Etty Hillesum

La sostenibile leggerezza dell’essere

Da qualche tempo ho ripreso a leggere libri in modo continuativo. Leggo di tutto, ma mi sto interessando anche alle autobiografie, i racconti sotto forma di diario che non descrivono semplicemente i fatti temporali di un’esistenza, ma ne scavano l’anima, tirando fuori emozioni, pensieri, fissando sulla carta momenti indelebili che in qualche modo hanno segnato quella vita.

Mi ci tuffo in questi libri, per ritrovare il filo dell’essenza umana, del comun sentire. Mi immergo in queste storie e trattengo il respiro, per vedere se c’è vita oltre a quello che mi offre la Società ogni giorno, sempre più vuota, sempre più leggera, sempre più effimera.

Ho letto “Diario – 1941 – 1943”, la raccolta delle lettere scritte da Etty Hillesum, olandese di origine ebraica morta non ancora trentenne nei campi di concentramento. Con questa premessa chissà a quale tipo di libro state pensando: angosciante, triste, soffocante. Non è niente di tutto questo. Semmai angosciante e triste è la Società di oggi, in cui Etty si sarebbe trovata malissimo, ne sono convinta.

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