La maledizione (o benedizione) dell’impiegato statale

Premessa: non me ne vogliano gli impiegati statali che eventualmente leggeranno questo post: voi siete sicuramente persone splendide, ma io purtroppo ho incontrato vostri colleghi che mi hanno fatto pensare che forse lo Stato lo fa apposta a impiegare gente così….così….vabbe’, leggete e capirete. 😀

Me lo chiedo spesso io…io che ultimamente li devo chiamare ogni giorno e ci devo per forza lavorare ma alla fine quella che lavora sono solo io (che poi non è che faccio chissà cosa, non ci vuole un genio a fare quello che faccio io miseraccia…) e loro quando ci provano fanno solo dei casini (ma perché??) e si attaccano a procedure legnose e inutili…e io allora mi chiedo, e anche voi ve lo sarete forse chiesti: ma le Provincie a che cippa servono??? Ci sono o ci fanno?

L’ente più inutile in Italia, quello che non si capisce bene che ruolo abbia, che poteri abbia e per questo soffre pure di depressione e feroce antagonismo nei confronti della “madre” Regione e della “figlioccia” prepotente che è il Comune capoluogo che non se la fila neanche da lontano.

Un ente inutile e costa pure. Cosa fa? Che poteri ha? Pochi e di poca importanza, è una controfigura nel gioco dei veri protagonisti, i grandi comuni e le regioni. Peró se ci devi lavorare la devi tenere in considerazione e darle pure importanza, altrimenti sai che rottura di zebedei?

Oggi mi va di parlarvi anche di questo, anche del mio quotidiano che ultimamente non è il massimo della vita ma pazienza, ormai ho imparato (quasi) a riderci sopra.

Dico quasi perché con la Provincia non riesco proprio a ridere. Mi verrebbe voglia di andare dal presidente, il presidente dell’ente inutile e chiedergli a cosa serve un ufficio che come unico vero compito, in un anno, ha quello di mandare lettere a varie associazioni per partecpiare a un evento a cui la Provincia tiene molto (ed è l’unica cosa degna di nota che fa) e che non è in grado di fare come dovrebbe; o come si puó organizzare un evento del genere senza contare sull’ufficio stampa della Provincia perchè tanto tutti sanno che non fa mai nulla quindi è inutile contattarlo?

Perché mi hanno risposto così, ve lo giuro. Ho chiesto: “Ma come Provincia non fate un comunicato da mandare ai giornali per pubblicizzare questo evento? Non avete un ufficio stampa?”. Risposta: “Abbiamo un ufficio stampa, ma non fa  i comunicati stampa. Fatelo voi”. Ah…ma se un ufficio stampa non fa i comunicati, a che serve di grazia?

E quando l’ho chiesto (è stato più forte di me), “Ma allora a che serve questo ufficio?”, la risposta è stata un’alzata di spalle corale.

Ora io non ce l’ho con, chiamiamola Susy, la referente in Provincia con cui lavoro. Povera, si da da fare, ma è peggio di un diesel…prima di farla partire a voglia dare gas….miseria ladra…

Ma non è neanche questo. Perchè di gente che non sa lavorare è pieno il mondo e di sicuro pure io commetto le mia “azzate” quotidiane..

Peró sapere che la Susy ha privilegi che io non avró mai perchè io lavoro per una ditta privata mentre lei lavora per la Provincia di sti “azzi”….allora mi girano las pelotas (mi pare significhi palle in spagnolo, mi piace come suona questa parola, me la ricordo perchè agli ultimi europei  ero in Spagna quando questo paese ha vinto e mi sono vista la finale commentata dai giornalisti spagnoli….la pelota era la parola principale di tutta la telecronaca…)

Dicevo, mi girano a manetta perchè sono privilegi che se usati in un certo modo hanno senso, altrimenti sono solo uno spreco per le tasche degli italiani.

Allora..io per l’azienda privata seguo l’organizzazione e la gestione dell’evento patrocinato ( e finanziato) dalla benedetta Provincia piemontese che non riveleró neanche sotto tortura ma i piu’ svegli avranno già capito di quale territorio parlo..

Per farvela breve, detto evento implica il coinvolgimento di un bel numero di associaizoni che vanno incontrate in varie città sparse sul territorio. Io ero incaricata dall’azienda di partecipare a questi incontri davvero inutili (non servono a nulla, prima esempio di perdita di tempo e risorse pubbliche) e la Susy doveva partecipare in qualità di rappresentante dell’ente inutile.

Il primo giorno parto con la mia macchinina (spese di benzina e autostrada a carico mio e il capo non ha fatto nemmeno il gesto di rimborsarmele…) e raggiungo, tra tornanti e scollinamenti, il primo paese.

La Susy è già dentro, nella sala comunale, ad accogliere i quattro disgraziati che rappresentano altrettante associazioni e sono più che altro venuti a chiederci a cosa servisse questo incontro e io avrei voluto rispondere “Magari lo sapessi”, ma ho preferito prenderla diplomaticamente e inventarmi una scusa in uno stile tra il politichese e l’aziendalese, del tipo: “Per l’ottima riuscita della manifestazione, siamo qui a vostra completa disposizione per rispondere a ogni vostra eventuale esigenza in merito al suddetto evento e per assistervi in ogni fase dell’iscrizione”. Al che uno mi fa: “Sa dov’è il bagno?”.

Volevo andarmene, ma ho resistito. La Susy aveva stampato il sorriso tipico dell’impiegato dell’ente inutile che sa di esserlo ed è frustrato, ma prova a darsi un tono, della serie io sono qua e so di avere una certa importanza anche se gli altri non lo capiscono…E infatti tutti chiedono spiegazioni a me, lei prova a farfugliare qualcosa sempre sorridendo, ma poi i rappresentanti si voltano verso di me e fanno finta che non esista.

Povera Susy, non è colpa sua. E’ colpa dell’ente inutile.

Ma non è neanche questo. A me la cosa che ha fatto imbestialire è che la Susy avesse a disposizione una bella fiat Punto nuova fiammante con tanto di tagliando della Provincia, tutta spesata e senza problemi di parcheggio o autovelox. Io avevo la mia carretta Matiz, senza nessun tagliando se non quello dell’assicurazione che mi sta per scadere e con le spese a carico dell’autista. Ma che ingiustizia è mai questa! 😦

Quando abbiamo finito nel primo paesello, lei si è offerta di farmi da guida per raggiungere la meta successiva, guidando davanti a me. E sfrecciava su quella Punto che neanche Alonso a Montecarlo, prendeva quelle curve  e tirava di quelle frenate che io piangevo per le gomme, faceva i cento quando il limite era dei settanta e io cercavo di rispettare il limite perchè la multa non me la posso prendere e lei se ne fregava perchè tanto anche se la prende, gliela tolgono subito perchè è la Provincia che tutto puote..E lei ci tirava e io la perdevo di vista, poi lei si fermava dietro una curva per aspettarmi e appena mi vedeva ripartiva, più veloce di prima. Poi, arrivata nel paesello, posteggiava nel parcheggio blu davanti al Comune, tanto chissene, sono la Provincia, mica pago. E la sottoscritta pirla faceva quattro giri dell’isolato per trovare un buco non a pagamento e arrivava in ritardo all’appuntamento.

Ma io dico, ma visto che dobbiamo andare negli stessi paeselli per fare le stesse cose e visto che tu, impiegata dell’ente inutile, non paghi benzina e autostrada e parcheggio, ma perchè non mi vieni a prendere sotto casa che tanto sono sulla strada e facciamo il viaggio insieme?

E non sia mai. Io non ho osato chiedere, ma non penso si possa fare, altrimenti me lo avrebbe proposto lei..no? No?? No, è vero. Dovevo arrivarci io.

Poi le devo ricordare tutto, la devo chiamare più volte al giorno per assicurarmi che abbia fatto quello che deve fare perchè alla manifestazione partecipano decine di associazioni e non è proprio una stupidaggine organizzare il tutto…e allora io, un giorno in cui eravamo in uno di questi paeselli sperduti, dopo che l’unica associazione ad essersi presentata lo aveva fatto solo per salutarci e dirci che non avrebbe partecipato (“siete stati carini a venire, ci sembrava giusto farvi un saluto”….ma come state???) io allora, in preda alla nevrosi perchè neanche avevo fatto colazione, le ho chiesto: “Lavorate tanto in Provincia immagino, sarà dura solo voi due nell’ufficio (lei e un’altra simil-Susy)”. Al che lei si stampa in faccia di nuovo il sorriso dell’impiegato dell’ente inutile e perde l’occasione.

Perde l’occasione di dire che sì, loro si ammazzano benchè tutti pensino che non fanno un belino…e invece no. Seraficamente la Susy ammette, senza volerlo (spero) che l’ente inutile lo è davvero: “In realtà, a parte questa manifestazione che cade una volta l’anno, per il resto dobbiamo solo iscrivere le associazioni all’apposito elenco e curarne le domande per i contributi statali. Ci si annoia persino!”.

Apperó! Hai capito, si annoiano pure! E se penso che la fiera la organizziamo noi e loro fanno solo presenza ( e la reputano la cosa più movimentata ed eccitante che fanno in tutto l’anno) posso immaginarmi come impiegano il tempo nei restanti undici mesi.

Io mi domando se c’è un’apposita selezione per il personale degli enti inutili e gli enti pubblici in generale. Ci siete mai entrati dentro? Ci avete mai lavorato? Non avete avuto anche voi la sensazione di avere a che fare con gente lobotomizzata? Limitata, che oltre un certo punto non va o non vuole andare? O sono io la sfigata che incontra questa riga di personaggi? Magari sono persone che se prese fuori dall’ambito di lavoro sono fantastiche, ma poi lì dentro è come se si trasformassero e si autolimitassero. La chiamerei la maledizione dell’impiegato statale. Forse è lo Stato che li vuole così. Ma forse è una benedizione, forse sono io che la vedo come una cosa negativa mentre loro sono tanto beati nel loro posto statale…che chi li smuove più? E perchè mai dovrebbero massacrarsi  o impegnarsi più del dovuto?

Dagli uffici comunali a quelli provinciali, passando per le Poste e altri uffici pubblici, ogni volta mi sembra di avere davanti un esercito di lobotomizzati  e rigidi che un pezzo di legno è piu’ flessibile  e  che operano secondo regole che poco ci azzeccano con il resto del mondo. Loro seguono e si attengono a una linea che non dialoga con il resto della società. Per questo non ci capiamo. Peró loro hanno la SuperCar Statale e io no!

E finisco con un’altra chicca. Ufficio comunale di un un paesino piemontese.

Come molti di voi avranno capito, lavoro ormai da tempo in un paesello del Basso Piemonte. Visto che di fare avanti e indietro tra il paesello piemontese e quello ligure mi ero scassata las pelotas, ho deciso di affittarmi una casetta.

Già che c’ero,visto che la mia residenza risultava essere ancora a Genova, ho pensato bene di cambiarla.

E allora sono andata all’ufficio anagrafe. Siete mai stati nell’ufficio anagrafe di un paesello? Quanta gente pensate debba cambiare residenza in un paesello? Bravi, e infatti nell’ufficio non c’era anima viva. A parte quella dell’impiegata che chiameró Casper vista la somiglianza con il fantasmino, non tanto per la simpatia, quanto per la consistenza: non fosse stato per le decine di bracciali e anelli che indossava e il colore biondiccio sporco dei capelli, neanche ti saresti accorto della sua presenza. Una figura flebile, nell’aspetto, nei modi e nella voce, appena un sussurro.

Mentre mi parlava (sussurrava) me la sono immaginata alla fine del turno: mentre tutti si affrettano verso l’uscita, e le luci vengono spente, lei rimane lì, a flutturare per tutta la notte. E’ il fantasma dell’ufficio.

Poi la sua domanda-sussurro mi ha scosso da questa immagine terrificante: ” Lei lavora?”, mi chiede.

E iniziail dialogo surreale

Io:”Si”

Casper: “E che orari fa?”

Io: “Dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18. Perchè?”

Casper (sospirando): “Bel problema”

Io: “Perché?”. Lievemente agitata.

Casper: “Perchè entro venti giorni il vigile arriverà per controllare la sua effettiva presenza in casa”.

Ma che sarà mai, penso io. E le dico: “Beh, non può passare nell’ora di pranzo?”

Casper: “No, ci sono le uscite dalle scuole da controllare”.

Io: “Ah…dopo le 18?”

Casper: “Eh, si immagini..i vigili smontano a quell’ora”

Ecco la mia espressione in quel momento:     =//

Casper torna alla carica: “Sabato o domenica?

Io: “Sono fuori, ho il fidanzato a Milano”

Casper, arrabbiata: “Eh, ma lei fa una vita troppo intensa, deve far qualche rinuncia per una cosa così importante!”

Per un attimo mi sono trasformata  in questa emoticon: O_0

Poi ho ripreso il mio aspetto (che non è poi tanto diverso) e le ho detto: “Ma io lavoro tutta la settimana, che c’entra se sono via il week end? I vigili non possono adattarsi agli orari di chi lavora?”

Mi sembrava una domanda lecita. Casper ha preso vita e come nel film, è diventata umano (umana). Ora avevo davanti una donna con la faccia paonazza e le narici gonfie come un toro pronto alla carica. avevo osato sfidare l’ordine precostituito e chiesto a quest’ultimo di piegarsi alla mia stupida esigenza di vedere il fidanzato nei week end. Ma come ho osato??

La mia espressione, giusto per smorzare la sua tensione, fu questa:  -.-

E lei partì alla carica: “I vigili lavorano e non possono stare ai suoi comodi, quindi sa che facciamo? Lei esce di casa alle otto e mezza per andare a lavorare, giusto? Bene, allora il vigile potrebbe venire tra le sette e trenta e le otto e trenta del mattino”

Casper non ha aspettato neanche la mia risposta, a scritto subito l’orario indicativo, diventando di nuovo un fantasma. Ora vedevo solo gli anelli muoversi sul foglio e la mia mente immaginó il momento in cui avrei aperto la porta al vigile: in pigiama, un occhio chiuso e l’altro pure, una tazza di caffè in mano e la bavetta alla bocca che al mattino c’è sempre.

Lui avrebbe fatto un passo indietro e sarebbe scappato. Io gli avrei urlato ” Vuole un caffè, vigile?” ma lui era già corso giù dalla scale, in mezzo alla città fino alla prima scuola utile da controllare e desideroso di cancellare per sempre quell’incubo mattutino. Peró almeno avrei avuto la mia residenza.

Casper mi salutó. Io tornai a casa. E meditai la strategia per elettrizzare questo esercito di lobotomizzati. Pure i vigili, bontà loro, che pure stanno tutto il giorno in mezzo alla gente, mi sembrano anche loro soldati silenziosi di questo ordine superiore che più che dare loro disciplina, ha irrigidito le loro menti.

Così, dalla mia visita a Casper  (è successo la settimana scorsa) aspetto ogni mattina il vigile che scioccheró per tutta la sua vita. Non tanto per la bava e gli occhi chiusi, ma per il pigiama che indosseró e i capelli con cui mi presenteró alla porta. Che Linda Blair mi fa un baffo. E chi la conosce sa di cosa parlo. 😀

Povero vigile.

8 thoughts on “La maledizione (o benedizione) dell’impiegato statale

  1. Parole sante Maga. Purtroppo si sa come va il mondo del pubblico impiego.
    Ci sarà un motivo se molti aspirano ad un posto di quel tipo.
    Privilegi, sicurezza, orari facili, stipendio buono, impegno tendente a zero.
    E’ una cosa che davvero non concepisco e mi fa imbestialire. Una volta che si sono insediati comincia il declino dell’impegno e dell’interesse in quello che fanno.
    Tanto non li schioda nessuno da lì.
    Mica come l’operaio di turno che magari, con i tempi che corrono, fatica già a tenersi il lavoro e in più non può permettersi di fare troppi errori perché altrimenti rischia di essere cacciato per incapacità.
    Nel pubblico l’incapacità è tollerata e se provi a fare una domanda di troppo, magari insinuando qualcosa, ti becchi risposte tipo “Ma come si permette maleducato, io sono qui a lavorare per lei e lei mi tratta in questo modo”.
    Per di più urlate in uffici pieni di gente, dove quindi passi tu dalla parte del torto.
    E non parliamo della gentilezza che hanno.
    Spesso quando vado alla posta preferirei parlare con un citofono piuttosto che con un impiegato. Capisco che avere sempre a che fare con il pubblico non è facile (ho lavorato in un CAAF durante il periodo delle dichiarazioni dei redditi quindi so cosa vuol dire) ma fino a un certo punto. E comunque con meno presunzione, perché essere da quella parte del bancone non ti trasforma in un dio sceso in terra. Voglio dire fai le stesse cose da 30 anni, immagino che chiunque con un minimo di cervello ne sarebbe in grado. Magari qualche giovane, visto che il mondo si evolve e la maggior parte degli impiegati più anziani fa decisamente fatica ad utilizzare anche solo il computer. Ma tanto i loro errori non contano.
    Niente, io e gli impiegati statali non andiamo decisamente d’accordo.

  2. Se vuoi, per il pigiama, ne ho uno caldo caldo di cotone grosso con gli elefantini rosa disegnati… e’ un’amica che ha una fabbrica di vestitini per bimbi in Sudafrica che me lo aveva fatto a grandezza di adulto… il modello chiaramente sarebbe per bimbi di pochi anni! Con quello faresti di sicuro smettere di fumare anche il piu’ incallito dei fumatori di crack… Figuriamoci un vigile! 😉

    Scherzi a parte, la mia personale esperienza in comune quando ho dovuto fare la carta d’identita’ e’ stata ottima: l’impiegata si e’ dimostrata celere e bravissima. Siccome poi io sono residente all’estero e avevo scordato di notificare il cambio di indirizzo al consolato, se ne e’ occupata direttamente lei semplificandomi le cose. Insomma, in un paesino sperduto fra le montagne del nord Italia le cose sono funzionate benissimo. Secondo me la graziosa e gentilissima impiegata del comune e’ riuscita a mantenere il suo cervello in allenamento e usarlo nonostante fosse un’impiegata statale. Brava, semmai leggerai questo commento complimenti a te! Questo anche per sfatare il mito che li vuole tutti lobotomizzati…

    Il mio pensiero in generale su questo andazzo/malandazzo e’ comunque che la cosa pubblica e’ gestita in modo tale da far perdere un sacco di tempo alla gente, di far litigare le persone fra di loro (utente con impiegato) in modo tale da separare “il popolo” secondo il famoso “divide et impera” del fu impero romano. Come fini’ tale impero tutti lo sanno e come finira’ l’attuali impero (l’europa) e’ facilmente immaginabile. Anche la piccola e perfetta Svizzera (cosi’ l’ha definita un nostro connazionale quando seppe che stavo denunciando certi malandazzi della nazione in cui vivo – tutto il mondo e’ paese…) sta cercando nel suo piccolo di ritardare il fallimento dell’EU stampando Franchi svizzeri e comprando Euro a piu’ non posso affinche’ l’Euro non scenda sotto la soglia dello 0.83 Euro per 1 CHF… tutte manovre speculative che avranno come solo effetto quello di ritardare l’esplosione dell’economia europea!

    Non esiste e non puo’ esistere un sistema che cresce continuamente; e’ un’utopia crederlo! E’ matematicamente possibile dimostrarlo, ma nessuno vuole ammetterlo. L’economia mondiale non puo’ crescere indefinnitivamente. Il mondo e’ finito, le risorse sono finite, non puo’ esserci crescita infinita. Prima capiremo che dobbiamo ridimensionarci, piu’ a lungo l’umanita’ potra’ vivere. Il mito della crescita del dopoguerra (fin verso gli anni ’70) e’ destinato a finire, e sono anni che procastiniamo la sua fine “allargando” l’economia a sempre piu’ Stati, ma anche questi sono finiti. L’idea dell’unione Europea, come quella degli Stati Uniti d’America, e’ matematicamente destinata al fallimento. E intanto tutti corrono e tendono verso qualcosa di irrealizzabile senza notare quanto sia bello vivere in modo semplice, gustandosi le giornate e senza costringersi a una corsa contro il tempo che non porta a nulla se non alla morte!

    Gente, vivete, vivete, vivete. E cercate di apprezzare quello che avete, che e’ gia’ tantissimo. Voler cercare sempre altro non ci porta a essere piu’ felici. Pensate a quando avete desiderato l’ultima cosa che poi avete ottenuto. Prima di averla di sicuro pensavate: “Ah, se avessi […] come sarei felice”, ma dopo averlo ottenuto come vi siete sentiti? Pensateci… probabilmente avete solo desiderato qualcosa d’altro! Questo e’ il pensiero che ci e’ imposto dal consumismo… rifuggiamolo!

    Un abbraccio ai maschietti e un bacio alle femminucce; questi sono gratis come pure i sorrisi… e fanno felici tutti quanti.

    Uomo_Linux

  3. Io penso che non sempre vada così male come dici… certo tutto dipende da chi hai di fronte. Anch’io ho cambiato residenza qualche anno fa, anch’io mi trasferivo in una cittadina piemontese e anch’io dovevo aspettare il controllo del vigile…. vedendo che gli orari non combaciavano perchè ovviamente ero al lavoro, il Vigile ha semplicemente controllato la targhetta con il mio nome sul campanello di casa e poi è venuto direttamente all’Ufficio dove lavoravo…. insomma un po’ di sano buon senso ha risolto tutto…. certo che, di questi tempi, pure il buon senso pare essere in crisi….

  4. Ti vorrei far vedere gli impiegati comunali qui in terronia, se non gli fai l’inchino e non li ringrazi dei loro sforzi puoi anche morire davanti la loro scrivania che non si alzano, e sono pure sempre incazzati con tutti. Bah.

  5. Non so sia una leggenda metropolitana o meno, a me l’avevano venduta per buona:

    un signore si e’ recato in un ufficio pubblico per ottenere un timbro su un documento. L’impiegato ha detto che doveva vedere se c’era il responsabile addetto ai timbri. Ha quindi aperto una cassettina e l’ha posizionata sul bancone, quindi si e’ assentato “per vedere se il responsabile c’era”. Quando un paio di minuti dopo e’ tornato ha controllato nella cassettina (vuota) e ha detto che purtroppo il responsabile era assente e di passare l’indomani. Il giorno seguente successe la stessa cosa. Il signore che necessitava il timbro penso’ che forse l’impiegato si aspettasse di trovare qualcosa dentro la cassettina, quindi il terzo giorno ci mise 10’000 lire (si, la cosa successe molti anni fa). Quando il funzionario ritorno’ vide la banconota, prese la cassettina, la mise dentro la scrivania, prese il foglio, disse che il responsabile era presente e spari’ nuovamente. Quando riapparve il foglio era timbrato e firmato…

    Ecco, se corrisponda a verita’ o meno non mi e’ dato saperlo, ma potrebbe anche essere una storia vera.

  6. L’unica è chiedere di parlare col direttore – in tedesco ; )
    Fidati, funziona. L’ho provato personalmente.
    Appena vedono la carta d’identità made in Suedtirol cambiano colore. 😀

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