` felice l`auto sara` felice, e` un fattore interiore non ha niente a che fare con le circostanze esterne anche se sembra il contrario. Dipende da che cosa ti rende felice, quali sono i tuoi valori, le tue priorita`. In cosa credi? Per che cosa credi che valga la pena DAVVERO di lottare in questo mondo e questo ti provoca un senso di sicurezza, di coraggio e di gioia che in qualunque posto vivi e qualunque cosa fai, nonostante tutto sei felice…!? Mi e` venuta fame. Ciaooo.

  18. angelica, ti diro’ un piccolo segreto. la paura é la vera selezione naturale. la paura é cio’ che distingue l’uomo che vive dall’uomo che pensa di vivere , ma sta solo dormendo ad occhi aperti.
    se affronti le tue paure dimostri di meritarti il successo e di coronare i tuoi sogni. se la subisci sei vittima della tua esistenza. tu hai fatto un grosso passo andando la’. sai benissimo che é così. e probabilmente ci sei andata senza un rigoroso piano di lungo termine al quale attenerti. l’entusiasmo iniziale é una cosa fantastica, ma dopo molti mesi, quando l’entusiasmo lascia spazio al bisogno di concretezza, cominci a farti delle domande.
    Hai tutto il mio rispetto per aver affrontato quel viaggio.
    la decisione di rimanere a casa spetta solo a te angelica. non cercare conforto nelle parole altrui, perche solo tu sai dentro di te cosa vuoi veramente. e se non lo sai ancora, spendi piu tempo per capirlo. chiunque ti da contro perche hai seguito il tuo sogno merita di restare nel proprio giardinetto d’ignoranza, paure e gelosia.
    l’italia non é il posto migliore per construire il tuo futuro e quello dei tuoi figli. ma sarai tu a capire se questo sforzo é ripagato da cio che hai qui e in nessun altro posto.

  19. Eh eh, questa è la crisi di Natale !!!
    Comunque, credo che nessuno abbia diritto di odiarti per un post del genere… Anzi, il tutto fa solo riflettere. Le motivazioni per mollare tutto possono davvero essere tante, ma in fondo, lo facciamo per combattere un malessere, col quale conviviamo ogni giorno.. Nel nostro paese.
    Io non credo che in Italia ci si stia così male. Chi è che definisce lo “star bene” ?
    Conosco persone, me compreso, che facendosi un certo mazzo, sono arrivate a fare qualcosa. La meritocrazia forse non esiste qui, ma comunque darsi da fare prima o poi porta i suoi frutti.
    Il problema è che non tutti hanno la fortuna o possibilità di realizzare quello che vogliono. Purtroppo.
    No, io penso di essere tra i pochi che comunque non schifa così tanto l’Italia.
    In realtà, non credo si tratti della mancanza del lavoro, delle città tenute da cani, della politica “da baraccone”.
    Sono le persone. La curiosità di capire come sono realmente le persone fuori da qui, è troppo forte.
    Tu hai vissuto questa esperienza pazzesca, ed ora hai, come dire, il know-how per valutare alla grande il paese dove vivi.
    Hai più parametri per dire la tua, rispetto a chi ha sempre vissuto in Italia.
    Quindi io dico, che il tizio il palestra, aveva torto. Semplicemente perchè vivere fuori dall’Italia non significa per forza scappare… Ma arricchirsi.
    E comunque vada… Siamo e saremo sempre Italiani (notare la maiuscola !).

    Baci

    p.s. oh certo che un muffin ce lo potevi conservare eh… EGOIST ! 😛

  20. Ciao Maga, io da emigrato ti dico la mia opinione, condividendo già molte delle scritte dagli altri lettori.
    L’ Australia ti ha fatto capire cosa sia lo stile “take it easy” vero?
    Capisco le mille domande, ma non sarà forse meglio cominciare senza massacrarsi il cervello da mille dubbi? In fondo, il coraggio che hai avuto partendo per una terra sconosciuta, ti avrà fatto sicuramente affrontare situazioni ben più difficili che ricominciare una vita in Italia, intendo dire, con una casa e una famiglia a supporto ovviamente.
    Io non so te, ma penso che quasi tutti, usciti da “casina” Italia, ci siamo ritrovati a ridiscutere le basi fondamentali del nostro pensiero… anche le cose più banali, fuori casa non sono facili, però ce la facciamo, a testate ci modelliamo e cresciamo insieme all’ ambiente, fino a capirlo, fino a vedere le cose con prospettive differenti, che ci portano a crescere.
    Il fatto di essere o meno realizzati a 30 o a 50 anni, io sinceramente non vedo perché debba essere comune a tutti… anzi mi dà persino fastidio questo pensiero, in fondo l’ insicurezza é pur sempre un modo di vivere, e prima o poi passa, ognuno ha i suoi tempi.
    Secondo me il personaggio che ti ha fatto quell’ affermazione é veramente un minhi@ne, concordo con i tuoi amici, ma soprattutto concordo con Gioele… e ti dirò che é bello constatare come sia in generale un gruppo di lettori intelligente… immagino che per te debba essere proprio una soddisfazione.
    Dai tempo al tempo, e se dovessi risentire il richiamo vai, devi per forza rendere conto a qualcuno delle tue scelte?
    Un abbraccio!

  21. Quando ho scritto quella battuta in merito alla vita sentimentale stavo fondamentalmente scherzando, spero veramente che non sia stata tra le cause che hanno determinato la tua decisione di tornare in questo vile paese. Io avrei tentato il possibile per restare nella terra dei canguri ma è una situazione che si deve vivere direttamente per potersi esprimere con congnizione di causa. Resto dell’idea che l’italia sia un paese da abbandonare (è un passo che anch’io vorrei fare ma possibilmente non da solo), magari in vista di qualche meta più vicina, più “europea”, nell’attesa che anche qui cambi qualcosa, scorgendo la situazione da un punto di vista più ravvicinato, in modo tale da poter ritornare quando sarà l’occasione propizia.

  22. Da quando in qua l`insicurezza e` un buon modo per vivere?!!
    Credo sia un pensiero da sfigati caro co@ione.
    Angelica in generale certo hai un` audience intelligente e devi esserne soddisfatta!
    Un bacio.

  23. Ragazzi grazie per questi commenti!! Ma come farei senza di voi?? 🙂
    Qualcuno ha detto che la “mia” audience è molto intelligente…concordo in pieno, siete grandi, sono fiera della “mia” audience!! 😀

    Vi dirò, rimango con i miei dubbi, ma prendo anche molto seriamente i vostri consigli sull’inseguire i miei sogni e non farmi troppe ansie su dove questi saranno realizzati: qui o altrove.
    Mi fa davvero male sentire così tanto sconforto, rabbia, schifo nelle vostre parole verso il nostro paese, ma è davvero difficile non essere d’accordo. Mi fa male vedere come l’Italia si stia rovinando giorno dopo giorno, respingendo i suoi figli migliori e lasciando spazio solo ai soliti noti e raccomandati…
    E’ per questo motivo che ho deciso di partire un anno e mezzo fa. Ma come dice la mia amica Silvia che lavora in Australia da anni e sogna di tornare in Italia il più presto possibile, solo se vivi all’estero di rendi veramente conto delle condizioni del tuo paese. E ti rendi conto che in fondo non è tutta da buttare la tua sgangherata patria e che gli altri paesi non sono poi così perfetti….

  24. Cara Maga, ho appena visto il video della votazione al senato presieduta da una certa rosi mauro (leghista).
    Se non l’hai vista, cercala, e` la votazione per il futuro della scuola italiana, dell’universita` e della ricerca.
    Semplicemente allucinante: tornare in un paese cosi` ridotto? e nelle mani di certa gentaglia? non lo consiglierei a nessuno che abbia una possibilita` di scelta.
    Assurdo quello che si vede e si sente!
    Poveri giovani italiani!

  25. Ciao Maga!. Ben tornata, sappi che ti seguo sempre e faccio il tifo per te:). Sono d’accordo con quanto detto negli altri commenti. l’Italia è un paese poco ‘adatto’ soprattutto per i giovani volenterosi. L’unica cosa che non mi pare sia stata detta è che l’Italia non è tutta uguale. Voglio dire, sappiamo bene che certi aspetti negativi sono presenti in tutto il Paese, ma vivere in Trentino o in Campania non è esattemente la stessa cosa, ci sono regioni del Paese totalmente disastrate ed altre che registrano una qualità della vita ai primi posti in Europa. Ripeto, soprattutto per i giovani la situazione è critica ovunque, ma proprio perchè ‘l’estero non è il paradiso e l’Italia forse non è l’inferno’ credo sia giusto sottolinearlo…

    • Grazie Stefano per questo commento. E’ quello che sto cercando faticosamente di dire. Sono convinta che il nostro paese non sia tutto da buttare, ma ho la sensazione che io e te siamo tra i pochi a pensarla così….
      Che possiamo fare??? 🙂

      • Giuseppe, prova a fare domanda in Provincia Autonoma di Bolzano. Lì, se non hanno effettuato tagli troppo grossi, qualcosa da fare c’è ancora. Ho conosciuto ragazzi che lavoravano come musicisti con contratto indeterminato. Ci sono anche delle scuole di musica. Hai mai pensato di insegnare nei paesi orientali? Un insegnante di musica di Bolzano mi ha appunto detto che c’è richiesta nel campo. Auguri

  26. Noi poveri emigranti mo’ ci dobbiamo pure assumere la responsabilita’ della sorte italiana? Dovrei? Per qual coerente e ragionevole motivo? Come se fosse una colpa…” si, tu, maledetto migrante che dovresti invece sgobbare per migliorare il TUO paese. ”

    Ma gli altri italiani invece, quelli fieri di non saper l’inglese perche l’Italia e’ e rimarra’ la loro patria, non dovrebbero sgobbare 25 ore al giorno per cambiare il loro paese? o sono tanto pigri da incolpare noi emigranti?
    Ma che discorso e’?

    Sono dell’idea, gia detta in post precedenti, che il problema dell’Italia non e’ la dirigenza ma la prassi , modus operandi ed aggiungerei vivendi. La rivoluzione non va fatta contro classe politica ma e’ la gente che deve cambiare.

    Io sono per la migrazione, che per forza d’inerzia cambiera’ le sorti del paese, perche nel 2314 ci sara la “scoperta dell’Italia” una nazione inspiegabilmente deserta, trovata per caso da un pescatore peruviano.

    • Mulo non essere così sicuro che nel 2314 ci sarà la scoperta dell’Italia, perché se andiamo avanti di questo passo e migriamo tutti come dici tu, l’Italia scomparirà, diventerà un’altra nazione, occupata da tutti quelli che noi oggi chiamiamo immigrati.
      A me piacerebbe vivere in un paese migliore, dove gli italiani decidono di migrare all’estero per curiosità e spirito di avventura, e non spinti dalla disperazione. Vorrei un paese amato dagli italiani, nonostante i suoi mille difetti. Vorrei vedere le bandiere italiane sventolare sui balconi anche quando non ci sono i mondiali di calcio. Sono stufa di sentire solo cattiverie. Sono stufa di sentire solo cose negative.

      Hai ragione a dire che la gente deve cambiare. Sono pienamente d’accordo. Siamo noi, la nostra mentalità, il problema. Ma noi giovani forse siamo ancora in tempo per disfarci di questo modus vivendi che sta affossando il paese…
      Vogliamo fare qualcosa al riguardo?
      Che ne pensi?

  27. ciao maga!

    ho scoperto il tuo blog quando hai pubblicato il messaggio che avevi preso la decisione di tornare dall’australia.
    mi aggiungo a chi ti fa i complimenti per la capacità che hai di scrivere fluentemente e di trasmettere emozioni, brava, non smettere…se puoi!

    Mi piace molto anche la schiera di persone intelligenti, come qualcuno già diceva, che segue i tuoi post e avvicendamenti passionali- razionali.

    Io personalmente ho 29 anni, da un anno circa coltivo il sogno di fare un’esperienza in australia, e non lo potrò coronare per un altro anno, perchè sto sistemando tutto quello che posso qui che ho incasinato in questi anni, e per mettermi via 2 soldi per tranquillità.
    Insomma, voglio andar via da una parte con tranquillità rispetto a quello che lascio, come se non dovessi tornare più.
    Mi sono dibattuto molto su questa scelta, con quale spirito affrontare il viaggio, e quello che ho maturato finora è proprio il fatto che non posso sapere come va, per cui, per quel che mi riesce, vado là, almeno per un anno, ma anche 2, vedo come va, come mi trovo, non voglio sentirmi costretto nè a restare nè a tornare, ma se torno ho quantomeno visto un altro sistema sociale come funziona, ho imparato l’inglese e quanto meno ho delle carte in più da spendere, in italia, in australia,in brasile, o in altro posto non lo so, anch’io non ho ancora ben chiaro cosa fare e dove ma inizio a sentire l’urgenza di impegnarmi e di crescere.

    A presto leggerti
    antonio

  28. bello il tuo blog Maga, l’ho scoperto da poco (purtroppo), ora che sono rientrata da un lungo trip tra OZ e NZ, dopo 6 mesi in Italia, posso dire che l’ho trovata peggiorata rispetto a due anni fa (mia considerazione personale). mi sento dalla tua parte quando dici di voler capire cosa fare, credo sia solo questione di valutare in base ai tuoi bisogni, valuta se come funziona adesso ti sta bene oppure no e da li cerca di realizzare un piano. io cerco di farlo giorno per giorno, ma le variabili sono tante (troppe!), forse abbiamo visto un mondo che funziona anche se ti mette sul gradino più basso della scala e ti dice “sali”, però è un mondo che da a tutti una possibilità, cosa che qui non accade soprattutto se sei femmina ed hai sui 30 anni…un pericolo vivente!! a presto non mollare!

  29. Mulo, forse non l’hai notato, ma in Italia negli ultimi anni sono arrivati minimo 5 milioni di stranieri, nel 2314 forse non ci saranno più italiani, ma dubito che sarà deserta. Ora, capisco che chi pensa di emigrare preferisca evitare di parlarne per “coerenza”, fatto sta che i “nuovi italiani” hanno aumentato la disoccupazione e abbassato gli stipendi. Forse qualcuno si è bevuto la stronzata che “fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare”, ma io no: con la disoccupazione al 10% è proprio una stronzata galattica. Aggiungiamoci che gli stranieri (chi sono ? cosa pensano ? cosa desiderano ? cosa li offende ? cosa non li offende ?) aumentano il senso di insicurezza che già sarebbe abbastanza elevato di suo e si capisce facilmente cosa conviene agli italiani in tema di immigrazione. Peccato, però, che agli italiani nessuno ha mai chiesto se volevano gli africani e gli asiatici in casa propria. Naturalmente tutte queste ovvietà non si dovrebbero dire, si rischia di non sembrare sufficientemente progressisti.

  30. Ciao Maga,
    ho iniziato a leggere il tuo blog proprio dal tuo ultimo articolo (scusa, ma l’ho scoperto solo ora). Il problema che poni, lo vivo tutti i giorni e la risposta conto di trovarla attraverso le mie esperienze, la lettura, il cinema, ecc…
    Io ho 27 anni, laureato in ingegneria, con esperienze di studio e lavoro (anche nel mio settore) in Spagna, Irlanda e Inghilterra e con un biglietto aereo per Melbourne (con relativo Working Holiday VISA per un anno).
    Dopo un anno dal mio rientro dall’Inghilterra ho deciso di ripartire.
    Perchè l’Australia? Scherzando rispondo: è il posto più lontano dall’Italia, quindi prima di ritornare ci devo pensare 2 volte.
    In realtà è perchè da anni cullavo questo desiderio, la curiosità di visitare e conoscere questo continente.
    Come capita a te, molto spesso la gente mi dice:” Tu hai coraggio a partire” ed io puntualmente rispondo : “Tu ne hai di più a rimanere”.
    Nell’opinione comune, partire è sinonimo di scappare, in realtà ciò è completamente sbagliato, fino a che si avrà questa convinzione, la tua domanda non avrà mai una risposta. Ognuno dirà la sua, parlerà della propria esperienza, ci sarà l’italiano medio che si vanterà di aver fatto soldi nel proprio paese (scendendo molto spesso a compromessi), ridendo di chi è fuggito alla ricerca di miglior fortuna all’estero; ci sarà chi racconterà di aver avuto una svolta nella propria vita lasciando il proprio paese, perchè lavora in una grossa multinazionale estera.
    Il motivo principale della mia partenza non è la fuga (non nascondo che la politica, il sistema e il malcostume italiano mi facciano completamete schifo), ma è la CURIOSITA’.
    La curiosità di conoscere altri posti e la curiosità di capire quale è il mio limite, scoprendo qualcosa di me che avevamo sempre ignorato.
    Durante i viaggi ci può capitare di tutto, situazioni che poi ci legano ad un posto nuovo (decidiamo di rimanere); oppure di capire che cmq l’Italia è il nostro paese e che nonostante tutto viviamo meglio qui; ma dobbiamo fare tesoro di queste esperienze, perchè scoprendo qualcosa di nuovo possiamo davvero crearci un mestiere diverso, alternativo; in questo momento di crisi economica, il lavoro non dobbiamo solo cercarlo ma dobbiamo anche inventarlo e le esperienze oltre confine ci aiutano a ciò.
    Il mio punto di vista è quello di continuare a conoscere, fare esperienza, lavorare e inventare; e soprattutto collaborare con la gente che condivide il tuo stesso spirito,un sogno rimane tale se si è soli, diventa realtà quando si lavora assieme!
    Giuseppe
    Oggi viaggiare è molto più facile di anni fa, e se di contro abbiamo la sfortuna di vivere nel periodo peggiore dal punto di vista economico, abbiamo dalla nostra la possibilità di muoverci più liberamente che 30 anni fà.

    • Condivido ogni singola parola, caro Giuseppe! io sono partita anche per la curiosità di conoscere nuovi posti e persone…e devo dire che questa esperienza mi ha aiutato ad amare di più il mio paese!
      Fosse per me, se avessi i soldi non smetterei mai di viaggiare… 😀

  31. @Giuseppe

    “Perchè l’Australia? Scherzando rispondo: è il posto più lontano dall’Italia, quindi prima di ritornare ci devo pensare 2 volte.”

    Nope! siamo più lontani noi, di tre ore e $200 😦

  32. @ZiglioNZ: a parte che Stella è uno che è capace di dire una cosa e un minuto dopo l’esatto contrario, da Stella non comprerei neanche un triciclo usato, “stessi stupidi, ritriti discorsi che fanno nei paesi esteri dove emigrano gli italiani” dici ? Ho semplicemente detto che a noi l’immigrazione non conviene. Il concetto de “L’orda” è che gli italiani erano delinquenti, ignoranti, rompiballe e venivano disprezzati e trattati male, quindi, noi dobbiamo essere generosi con i migranti perché una volta eravamo come loro e dobbiamo dimostrare di essere migliori degli americani di inizio 900. E’ una cosa molto diversa dal dire che l’immigrazione ci conviene. E’ come dire che se hai ammazzato qualcuno e ti danno fastidio quelli che la fanno franca, è giusto che tu ti costituisca e ti faccia 30 anni di galera; non è la stessa cosa di dire che la galera è un bel posto, piacevole e divertente. Poi ho anche parlato della “coerenza” degli emigranti italiani come te. Ho usato le virgolette, perché non è un grande sacrificio lasciare la casa che si è abbandonata con le chiavi sulla porta dopo essersi sistemati in una casa altrui.

  33. – ” a noi l’immigrazione non conviene”

    mi permetto di dissentire, 1 a questo “noi” alleatorio, 2 al fatto che non conviene. Andrei prorpio a dire a una delle NOSTRE nonne italiane che la colf rumena che la porta a spasso non le conviene.

    – ” “nuovi italiani” hanno aumentato la disoccupazione”

    Per quel che riguarda l’italia il fatto che possano fare concorrenza agli italiani stessi dovrebbe incentivare la qualita’ dell’ offerta.
    Ma no! Gli italiani vogliono una pacca sulla testa solo perche’ sono italiani, e’ questo cio che vuoi?

    Il mondo sta andando in direzione un po’ opposta, solo l’Italia rimane con mentalita’ bigotta ( c’e’ un gap di lingua inglese rispetto agli altri paesi EU, e non andiamo a dire che e’ colpa delle Alpi, nel 2010). Qui in UK le persone di colore guidano i bus, in Italia vorrei prorpio vedere… quando succedera’.

    Sveglia, sveglia e sveglia.

  34. 1. l’immigrazione non ci conviene in generale; poi è ovvio che all’imprenditore bastardo avere un po’ di schiavetti ricattabili può fare piacere, come allo stato può fare piacere che la gente si arrangi con le colf invece di dover costruire ricoveri pubblici
    2. gli italiani si possono fare la concorrenza tra di loro, come è successo negli ultimi 1000 anni; ma tu cosa vuoi ? una concorrenza al ribasso, verso lo schiavismo, come abbiamo visto negli ultimi 20 anni ?
    3. bellissimo dare del bigotto a chi non la pensa come te; ma in fondo, da questo punto di vista, io non sono molto diverso: di quelli come te penso semplicemente che vi siete bevuti le cazzate dei mass-media (da Hollywood a Endemol…), controllati da banchieri e multinazionali, con l’aggravante che vi atteggiate a “liberi pensatori”, mentre in realtà siete il top del top del conformismo
    4. l’inglese andrebbe abolito, in Francia fino a pochi anni fa l’inglese veniva ostacolato; anche in questo caso, è più facile dire “imparate l’inglese”, piuttosto che sostenere la propria lingua con progetti seri di carattere culturale

    • Bhè Mike, mi viene da dirti che viviamo tutti sullo stesso pianeta no? Non pensare che sia tutto un male ” l’invasione ” pensa a ciò che è successo negli anni a tutte le terre che sono state invase o meno,alla fine ne sono uscite con un carico culturale maggiore no? Certo oggi è tutto diverso,si tende a distruggere piuttosto che creare, si consuma consuma consuma, e per le multinazionali come dici tu siamo solamente persone che o comprano o non esistono. Quello che dico è tutto è sostenibile,a tutto c’è una soluzione ed un compromesso,l’inglese può esser adottato,imparato e trasformato è una lingua che si usa in tutto il mondo, perchè non impararla? Nelle scuole dovrebbero imparare bene anche l’italiano no? Ma non andiamo tutti a studiare all’accademia della crusca….

  35. Ciao Maga, questa è la prima volta che ho la voglia, quasi la necessità, di rispondere ad un tuo post perché fin’ora le cose che scrivevi non avevano bisogno di commenti erano perfette così..
    Io purtroppo ti ho conosciuta da poco tempo ma subito mi è piaciuto il tuo blog tant’è che lo suggerisco a chi cerca una lettura interessante su un’argomento come la “vita” all’estero che per me, in questo momento, è l’unica che si possa definire tale..
    Io sono sposata ed ho un bambino di tre anni, da quando è nato ti assicuro che ho sviluppato la tua stessa dote di ipersensibilità (intesa come super potere) nei confronti della vita perché mi sento responsabile nei confronti di mio figlio, in fondo è stata mia la decisione di farlo nascere quindi come minimo è mio dovere offrirgli una vita di una certa qualità e un buon futuro.
    Sull’argomento su chi sia più forte, chi rimane o chi parte, ho visto che hai ricevuto molti commenti ma non li ho letti tutti quindi forse la mia stessa opinione l’avrà già esternata qualcun’altro ma io voglio scriverlo lo stesso: il punto è PERCHE’ si decide di fare una cosa o l’altra.
    Io sto pensando di partire da quasi 2 anni, mi sono fatta una cultura ormai sulle procedure di espatrio, i documenti che servono, i requisiti necessari, ho letto di tutto, controllato ogni aspetto della vita quotidiana che mi veniva in mente.. ho consultato le liste di collocamento, conosco anche il sistema scolastico, ho visitato vari siti di agenzie immobiliari, letto giornali locali e a volte mi sembra già di vivere all’estero.. sto studiando inglese e faccio vedere la tv in inglese anche a mio figlio.. insomma sembra che debba trasferirmi domani. Lo faccio perché credo di doverlo a mio figlio. Sono fermamente convinta che l’Italia non sia un Paese buono dove crescere un figlio, con un sistema politico corrotto e fondato sulla regola delle raccomandazioni e del precariato, ma intanto sono ancora qua.. perché mio marito crede che sia più giusto lottare per cambiare le cose.
    Allora ti chiedo chi secondo te è più forte?? Io che sono disposta a mollare tutto, compresa casa, famiglia e attività, pur di portare mio figlio dall’altra parte del mondo per una vita migliore, o mio marito che è convinto che non si debba rinunciare alla propria vita, agli affetti e a ciò per cui si è lavorato solo perché siamo guidati da un branco di opportunisti?
    Io credo che entrambi siamo forti ma solo perché forte è l’idea che ci anima intanto continuo a prepararmi per la partenza e cerco di convincere mio marito che è la cosa migliore da fare grazie anche all’aiuto che mi danno inconsapevoli i nostri cari Politici..
    Continuerò a leggerti e magari un giorno scriverò un blog come il tuo per le mamme che vogliono trasferirsi in Australia.

    • Siete forti entrambi, cara Antonella. Ed entrambi avete ragione. Io convivo con questo doppio pensiero da sempre: da una parte vorrei andarmene per i motivi che tu stessa hai brillantemente elencato, ma dall’altra trovo ingiusto abbandonare il paese che amo e lasciarlo in balia di questi bastardi
      Io sono sicura che ci sia spazio anche per le persone buone, per le persone che si danno da fare e ce la fanno anche senza raccomandazione. e’ più dura, ma ho ancora un briciolo di speranza nel cuore.
      Comunque sia, tu continua a studiare inglese e fai benissimo a insegnare questa lingua a tuo figlio. Un giorno ti ringrazierà e ringrazierà il cielo per avergli dato una madre premurosa e “avanti” come te.

      E poi, come suggerimento personale, prima di decidere di far eil grande salto, prova a vivere nel paese straniero che hai scelto: potresti scoprire che non ti piace.
      Nessun consultazione, giornale, trasmissione tv o blog potrà mai rivelarti se è davvero il paese per te e la tua famiglia.
      Chi si è trasferito, lo ha fatto dopo essere stato in Australia più di una volta.

      Non buttarti giù, non farti avvilire da gente stupida. Sii più forte, ama il tuo paese e pensa a un futuro migliore per tuo figlio. Ma non fare l’errore di credere che l’Italia sia il peggiore paese del mondo.

      Un bacione grande grande

    • “sto studiando inglese e faccio vedere la tv in inglese anche a mio figlio”

      Ciao! non so se conosci BilinguePerGioco e se no, dovresti: http://bilinguepergioco.com/
      L. ha un bambino di tre anni a cui parla solo inglese. Ha creato un sito pieno zeppo di risorse per famiglie bi e trilingui (ma non necessariamente di due o tre nazionalità diverse).
      Organizza anche dei gruppi di gioco per coinvolgere i bambini e facilitar loro l’apprendimento delle lingue.
      Un must!
      E.

  36. Ciao Maghetta!
    Mi son perso tra il tuo blog oggi. Super interessante, complimenti davvero!

    I più forti sono quelli che vedono il mondo con il sentimento. Tu sei già forte.
    Non centra niente partire o rimanere se prima non si cerca di capire chi si è.

    Io son tornato dall’Australia nel 2006, sai siamo all’incirca coetanei ma ti ho anticipato di 5 anni [tiè].. 🙂

    Comunque ti volevo dire che nel 2006 dicevo.. ‘diamo una possibilità a questa Italia’. ‘Alla fine è la mia terra, diamole 5 anni di tempo e poi si vedrà’, al massimo, se le cose non vanno come dico io… ripartirò!

    Ora son passati 5 anni e non ti dico a cosa sto pensando in questo periodo.
    Vivila senza tante paranoie, qua in Italia ce ne sono già troppe. Non vorrai contribuire a questo? 😉

    Ti auguro il meglio, e non avere paura! Una persona come te, se vuole, la vita la reinventa in qualsiasi momento!

    Un abbraccio

  37. Cara Angelica,
    ho riflettuto parecchio su questa domanda, “sono i piu forti a rimanere?”.
    e ho capito qualcosa. credo che la domanda sia mal posta. ti spiego cosa intendo.
    Credo che non sia giusto domandarsi se é piu’ forte chi resta o chi parte. semplicemente perche’ essere i piu’ forti non é la cosa importante qui. La cosa importante per me é la vita che mi voglio costruire. il luogo dove voglio trascorrere i miei giorni. il posto dove voglio vedere i miei figli crescere, e avere il futuro che meritano. le opportunita’ per il lavoro che sogno.
    Questo é cio’ che realmente conta per me. Cio’ che dovremmo chiederci. Ecco il titolo che darei al tuo articolo: “Qual é il posto che mi avvicina di pu’ al mio sogno, qui oppure altrove?”

    bacio
    Stefano

  38. Però caro Stefano, la risposta a questa tua domanda, per molti di quelli che mi hanno scritto, e mi ci metto pure io tra questi, è ben nota: loro, anzi noi, vorremmo poter costruirci un futuro qui, nel nostro paese. Questo è il nostro sogno. Se fosse un paese migliore, se le cose funzionassero a dovere, se le raccomandazioni fossero un’eccezione e non una regola, se a essere premiati fossero prima di tutto i meritevoli..ecco, se ci fossero queste cose, il paese dei sogni sarebbe il mio.
    Visto che la realtà è purtroppo ben diversa, allora occorre chiedersi: rimaniamo a lottare per realizzare il nostro sogno o lo ridimensioniamo e proviamo a costruirci un futuro migliore in un altro paese?

    Io era questo che intendevo. Io sogno un futuro migliore nel MIO paese.
    Bacione!

  39. ciao, ti rispondo stra in ritardo!! XD
    secondo me tutte le domande che ti fai sono inutili.

    o almeno, per quanto mi riguarda, io non me ne vado dall’Italia perchè sono più o meno forte, perchè ho più o meno voglia di combattere.

    vado dall’Italia perchè il Signore mi ha dato la fortuna di vivere in una bella famiglia, che mi sostiene in ogni idea, che può pagare per queste idee.
    Unisci la possibilità alla curiosità, e hai fatto la frittata che si chiama “andarsene all’estero”.

    Una volta il mio ragazzo mi ha detto ” tu vuoi partire perchè stai scappando da qualcosa!”

    e io gli risposi ” No, non devo scappare da nulla. Ho una famiglia meravigliosa, con i miei ho un ottimo rapporto e adoro mio fratello. Ho un fidanzato che amo, veramente tanto. Ho delle amiche stupende. Mi sto laureando con dei bei voti. Da cosa dovrei scappare?”

    Io non scappo, io sono solo curiosa.

    e penso che anche tu sia stata curiosa ai tempi della tua partenza per Sidney 🙂

    non sentirti in colpa e vai avanti! hai qualche soldino da parte e vuoi provare la vita a NY? Vacci, che te ne frega?

    tanto:
    – non avremo mai una buona pensione, quindi addio a tutti quei ragionamenti tipo “se inizi a lavorare prima finisci prima e avrai una buona pensione”. Non valgono più

    – se trovi lavoro e puoi mantenerti, non devi chiedere scusa a nessuno.

    ovviamente questo è quello che penso io e non voglio offendere nessuno…

    • Parole sante cara mia…sai quante volte ho provato a spiegarlo a chi mi guardava con gli occhi fuori dalle orbite perchè volevo andare dall’altra parte del mondo?
      Io non scappo. Ma vedo tanta gente intorno a me che ha una grande voglia di fuggire. Ed è questi che mi mette paura.
      Pensate, pensiamo davvero che il mondo la fuori sia migliore del nostro?
      Io ci penserei bene prima di tentare la fuga.
      L’idea che il mio paese stia perdendo i suoi figli non mi rincuora neanche un po’…sarebbe bello se chi ci governa alemno ci provasse a fermare questa emorragia…

      • Cara Maga, io credo che molta gente vada via ma poi ritorni. L’italiano dopo un po’ di tempo sente nostalgia di casa. non sarebbe male se molti andassero via per poi tornare e ricostruire il Paese. Cosa che sta già accadendo. Un mio amico di università, dopo 10 anni in Uk è tornato in Italia come ricercatore, portando con sé quel che di buono aveva imparato all’estero. Ho un’altra amica che dopo esperienze in Spagna e Irlanda ora lavora a Roma. L’Italia potrà fare un salto di qualità solo grazie a questo tipo di persone. Secondo me la società è già in fase di cambiamento.

      • Esatto, cara Alex. E’ quello che spero io, che gli italiani all’estero un giorno ritornino per contribuire a rendere migliore il paese. Io nel mio piccolo ci provo e so che altri lo stanno facendo, ma non capisco perché alla fine si sentono sempre le voci di chi si lamenta…facciamo sentire anche la voce di chi è tornato perché ama questo paese, con tutti i suoi difetti…facciamo capire a chi resta e a chi parte che non stanno vivendo nell’inferno e che non troveranno altrove il paradiso…se tutti scappano, chi resta a combattere?

  40. Qua in Svezia ci sono diversi italiani, ma appena si rendono conto che le aziende li assumono per 6 mesi e poi non li riconfermano, che le belle non la danno via così facilmente, iniziano ad andare in crisi. Allora iniziano a cercare altri italiani e non si integrano mai.

  41. Scusa ma la famosa fuga dei cervelli non interessa il 9% dei laureati/dottorati? il Regno unito ne registra il 15%! Secondo me esagerano i dati.

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