La legge del più forte

Il titolo in realtà è un gioco di parole, perchè neanche io so cosa voglio dire. 😀
La legge, la benedizione, la maledizione, la persecuzione…del più forte. Ogni alternativa potrebbe adattarsi a questo post.

In cui vi racconto, anzi racconto a me stessa…per capire chi sono diventata. Un post un po’ così che cerca di scavare dentro la mia anima, per trovare non so bene cosa…

Perchè uno cresce e cambia, matura, evolve…lima i propri difetti o li accentua. Però per cambiare come sono cambiata io ci vuole altro che la maturità o il semplice passare del tempo…
Ci vuole uno shock, un cambiamento talmente penetrante da modificare la propria personalità. E, nel mio caso, renderla inconsapevolmente più forte.

Ancora una volta, lo spartiacque tra prima e dopo il cambiamento è l’Australia. Non ne sono certa, ma guarda caso da quando sono tornata, e già ancora quando ero Downunder, ho sentito questo cambiamento dentro di me.

Che mi succede?
Affronto la vita come se fossi corazzata da capo a piedi, mi lancio come un bulldozer anche se ho una paura tremenda di sbagliare. Prima le insicurezza mi affossavano, ora mi fortificano.
Prima le insicurezze erano motivo di debolezza…adesso sono diventate la mia forza.
E’ come se, nel momento in cui mi sento insicura, scattasse dentro di me un meccanismo di auto difesa che non mi fa chiamare aiuto, ma anzi mi impone di cercarlo dentro di me, l’aiuto.

Oggi questo meccanismo ha raggiunto i massimi livelli. Io ancora non ci credo.
Lavoro, come qualcuno forse ha intuito, per un’agenzia marketing del Basso Piemonte. Questa agenzia ha deciso di aprire un mega centro, una cosa fantastica dedicata al mondo fantasy e al mondo del cinema.
Io in questo progetto ho lavorato come addetta stampa e sapete tutti più o meno che bisogna fare: mandare comunicati, scrivere fiumi di parole per i testi dei siti e dei vari social network su cui il centro sarà lanciato, chiamare i giornalisti..varie ed eventuali…insomma, il lavoro più o meno è questo.

Ma il capo non si è accontentato. E così, la settimana scorsa, mi ha chiamato nel suo studio.

“Bisogna organizzare la conferenza stampa”, mi dice.
“Bene, in pratica l’ho già fatto, è tutto a posto: viene Tizio, Caio, Sempronio e pure il sindaco…” gli faccio io, serafica…
“No, intendo che occorre organizzare gli interventi”, insiste lui…
“Già fatto anche quello – rispondo io- sei tu che parli con gli ospiti, giusto?”

“Si – mi fa lui e poi aggiunge, sogghignando “maleficamente” – ma sari tu ad aprire le danze!”

Sono sbiancata. Che vuol dire aprire le danze? Devo ballare prima della conferenza? 😀
Lui, intuendo il momento di imbarazzo, inizia a spiegare: “Introdurrai TU la conferenza, spiegherai TU cosa diremo nella conferenza. Insomma, farai TU gli onori di casa”.

Ah ecco, ora va meglio….cosa??? Devo parlare in pubblico? Io?
Si. Io….

Ora, per quanto spigliata posso essere, per quanto in passato abbia fatto un po’ la guida turistica e quindi a parlare in pubblico (dieci vecchietti che pazientemente mi ascoltavano…ecco il mio pubblico :-D) non me la cavo male…questa volta era diverso. Avrei dovuto presentare un centro che raccoglie non so nemmeno io quante funzioni, potenzialità, persone…a una platea di addetti ai lavori, giornalisti e istituzioni.

Pensate che gli abbia detto che non me la sentivo, che avevo bisogno di tempo per prepararmi il discorso (visto che nella settimana che mancava all’appuntamento avevo da fare altre 1500 cose) che non ero all’altezza?

Esatto, bravi. Figuriamoci. ;-D

Mi è già successo qualcosa di simile (ma meno importante dal punto di vista della responsabilità che dovevo assumermi) in questi mesi. E ogni volta non mi sono mai tirata indietro. Più la misisone mi pareva impossibile, più mi lanciavo. Era come se le persone intorno a me avessero intuito una certa sicurezza che io in realtà non ho e ne avessero dedotto che io potevo fare qualsiasi cosa. Che tutto sarebbe andato bene.
Io non so in base a cosa la gente pensa questo.
Ma prima dell’Australia non ero così.
Ero insicura, come ora, ma si percepiva. Ora sono insicura, ma quello che trapela è l’esatto contrario.

E’ come se, avendo vissuto all’estero da sola, avendo dovuto in qualche modo lottare ogni giorno da sola, mi fossi costruita inconsapevolmente e inconsciamente una corazza indistruttibile che mi permette di reggere qualsiasi sfida. O quasi (non voglio fare la sborona :-D).

Le insicurezza di cui parlo non sono nulla di patologico, tranquilli. Sono le insicurezze tipiche di ogni essere umano, forte o debole non importa. Tutti sono, a livelli diversi, insicuri.

E così oggi io mi sono diretta nella sala conferenze con, da una parte, il cuore pieno di insicurezze e dubbi (“non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio”)….e la testa che mi diceva “fottitene, ora tu vai, ti metti il microfono e li stendi. Capito?”.

Il cuore mi batteva forte nel petto mentre arrivavano i primi ospiti, il sindaco prendeva posto sul banco allestito su un palchetto al centro della sala, i giornalisti si sedevano e altri ospiti li raggiungevano. Mi stava quasi scoppiando il cuore, quando tra quelle gente ho intravisto mia madre e mio fratello, accorsi a vedere la figlia e sorella in questo importante evento. Sapevo che sarebbero venuti, gliel’ho detto io di venire…ma averli lì a guardarmi mi ha emozionato maggiormente.

Si sono seduti tutti. Momento di silenzio. Il capo mi ha guardato e con un suo cenno incomprensibile al resto dell’umanità, ho capito che era il momento
di iniziare. Lui non mi ha mai chiesto se ero in grado, se lo avevo già fatto, se me la sentivo. Mi ha solo detto che dovevo farlo.
Io dovevo introdurre tutta la baracca, ero il biglietto da visita di tutto l’evento. E se mi fossi sbagliata? Se mi si fosse stretto un nodo in gola e avessi perso l’uso della parola? Lui non mi aveva mai visto parlare in pubblico, come faceva a sapere che sarebbe andato tutto bene?
Come ho avuto modo di scoprire poco dopo… lui semplicemente “lo sapeva”. Lui, come mia madre, i miei famigliari e gli amici più cari, mi dicono sempre che lo sanno che tanto andrà bene e che non c’è da stupirsi.

Ora vi sembrerà un discorso arrogante questo, di una che se la vuole tirare. Non è così credetemi, io cerco solo di capire perchè questo avviene. Non ho poteri speciali, non sono nulla di speciale. Forse è l’atteggiamento che inganna, forse è questa sicurezza che trapela da una grande insicurezza a fare tutto il lavoro.

Perchè, credetemi, io oggi in quella sala sono stata male. Ma non se n’è accorto nessuno.
Sono stata male finchè il capo non mi ha fatto il suo cenno strano per invitarmi ad iniziare.

La testa ha preso il sopravvento sul cuore. Le insicurezze che pompavano come pazze il sangue in tutto il mio corpo si sono trasformate in lava pura. Io non mi riconoscevo.
Ho iniziato a parlare come fossi una presentatrice,a spiegare tutto nel più breve tempo possibile.
Io non so se sono andata bene o male, so solo che quando ho finito il pubblico non smetteva di applaudire e mia madre di sorridere.
So solo che quando ho finito, colleghi e ospiti mi hanno fatto i complimenti per “l’oratoria”. EHHHH????
E il capo mi si è avvicinato e mi ha dato due baci sulle guance. Il capo non mi aveva mai baciato prima 😀
E che io fossi capace a parlare in pubblico non lo sapevo. O almeno non a questi livelli.

Tutto sta manfrina autocelebrativa per dirvi cosa?
Che dopo l’Australia sono diventata, volente o nolente, più forte. Ho imparato a gestire le mie insicurezze e dare un’immagine di me molto sicura…perchè all’estero sei messo alla prova continuamente…se sei insicuro devi diventare sicuro…se sei debole devi diventare forte o recitare la parte del forte altrimenti rimani fuori, anneghi…perchè non c’è nessuno ad aiutarti. Non c’è la tua famiglia, i tuoi amici, non c’è la tua cultura, il tuo ambiente. Ci sei solo tu.
E in quelli condizioni, si sviluppano capacità prima sconosciute. Io mai avrei pensato di saper parlare così in pubblico. Mai.
Io adesso affronto tutto, dal lavoro alle relazioni private, come un bulldozer. Dentro ho le stesse insicurezzze, ma diciamo che ho imparato a gestirle. Le uso a mio favore…le trasformo in lava, prendo fuoco e non mi fermo. E cerco in ogni modo di nascondere le mie debolezze. Non voglio mai farmi vedere debole, mostrarmi fragile o insicura. E’ come mostrare una ferita aperta e dare l’occasione di girarci il coltello dentro e allargarla.
Scusate l’immagine cruda, ma non me ne venivano in mente altre.

Prima di Sydney mostravo sicurezze e insicurezze senza problemi.
L’esperienza all’estero è una prova dura, nel bene e nel male. I risultati sono spesso estremi: o sviluppi una corazza inossidabile o perdi qualsiasi meccanismo di difesa.

Puoi tornare devastato, ancora più insicuro, fragile come una foglia: una ferita aperta vivente.
Oppure puoi tornare forte e impenetrabile come una roccia, senza ferite evidenti, senza debolezze percepibili.

Io appartengo al secondo caso.

Ma il brutto di chi appare forte è che nessuno o quasi sente mai l’esigenza di consolarti, chiederti se va tutto bene, preoccuparsi davvero per te. Perchè sanno che sei forte e non ne hai bisogno.
In realtà ne ho bisogno eccome, ma non riesco a comunicarlo. Non sono perfetta, sono insicura, ho le mie paure, i miei timori…ma non lo comunico. Ho questa corazza che mi stringe il cuore e non mi permette di lasciarmi andare.

L’Australia mi ha dato una grande forza. Forse un po’ troppo grande, così grande da indurirmi con chiunque e non permettermi di mostrare nessuna debolezza. Così non va bene, secondo me. Così si finisce per esplodere….

Quando sono in ansia per l’esito di qualcosa, le poche volte che lo faccio vedere (e forse proprio perché sono poche), la gente solitamente si limita a dirmi: “vedrai che andrà bene”.
Nessuno si chiede perché sono preoccupata. E le stesse persone, dopo aver verificato l’esito positivo di quel qualcosa che mi metteva l’ansia, tornano all’attacco con:  “lo sapevamo che sarebbe andata bene”.

Mi domando cosa succederà il giorno che andrà male.

La Maga un po’ troppo forte….o un po’ troppo debole….

15 thoughts on “La legge del più forte

  1. la cosa scandalosa, permettimelo, sono le tue skills/responsibilities/performance so far e lo stipendio.
    Con tutto il rispetto per te che sei grandiosa 🙂 ci sono tanti italiani capaci e vogliosi di avere una possibilita’ e non ce l’hanno.
    Io per esempio, so che prima di venire in Australia ero una mezza sega (scusami il termine lol) e che giustamente nessuno in Italia mi avrebbe dovuto dare questo genere di responsabilita’ (ma avrebbe dovuto farmi crescere invece che farmi fare le fotocopie e diventare campione di solitario). il problema sono quelle persone che sono pronte e determinate…e non ricevono una mezza chance.
    Hai avuto una bella opportunita’ e l’hai presa al volo, perche’ sei brava, perche’ hai lavorato duro negli anni passati (lavoro, univ, esperienze personali) e perche’, diciamocelo, SIAMO BRAVI.
    Se ci offrissero le stesse opportunita’ che ci sono qui in Australia…in Italia…sai che paese che viene fuori.
    Sei grande, maga.
    un bacione

    p.s. spero tu l’abbia presa nel modo positivo, non volevo assolutamente sminuirti!

  2. Cara Maga,
    mi sento quasi un pò al centro del palco trovandomi a rispondere, per prima, a questo post.
    L’esperienza all’estero ti fortifica sicuramente. Quando non hai nessuno che bada a te, quando sei tu e nessun altro a dover affrontare la vita di tutti i giorni, quando non hai lo sguardo della mamma a rassicurarti quando torni a casa, quando sei in un posto come l’Australia…beh diventi più forte per forza!
    E tutto ciò significa che sei cresciuta sorellona… Stai maturando e di conseguenza il tuo carattere è più maturo, è più forte e deciso, anche se inconsapevolmente… e le paure, son sicura, ci saranno ad ogni età!
    Ma noi dobbiamo sempre credere in noi stessi! Se tutti credono in te…un motivo ci sarà, no?
    Ed io son sicura che chi ti vuole bene, al contrario di chi non ti conosce e percepisce solo la tua corazza, sa randersi conto di quando hai paura, di quando sei insicura e di quando hai bisogno di rassicurazioni…e in quei momenti prenderà parte!
    Complimenti per il grande passo!
    Un abbraccio.
    Nadia.

  3. questo discorso capita proprio a fagiuolo 😛

    ho appena accettato un posto alla university of leeds per una specialistica in japanese business…

    ho sempre vissuto con altre persone o in famiglia, e l’unica volta che ho vissuto da sola mio padre chiamò una squadra salvavita che ha lavorato per me per far andare avanti la casa ( donna delle pulizie eccetera ).

    Ancora una volta i miei mi hanno detto “non preoccuparti, magari potresti andare a vivere in una famiglia che accetta stranieri, così ci sarà qualcuno che pulirà, ti farà la lavatrice, laverà il bagno eccetera”.

    però per la prima volta in vita mia ho sentito qualcosa e ho detto NO, VOGLIO ANDARE A VIVERE DA SOLA.
    i miei sconvolti, mi hanno guardata così O.O come per dire ” ma tu, che non hai mai pulito la camera in vita tua”

    ma ormai ho deciso, monolocale mio, dovrò pulire, cucinare, fare la lavatrice (mai fatta in vita mia, oddio), pagare bollette e studiare in una lingua diversa dalla mia.
    per ora mi sento forte come un leone, ma mi sto kakando sotto in realtà. XD

    e il tuo post mi ha dato molta fiducia e speranza che tutto andrà per il meglio 🙂 perchè so di appartenere al secondo gruppo, quello che torna più forte. e ce la farò.

    GANBATTE A TUTTE E DUE (trad dal giapponese: buona fortuna, coraggio!dai che ce la fai XD)

  4. Complimenti maga!!!
    Mi fa piacere per te… io ho più o meno gli stessi problemi… però sto piano piano perdendo le insicurezze… ti dirò che anche io ho fatto un ‘esperienza all’estero, anzi due: l’Erasmus a Praga e uno stage per il progetto Leonardo a Bruxelles. L’esperienza a Praga è stata positiva, ma ero in un ambiente ancora studentesco. Quella a Bruxelles è stata difficile… ero sola in un ufficio con la titolare e il socio. La titolare stava per avere un bambino e dopo none ra mai un ufficio, l’altro andava e veniva. Mi sono dovuta arrangiare con le istruzioni date dallo stagista che mi aveva preceduto… disastro… sono sorti problemi con dei clienti che non capivano cosa stesse succedendo… e la carne, che l’ha presa???? La stagista naturalemente, che dovava intuire e sapere tutto di un ufficio di cui ignorava l’esistenza quando era in Italia.
    Ero sola, e in piena crisi esistenziale, dovuta ad altre ragioni personali: giuro è stato difficile, ho resistito sia per orgoglio personale, sia per l’esperienza, sia perchè lo stage mi serviva per laurearmi.
    Dopo questa esperienza e dopo altre che ho fatto e sto facendo, ammetto di essere cambiata, un po’ più sicura… ma non è una cosa facile e immediata.
    Lo si diventa anche quando si conosce ciò che ci circonda: il mondo del lavoro ad esempio con le sue leggi e allora si capisce magari, che, coloro che ci sembravano tanto in gamba hanno saputo solo raccontarla bene e hanno avuto i santi in paradiso che li hanno salvati e continuano a farlo, coloro che ci sono sembrati in gamba e effettivamente lo sono, e sanno cavarsela sempre nel momento di difficoltà, e che ci sono molti giovani in gamba, con la voglia di crescere e imparare (e di andare via dalla casa di mammà) ma che non hanno possibilità effettive.
    Cmq cara maga apprezzo molto i tuoi post… complimenti per l’esperienza fatta e maturata…

  5. Ciao Maga! ho letto il tuo post e non potevo fare a meno di lasciare un commento perchè quello che hai raccontato è esattamente quello che sta succedendo a me. Quando ero in Italia soffrivo di attacchi di panico. Era una cosa che mi portavo dietro da molto tempo. L’attacco di panico era sempre dietro l’angolo e attività normali per la maggior parte delle persone per me erano difficili come scalare una montagna..fare la spesa, andare alla posta, entrare in un negozio…tutte le volte che ero da solo in mezzo alla gente ero a rischio. Cosìnella maggior parte deicasi, invece di affrontare il problema aspettavo che ci fosse qualcuno che mi accompagnasse. In questo modo mi sentivo protetto, mi sentivo al sicuro ed il sapere di essere con qualcuno teneva l’attacco di panico lontano da me. La mia decisione di venire in Australia (sono qui ormai da 8 mesi) è stata in parte dettata anche dalla voglia di sconfiggere una volta per tutte le mie paure essendo constretto ad affrontarle. Nonostante l’ansia ed il panico non sono mai stato una persona priva di coraggio. Ho sempre conseguito tutti gli obiettivi che mi ero prefissato, magari facendo piu fatica, ma cmq non mollando mai. E così, appellandomi a questo coraggio, sono partito. Il trucco per persone come me è infilarsi nelle situazioni molto prima che queste avvengano in maniera tale da non essere bloccati dalla paura ed essere impossibilitati a dire di no quando l’evento da afrontare è ormai alle porte. Così ho prenotato l’aereo molti mesi prima. Sempre diversi mesi prima ho vinto un concorso per fare un tirocinio in una istituzione italiana in Australia ed ho organizzato tutto il resto (passaporto, visto ecc.). Arrivata la data fatidica non avrei mai potuto tirarmi indietro…e così è stato. Sono partito! Il primo attacco di panico mi è preso poco prima di salire sull’aereo un secondo dopo aver visto mio fratello, che mi aveva accompagnato all’aereoporto, andarsene via. Ho pensato “ora sono proprio da solo”….non mi volglio dilungare ulteriormente ma ti dico solo che in questi 8 mesi ho fatto cose che non avrei mai pensato di essere in gardo di fare. Ho affrontato situazioni impensabili per me solo qualche mese fa. E la cosa ancora più bella è che tutto quello che ho fatto l’ho fatto bene e l’ho fatto DA SOLO!! e gli attacchi di panico piano piano se ne sono andati. L’Australia mi aiutato ad essere libero, a scrollarmi di dosso le pesanti catene dell’ansia, a credere in me stesso e a potermi dire…”se ce l’hai fatta qui…ce la puoi fare ovunque!!”

    • Eh… purtroppo non è mica così tanto vero, sai France’!
      La tua idea del “se ce l’hai fatta qui…ce la puoi fare ovunque” è drammaticamente sbagliata… 😦
      Mi spiego.
      In AUS (come in tante altre parti del mondo) è una cosa vera: se ti impegni, se lavori, se… VUOI, riesci! Ma… nei Paesi come, ad esempio, l’Italia (ma guarda un po’!) uno riesce SOLO e SOLTANTO SE è… “mandato da Picone”; non basta assolutamente lavorare, volere, impegnarsi… O meglio, non basta quasi mai.
      Questo però nulla toglie a tutte le tue conquiste personali che ti saranno, senza dubbio alcuno, utili!

      • Esatto…è utile comunque essere più forte, al di là del paese in cui si vive. Siamo soli, sempre e comunque. Se affrontiamo la vita con più coraggio e convinzione, con più sicurezze e amor proprio, questo non può che giovarci. Poi, certo, in Italia ci vuole Picone…ma anche no!
        Io ho trovato il lavoro da sola, con intraprendenza e faccia di bronzo! Retaggio australiano…. 😀

  6. “Faccia di bronzo”… Faccia di bronzo… 🙂
    Maga… Ora ti racconto a cosa conduce l’abitudine alla “faccia di bronzo”… Abitudine che spero tu non prenderai e che auguro a tutti di riconoscere e combattere! Si, combattere. Combattere perché imboccare quella strada conduce a ridurre tutto a una incredibile, insopportabile, meschina, vigliacca, bastarda presa per il culo!
    Per comprendere perché va combattuta una tale “abitudine”, vi racconto una storia vera; una storia mia.
    Non potrò fare i nomi delle aziende, perché le conoscete bene, ma vi voglio cmq raccontare… Cercherò di essere il più breve possibile.

    Milano, Giugno 2007.
    Ho un lavoro a tempo indeterminato, ma mi sta stretto, vorrei cambiare. Inizio a fare colloqui, trovo un’alternativa nell’azienda Pippo. Ci si accorda sui numeri e comunico alla mia azienda che me ne sto andando. La mia azienda però non mi molla e mi fa una controproposta. La accetto.
    A questo punto l’azienda Pippo va inaspettatamente in difficoltà. Va in difficoltà perché aveva preso degli accordi con l’azienda Pluto in base ai quali avrebbe presentato il proprio account manager il giorno “x”. Il fatto è che mancano 3 giorni al giorno “x” e il mio dietrofront ha creato parecchio scompiglio. E allora?
    Allora… allora serve uno con la “faccia di bronzo”… io!

    Sapete cosa è successo?
    E’ successo che io, dipendente di un’altra azienda, sono stato presentato dall’azienda Pippo, presso l’azienda Pluto, in qualità di responsabile di… per “l’area sud” (area inesistente!) dell’azienda Pippo.
    Ho quindi fatto tutti i colloqui necessari come responsabile e dipendente dell’azienda Pippo (tutto FALSO!), ho rassicurato l’azienda Pluto che avremmo (“noi”, azienda Pippo!!!) iniziato i lavori il prima possibile e sono tornato a casa con 3.000 euro in tasca e un Grazie quanto una casa da parte dell’azienda Pippo.

    Faccia decisamente di “bronzo” la mia, non trovate?
    Sapete cosa c’è? Mi viene il vomito! A voi no? Male!

    L’equilibrio tra l’utilità dell’usare una “faccia di bronzo” e la falsità necessaria al suo uso è un equilibrio molto delicato, spesso difficile da comprendere, difficile addirittura da percepire.
    Se inizi a recitare… per induzione o per scelta… come fai a decidere fin dove è giusto arrivare?
    Se inizi a recitare… magari ci prendi gusto perché capisci che puoi arrivare ovunque…
    Se inizi a recitare… diventi attrice/attore del film che per anni hai criticato…
    Se inizi a recitare… devi fare estrema attenzione a NON farci l’abitudine, altrimenti… tutto è perduto! Tu sei perduto!
    Viva l’Italia!

  7. Mah ciao maga… posso farti 1a sola e semplice domanda???
    ma in australia ci 6 andata sola???
    no tanto per Kapire!!!
    Tu mi dirai kosa DEVO KAPIRE !!! tu rispondi e poi io ti spiegherò…
    E sn konvinta ke tu l’inglese lo mastiki kome se fosse la tua lingua madre VEROOO… un bacio a presto

  8. Ragazzi, quello che scrive la Maga mica è una cosa straordinaria, semplicemente ha fatto un’esperienza di vita in un Paese diverso dall’Italia. Vale a dire in un Paese dove non ci sono mamma e papà che ti stanno dietro fino ai 50 anni, in un Paese in cui una donna è considerata persona e non solo in base alla bellezza. Mi sembra naturale che poi uno – finalmente – si dia una svegliata. Comunque bravissima, maga!
    Scusate se parlo così, sono anche più grande di voi, ma sono sempre stata come la maga-post Australia (per questioni famigliari ed educazione, come già scritto in un altro post) e… me ne sono dovuta andare. C’erano tutta una serie di poteri e poterini che creavano il famoso “tetto di vetro”. Insomma, facevo così bene il mio lavoro che alla fine altri sopra di me si prendevano la paternità dei lavori.
    Io credo però che nel giornalismo ci sia ancora posto per “penne d’eccellenza”. Quindi, cara maga, rompi il più possibile e … VAI!!!
    Le insicurezze le abbiamo tutti, il segreto sta nell’usarle a nostro favore. Ora stai usando il sistema di pensiero anglosassone. Continua così.

  9. spero che continuerai sulla strada che ti rende felice ma tralascia di pensare che sia l’Australia, altrimenti un giorno ti accorgerai che starai pian piano dimenticando l’Australia e quel lontano ricordo sara’ soppiantato dal trambusto dell’Italia che, nolenti o dolenti ti cambia anch’esso. Il cambiamento e’ sempre dentro, che lo fai in mezzo alla pianura o dall’altra parte del mondo. Anche io son cambiato dall aver vissuto in quella terra, anche fortunato di essere ancora qua, ma e’ un capitolo del passato, meglio vivere nel qui-ed-ora

    • Concordo pienamente. La felicità va trovata dentro di noi, è inutile scappare. Io però per capirlo sono dovuta andare fino in Australia. Meno male però, perché ho avuto modo di conoscere una terra bellissima. E sono esperienza che ti segnano, sono esperienze che vanno fatte, comunque. E’ lo spirito con cui si affrontano,. però, che deve essere diverso. Occorre andare per scoprire, per curiosità, non per scappare. Altrimenti le aspettative verranno sempre deluse. Nessun paese potrà mai colmare il vuoto che abbiamo dentro quando decidiamo di scappare da…cosa? Noi stessi?

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