Stasera ho voglia di affrontare un argomento di cui in realtà ho già parlato diverse volte, ma sempre sfiorandolo, e mai affrontandolo in faccia, seriamente, senza tanti giri di parole.
Non sono nel mio paesino della riviera ligure stasera. Sono in un altro posto. Sempre in Italia, ma lontano da casa. Sarà solo per tre giorni, e saranno tre giorni importanti che potrebbero decidere del mio destino professionale.
Ma io non voglio parlarvi di questo.
Ho preso il treno per venire nella città in cui mi trovo adesso. E mentre viaggiavo, mentre la mia mente vagava tra il romanzo comprato all’ultimo minuto prima di salire in carrozza e il paesaggio attraversato dalla Freccia Bianca (ho scoperto dell’esistenza di questo treno solo oggi…poi devo provare quella Rossa che mi dicono essere una gran figata…) dicevo, mentre ero persa nei miei pensieri, se n’è insinuato uno ancora più grande, distogliendo completamente la mia attenzione.
Mi è tornata in mente l’immagine di mia madre che mi salutava dal binario.
Mi aveva accompagnato alla stazione.
Sarebbe stato solo un viaggio di tre giorni, ma lei si comportava come se non dovessi più tornare.
Mi guardava, mi accarezzava il faccino e mi ripeteva di chiamarla una volta arrivata a destinazione.
E mi tirava le battute, in stile: “Ma come, sei appena tornata e già riparti?”. Poi rideva e mi accarezzava la testa, come per sottolineare che stava solo scherzando.
Si può mentire con le parole, ma gli sguardi tradiscono le emozioni. Sempre. E mia madre non fa eccezione alla regola. Continua a leggere