L’immigrazione ideale

Da quell’immane tragedia che è stata la morte di centinaia di disperati a Lampedusa, qualche settimana fa, mi gira in mente un pensiero, un’idea. Oltre al nervoso che provo a vedere che l’Italia accoglie sulle proprie coste questi immigrati mentre gli altri paesi del Mediterraneo non ci pensano minimamente…e l’Europa ci dice che non è affar suo perché loro si occupano di banche..oltre a questo mi vengono in mente altri quesiti. Tipo: esiste un programma d’immigrazione ideale?

Qualche giorno fa un mio amico, Stefano Piergiovanni, autore tra l’altro dell’ ottimo sito http://www.viviallestero.com posta su Facebook un dialogo tra lui e un ragazzo che prima si lamenta di questi sbarchi incontrollati  a Lampedusa e poi insulta l’Australia che non lo ammette perché lui non ha i requisiti richiesti. Vi riporto il passaggio con la speranza che non dia fastidio a Stefano (Stefano non ti da fastidio, vero? 🙂 )

Persona A: “Basta immigrati in Italia!! Vengono solo a rubare agli italiani. Potrebbero fare come in Australia, cioè  far entrare solo chi ci serve. Tipo laureati in certi settori, oppure gente che ha certe specializzazioni che a noi servono!”. 
Dopo qualche mese nasce questa conversazione: 
A: “Ciao Stefano, mi dici come posso andare in Australia e rimanerci tanti anni?”
Stefano: “Sei laureato? Hai qualche specializzazione particolare?”
A: “No, ho solo il diploma da metalmeccanico”
Stefano: “Mi dispiace, ma oltre a studiare a vita o sposarti con un’australiana non vedo tante speranze”
A: “Bastardi, razzisti! Non mi vogliono solo perché  sono italiano e non e’ giusto che non mi facciano entrare senza nemmeno mettermi alla prova!!”

Al di là dell’opinabile opinione del soggetto A, questo dialogo mi ha dato da pensare.

Esiste un giusto ed equo programma di immigrazione? E’ giusto fare una rigorosissima selezione all’ingresso e scegliere solo i migliori e qualificati e lasciare fuori quelli di cui un paese non ha bisogno?

Sugli aiuti umanitari non mi esprimo, voglio dire se sono rifugiati politici o richiedenti asilo mi pare giusto (e mi auguro che sia fatto) che tutti i paesi accolgano chi chiede aiuto in questo senso.

Ma penso agli altri. A quelli che stanno in mezzo tra i disperati che fuggono da una guerra e i fortunati che hanno i requisiti e le esperienze richieste dal paese dove vogliono emigrare.

Sono quelli che sognano di riscattarsi all’estero ma non possono perché non hanno i requisiti per farlo. Che poi cosa sono questi requisiti? Un anno magari un paese ha bisogno di avvocati, l’anno dopo niente avvocati ma solo infermieri….quindi può capitare di avere ottimi requisiti nel momento sbagliato!

Chi ha una laurea e/o un’esperienza non richiesta in Australia (ma immagino anche in altri paesi come Canada o Usa..o no?) difficilmente, e uso un eufemismo, riuscirà a trovarsi uno sponsor e a entrare, a meno che non abbia le spalle coperte o meno di 30 anni, così da poter usufruire di visti vacanza che permettono di mettere un piedino dentro il mercato del lavoro e giocarsi le proprie carte.

Ma chi ha più di 30 anni e non ha i soldi per uno student visa e non ha i requisiti per ottenere un visto lavoro…è giusto che rimanga escluso?

All’inizio del secolo passato emigrare era, paradossalmente, più facile perché paesi soprattutto come l’Australia avevano una grande necessità di manodopera e anche negli Usa, da quello che ne so io, la comunità italiana e in generale europea ha dato molto.

Oggi le frontiere invece si stanno chiudendo, stanno filtrando sempre di più per evitare di essere prese d’assalto.

E’ giusto che gli Stati si comportino come aziende e ammettano solo quelli di cui hanno bisogno e gli altri fuori dalle palle?

Se il mondo è global, se ormai spostarsi è diventato facilissimo, se ormai imparare una lingua straniera è alla portata praticamente di tutti, non dovrebbe essere concessa a tutti una possibilità?

Che ne so, ti do un visto di un anno, non importa quanti anni hai o che esperienze hai. Ti tengo sotto controllo, monitoro i tuoi progressi, ect…:se riesci a inserirti bene, sennò te ne torni a casa. Non si può fare una cosa del genere? Che voi sappiate, esistono paesi che già danno questo tipo di opportunità? La Germania forse?

Se ne sapete al riguardo mi farebbe davvero tanto piacere venirne a conoscenza, perché ammetto di essere molto ignorante su questo tema.

Cerco solo di capire se in un’epoca di crisi così globale e totalizzante, una crisi che tocca a diversi livelli tutto il mondo, forse non sia il caso, per tutti i paesi occidentali, di allentare un attimo la presa e provare a dare a tutti una possibilità. Forse sarebbe un disastro….ma forse no se gestito in un certo modo.

Voi cosa ne pensate?

E’ meglio chiudere i propri confini, pensare solo al bene del proprio popolo e ammettere solo quelli di cui si ha bisogno? Forse è questo il segreto e io non me ne accorgo. Ma se parte di quello stesso popolo che oggi si chiude e fa il fiero un giorno avesse bisogno di emigrare e trovasse altre porte chiuse, come vivrebbe?

Credetemi non ho minimamente idea di quale sia la risposta giusta, alle volte propendo per un’ipotesi, altre volte per altre.

Magari voi conoscete già la risposta 🙂

La aspetto

La Maga

4 thoughts on “L’immigrazione ideale

  1. Un problema vastissimo! Ho sempre pensato che occorre migliorare la propria terra e aiutare i bisognosi direttamente nella loro ma è anche vero che tutti gli uomini sono cittadini del mondo!

  2. Brava Maga, i tuoi post sollevano sempre aspetti molto interessanti, caratteristici del nostro tempo.

    Credo che rileggere il dialogo fra Stefano e la persona A (che immagino rispecchi quello che molti -troppi- pensano) sia primordiale; in seguito riflettere su quei meccanismi che portano le persone a ragionare in tal modo è importante per capire ciò che sta accadendo oggi a sempre più persone: questo genere di comportamento è definito con la parola EGOISMO! Nel dialogo di cui sopra non c’è alcun tipo di empatia o di rispetto per l’altro, c’è solo il proprio ego esasperato che invade, ferisce e umilia il prossimo. Personalmente ritengo tale tipo di pensiero e comportamento inadatto per chiunque voglia definirsi un essere “umano”.

    Analizziamo la cosa: dapprima A nella posizione di cittadino residente nella propria nazione afferma che l’immigrazione nel suo paese deve finire, che bisogna chiudere le porte agli stranieri, che al limite si potrebbero accettare solo quelle persone che porterebbero al suo paese qualcosa di utile al paese stesso. Mai prova a mettersi “nei panni dell’altro” per cercare di capire cosa porta un individuo a voler lasciare il proprio paese per andare a cercar fortuna all’estero.
    In seguito -chissà per quali motivi (forse gli stessi che spingono tutti coloro che decidono di partire?)- A decide di voler tentar un’esperienza all’estero… e qui si scontra contro le leggi di un paese che la pensa proprio come lui… ossia nessun accesso a chi non “serve” alla nazione. A questo punto definisce le persone che hanno instaurato quelle regole (che lui stesso vorrebbe veder instaurate per il suo paese) come “Bastardi, razzisti!”.
    A questo punto la mia opinione sulla persona A è solo una: bastardo, razzista e… EGOISTA! Ma si rende conto questo essere di cosa afferma? Ha un minimo di logica e coerenza nei suoi ragionamenti, sempre che di ragionamenti e non di istinti bestiali si possa parlare?

    Il problema più grosso a mio modo di vedere è che sempre più gente tende a ragionare come la persona A e questa potrebbe essere la conseguenza dello sgretolamento (secondo me voluto dagli Stati) della società. Nulla di nuovo sotto il sole: “Divide et Impera”. Da wikipedia: “Esplicitato per la prima volta per descrivere una tecnica socio-politica romana, questa locuzione può essere utilizzata in tutti gli ambiti in cui, per ottenere il risultato, è in primo luogo necessario o vantaggioso spezzare o dividere ciò che si oppone alla soluzione ovvero un determinato problema iniziale”.

    Secondo me il problema iniziale è quello che il “Bel paese” oggi ha un problema politico evidente, ma a una stretta cerchia di persone (quelle al potere) le cose stanno comunque bene così. Per mantenere le cose come stanno, nonostante le giovani generazioni vorrebbero apportare dei cambiamenti sostanziali, si adotta quindi la soluzione di cui sopra, ossia dividere la gente perché è noto che “l’unione fa la forza”; se le persone vengono separate non riescono a fare nulla che possa turbare chi si trova al potere. Per poter continuare a fare come si è sempre fatto nonostante le nuove generazioni vorrebbero apportare significativi cambiamenti, l’importante è far sì che queste nuove generazioni non siano unite e il sistema migliore per farlo è separarli nelle opinioni, renderli individualisti e farli quindi litigare fra di loro, in modo tale che sprechino le proprie energie in inutili quanto dannose “guerre da pollaio”.

    La crisi poi è voluta, proprio per poter contrastare quei cambiamenti che porterebbero a stravolgere quei meccanismi dettati dall’economia (il PIL) instaurati a livello politico a partire dal dopoguerra e che portano ricchezza solo a pochi eletti. Chiunque abbia un minimo di conoscenze di algebra sa che la crescita esponenziale (detta anche serie o progressione geometrica) è impossibile da mantenere all’infinito.

    Senza voler andare da un estremo all’altro le parole che ritengo dovrebbero venir usate per poter uscire da questa spirale infernale davrebbero essere: UNIRE e CONDIVIDERE. Meno individualismo e competizione; creare e costruire INSIEME invece di separare, litigare e distruggere!

    Permettetemi, non mi sto affatto riferendo a quello che si può definire come “un sano egoismo”, cioè quella forma di egoismo “leggero” che permette agli individui di restare se stessi e non farsi “mangiare” dagli altri.

  3. La conoscenza della lingua direi sia un punto fondamentale: l’Australia richiede l’IELTS per certificare una conoscenza della loro lingua (che poi è l’inglese, non l’aramaico antico…). Con la conoscenza della lingua una persona ha le possibiltà di integrarsi più facilmente, di avere meno difficoltà nel mondo del lavoro, di sbrigare senza (o con meno) problemi le procedure burocratiche etc, mentre chi ha una scarsa padronanza della lingua è più propenso alla “ghettizzazione” con altri immigrati del suo Paese, un fenomeno negativo anche nei Paesi più multiculturali di noi come Francia o UK. Gli immigrati che arrivano in Italia parlando il dialetto del proprio paese (vedi Kabobo, e come lui ce ne sono tanti tanti) e magari rimangono per anni senza imparare neanche le basi della nostra lingua, non dovrebbero poter entrare, o se entrano dovrebbero avere lo stesso trattamento che gli riserverebbero USA o Australia (deportazione senza se e sensa ma). Un altro punto fondamentale sono i criminali: chi ha già commesso reati, peggio ancora se in Italia, non può e non deve essere accolto da un Paese che ha già carceri sovraffollate e che non dà lavoro ai suoi stessi cittadini, invece purtroppo l’Italia per il suo sistema giudiziario-barzelletta è la destinazione preferita dagli individui di questo tipo (che spesso si infilano in qualche traffico mafioso o semplicemente diventano ambulanti illegali con la sanità pagata da noi).

    Detto questo ritengo che il sistema USA sia troppo severo (con il visto turistico non puoi lavorare, non esiste un’equivalente del WHV, stanno abolendo anche la Green Card Lottery e un mio amico è stato rispedito in India perchè trovato in possesso di marjuana…), mentre paesi come Australia o Canada rappresentino il giusto compromesso, filtrando l’immigrazione in base alle loro necessità e alle capacità dei singoli individui. Purtroppo non credo che una strategia di questo genere possa essere attivata in Italia, dove c’è troppo buonismo catto-comunista che temo farà solo aumentare i voti a Lega e (forse) M5S alle prossime elezioni. Si tratta di 2 estremismi (accogliamoli tutti vs tutti a casa), entrambi purtroppo sbagliati…

  4. Io trovo che in Australia sia davvero difficile inserirsi perche’anche con la conoscenza dell’Inglese ma con un’ accento italiano un po’forte (e sono del Nord BRESCIA)fai fatica ad inserirti.Non sono laureata,ho lavorato in una compagnia di assicurazioni prima di partire,ma qui gli unici lavori che si trovano sono a fare le pulizie ecc….altrimenti nel settore alberghiero ma e’richiesta la disponibilita’il week-end e con tre figli e un marito capo cuoco gia’impegnato il fine settimana diventa tutto molto complicato.Una possibiita’si dovrebbe dare anche a chi non e’laureato secondo me.Chissa’con il tempo trovero’qualcosa ma per ora e’davvero dura!!!!!

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