Voglio fare l’australiano medio
Noi italiani siamo proprio diversi.
Diversi dal resto del mondo, davvero. Vogliamo fare quelli che si integrano e ce la mettiamo davvero tutta.
Siamo generosi, positivi. E quelli che , come me, provano a vivere in un altro paese ce la mettono davvero tutta per integrarsi.
Ma tant’è…sempre teste calde siamo.
Noi non viviamo nel mondo, noi lo divoriamo. Siamo talmente appassionati, vorticosi, famelici di emozioni e di vita che in ogni cosa che facciamo dobbiamo, come dire, spaziare.
E tutto ciò agli occhi degli australiani è a dir poco scioccante.
Fino alla settimana scorsa non ci avevo mai pensato.
Martedì mattina la mia amica Arianna, milanese trapiantata a Sydney due anni or sono con il mitico marito, mi invita fuori a pranzo: “Ho una mezzora tra l’una e le due, mangiamo un boccone in centro?”. Come no, le rispondo.
L’appuntamento è alle 13 davanti a David Jones, in Castlereigh street, pieno centro a Sydney.E’ una delle catene commerciali più famose in Australia, un po’ come la nostra Rinascente o Coin ( ci sono ancora in Italia, vero? 😀 )
Per Arianna non è stato facile trovare lavoro. Lei è permanent resident, figuratevi. Talentuosa, grande esperienza come giornalista, ragazza stupenda. Non le manca niente. Eppure ci ha messo più di un anno per trovare lavoro. Questa cità è strana…alle volte nella vita, pure se hai talento, ci metti un po’ per trovare la tua strada e vedi gente, con meno capacità, riuscire in un baleno…ma a che serve incazzarsi?
Lei ora lavora per un importante store nella city e si occupa di comunicazione. Ha tenuto duro e ce l’ha fatta. E sono orgogliosa della mia amica. Si merita il meglio 🙂
Solo che porca miseria me la stanno consumando. Hanno intuito il talento, la disponibilità e la generosità e me la fanno lavorare più di un camionista….
Arriva alle 13 precise, con un po’ di fiatone: “Scusa il ritardo!””…Ma quale ritardo, Ari???
“Mangiamo qui da David Jones, ok? C’ho un appuntamento alle due con dei cinesi per una roba che non ho ancora capito…”
Andiamo nella food court di David Jones….una cosa immensa. Le food courts sono molto popolari in Australia: sono interi piani, solitamente ubicati all’interno di centri commericali, dedicati al mangiare.
Ci sono cucine di ogni tipo, per ogni palato e necessità. La Ari si è presa un bel paninazzo con salmone e altra roba non meglio identificata (aveva fame….) io un’insalata con zucca piselli e melanzane…ma la tipa mi ha messo la roba direttamente dal frigo al contenitore e le zucche avevano quel so che di…gelido!! Per poco non mi viene una congestione, li mortacci!!
Ci sediamo in uno dei tavoloni della food court…è tipo mensa, non ci si deve formalizzare e tutti mangiano vicini vicini….
Giusto per avviare la conversation, faccio l’errore di chiederle: “Come va il lavoro?”. Apriti cielo….
Ha dato giusto un morso, ha masticato, ha ingoiato e poi mi ha detto, guardandomi dritto negli occhi:
“Angelica, sono a pezzi”….
Le ho risposto che pure io ho raggiunto un livello di devastazione alto, ma tutto sommato sono contenta.
Lei mi sorride: “Si, pure io sono contenta, il lavoro è interessante e guadagno pure bene. Ma mi tolgono il sangue….e lo sai perché? Perché questi di lavoro organizzato non ne sanno una mazza!”.
E inizia a sfogarsi tra un morso e l’altro. Io provo a mandare giù l’insalata ghiacciata, sento proprio le pareti dello stomaco congerlaris e so già che passerò una brutta nottata…ma va bene così…
Mi racconta che questi australiani non sanno come si lavora, non sono organizzati, non si preoccupano. Lei lavora pure per gli altri, alla sera dopo cena si rimette al pc per parlare su skype con il capo italiano che sta in giro per il mondo e ogni tanto si degna di lavorare. Insomma si ammazza più del necessairo per sopperire alle mancanza degli altri…
E allora mi viene in mente che pure io mi faccio il culo al quadrato per lo stesso motivo.
Allo Star City Casino, dove lavoro, nella Sovereign room per la precisione, dove va a giocare il cremone dei giocatori, quelli che al black jack puntano la suocera e la moglie, perchè casa e mobili sono già un lontano ricordo, ecco dove lavoro io la situazione è la stessa. Io mi faccio un mazzo all’ennesima potenza mentre gli altri colleghi, australiani e asiatici, se la menano alla grande….
L’anno scorso ho vinto tre premi di “superproduttività” per questo motivo.
Li chiamano “Shine awards”, ti premiano perchè brilli al lavoro….
Il mio capo, Bernard (che personaggio) era così fiero nel conferirmi l’ambito premio……..il quale consiste in 50 dollari di voucher da spendere nei ristoranti o negozi del casinò…ma andate a…
Vabbè, meglio di niente, no?
Al buon Bernard io gliel’ho pure detto: grazie del premio, ma non sono io che brillo, sono gli altri che non fanno un belino!!! Gli ho detto proprio belino (altro mod per dire un caz…) in genovese, lui mi ha chiesto la traduzione e ha cominciato a ridere come un disperato…
Questo è il mio manager…fate voi… 😀
E ora che sono tornata la storia è sempre la stessa…
Ci sono alcuni colleghi italiani e si nota la differenza. Noi lavoriamo come matti, brilliamo davvero….ci diamo da fare insomma…non andiamo a lavorare per perdere tempo…non ci riusciamo proprio!!
E quindi alla mia povera Arianna, che nel frattempo si era sbranata il paninazzo, non ho potuto fare altro che dare ragione.
Ci siamo guardate intorno. La food court era piena di “lavoratori” australiani in pausa pranzo. Facce rilassate, come se fosse domenica….
Le faccio: ” Arianna però vedi, noi abbiamo un vantaggio rispetto all’australiano medio: abbiamo voglia di lavorare e lo facciamo bene. Loro fanno solo il minimo indispensabile per arrivare al venerdì, lavorano dalle 9 alle 5 e dopo se ne fregano. Vanno a casa, palestra, cena in famiglia e poi nel fine settimana si ammazzano dall’alcohlo nel locali…noi siamo diversi!””
Lei spalanca la bocca, mi guarda con quegli occhioni grigio verdi e mi fa: “Angelica, non so te, ma io voglio fare l’Australiano medio!!”
E scoppiamo a ridere come due bambine.
Forse ha ragione, ma per me è perfettamente normale andare a scuola tre volte a settimana fino alle 4 del pomeriggio, studiare a casa, lavorare da venerdì a domenica al casinò e scrivere blog e articoli nei giorni restanti….
E’ stressante, è vero, ma è la mia vita. Sono fatta così…non sono fatta per rilassarmi.
Noi italiani in generale non lo siamo. Ma il bello di vivere qui in Australia è che sei circondato da questa lifestyle così rilassata, questa “Don’t worry mate” culture che fa bene a chi come noi, come me, fa della propria esistenza una continua corsa. Perchè forse un pochino rallenti, quando vedi gli altri andare così piano.
Ma solo poco. Poi l'”italiano medio” continua a spiccare sull'”australiano medio”. Ed è un punto di forza, credetemi ragazzi.
Qui ci stimano per questo motivo, soprattutto per questo motivo. Se avete intenzione di sfondare in Australia, non dovete fare altro che essere voi stessi, lavorare sodo e distinguervi.
Noi siamo “Shine Awards viventi”, viviamo per brillare… 🙂
Take care
La Maga media
mi hai convinto con quest’articolo..ma fa male pensare che il mio premio di produttività italiano sia in rinnovo del contratto co.co.co. e tante pacche sulla spalla che a momenti mi esce la gobba, ma anche qui non è diverso, non sono io che brillo (calabrese emigrato da 10 anni a Roma) ma gli altri italiani che non fanno nemmeno il minimo indispensabile purtroppo, cosi mi ritrovo a fare il lavoro degli altri e quando prendo ferie o sono assente per recupero compensativo al ritorno mi ritrovo a gestire le attività tralasciate dai colleghi..e parlo di cose banali come archiviare le mail, chiudere ticket lavorati e/o sollecitati etc..e dovunque vado la storia non cambia..forse ci vedremo presto li nel paese della meritocrazia.. 🙂
Ti aspetto Antonio! 😀
Ciao Angelica,
ho letto il post e penso sempre di pù che l’Australia sarebbe un gran bel posto dove vivere.
Ma non sono convinto che l’italiano medio sia esattamente il prototipo del “gran lavoratore”.
Probabilmente intendiamo due cose diverse. Io, infatti, penso che l’italiano sia un gran lavoratore se è stimolato nel modo giusto. Se, ad esempio, l’azienda è la sua o se è talentuoso professionalmente e intende dimostrarlo.
L’impiegatuccio, non per sua colpa, fa quel che deve e nulla più in tutto il Mondo e non è un fattore razziale a caratterizzarlo.
Poi, dobbiamo dare atto agli amici australiani, che la vita è breve e che ci sono mille cose da fare piuttosto che lavorare.
Nella mia breve permanenza in terra autraliana ho capito che laggiù si lavora per vivere e non si vive per lavorare.
Questa è, credo, la vera filosofia Aussie. E non mi sento di criticarli, anzi.
Quanto all’organizzazione…credo che sia una conseguenza. Se tutto funziona con la tecnica easy…chi siamo noi per stravolgerla?
Magari trascorrerei il tempo libero in altre occupazioni (piuttosto che riempirmi come una zampogna di alcool) ma certamente mi atterrei al loro stile di vita.
Quando poi vuoi una “full immersion” nell’organizzazione del lavoro e nello stile “siamo tutti Shine Awards” prendi l’aereo e vai a Hong Kong… e vedrai come finiremo, di questo passo, in tutto il mondo. Niente da invidiare…fidati!
Andrea mi ritrovo completamente nelle tue parole…ma è anche vero che i giovani italiani che ho conosciuto qui si danno un gran da fare. Non posso certo generalizzare, anche noi abbiamo i nostri pelandroni e fancazzisti, ma qui, forse anche perchè sei solo e se vuoi qualcosa devi veramente farti il mazzo, ecco qui i nostri italiani, per quello che è la mia esperienza, brillano un po’ di più.
In Italia, un po’ perchè siamo nel nostro paese, immersi nella nostra cultura, forse ci accomodiamo un po’ troppo e non rendiamo come potremmo e dovremmo.
All’estero, invece, è diverso. Siamo soli, possiamo contare solo su noi stessi. Altrimenti, a casa.
Sulla cultura easy going hai ragione, è interessante e allettante. E io infatti ho provato un po’ ad adattarmi….ma proprio easy easy come loro non riesco ad essere!! 😀
Bacione e grazie per leggermi sempre!
Punti di vista personali e opinabili, a mio avviso….
Come in Svezia, credo che gli Australiani abbiano capito che e´meglio disfarsi meno di lavoro e godersi di piu´la vita.
E poi, tutti questi italiani che si spaccano la schiena al lavoro io in giro per il mondo non e´che li abbia visti… o forse gli italiani che lavorano davvero sono tutti emigrati? Allora capirei il perche´della situazione a dir poco disperata della madrepatria.
Certo, non tutti sono così all’estero. Parlo solo per la mia esperienza. I ragazzi italiani che ho incontrato qui si danno un gran da fare. Sono soli, possono contare solo su di loro, non hanno appoggi, amicizie…nulla, solo loro. Forse è nei momenti difficili che rendiamo al meglio, noi italiani. Finché siamo comodi, a casa o comunque con le spalle coperte, non ci ammazziamo…
Ma, ripeto, non voglio generalizzare. Parlo solo per la mia esperienza.
Ciao!
Mi sono dimenticata di aggiungere: ganzo il template del bolg 🙂
Ciao Maga, scusa ma io che vivo e lavoro a Sydney non sono molto d`accordo sul fatto che gli australiani non sanno come lavorare.
Per me sanno semplicemente andarsene a casa alle 17, sanno quando e` ora di smettere e se non fanno il loro lavoro nel tempo stabilito si chiedono il motivo e magari con corsi di aggiornamento o altro cercano di migliorare le lacune.
Io dove lavoravo in Italia ho visto piu` persone andarsene a casa sempre dopo 2 o 3 ore di straordinari ogni santo giorno, io compresa negli ultimi periodi, e per carita` producevano come cinesi, ma se organizzazione e lavorare sodo vuol dire lavorare 12 ore al giorno, preferisco il rilasso australe e di altri paesi.
Non penso che siano degli incapaci e noi dei capaci, noi siamo solo stressati.
I miei colleghi australiani (che sono anche con gli occhi a mandorla, ma sono nati qui) sono bravi e capaci come quelli che avevo in Italia. Solo sanno dove e` il limite fra lavoro e vita.
Scusa il commento, ma non mi sembra giusto creare false illusioni a chi legge, anche perche` si siamo ben visti qua, nulla da dire, ma comunque siamo anche additati come mafiosi, questo bisogna proprio dirlo, e mi dispiace un sacco ma e` una cosa ci marchia.
Sottoscrivo tutto 🙂
Non scusarti Barbara! Il bello di un blog è avere opinioni diverse!!
Non creo false illusioni, però, se dico che lavorando sodo si ottiene molto e ci si differenzia dagli australiani. I quali, come dici giustamente tu, lavorano e si impegnano, ma se devono stare fin dopo le cinque in ufficio non ci pensano proprio. Nel posto dove lavora la mia amica la gente lavora, ma essendoci una grande disorganizzazione, tutti lavorano più del necessario e lei ancora di più.
E purtroppo non è la prima a raccontarmi che gli aussie sono un po’ pigrotti e disorganizzati…magari quelli di origini asiatiche si sbattono un po’ di più…
A scuola, la mia insegnante di Marketing, di origini asiatiche, ci dice sempre che, se vogliamo sfondare in Australia, dobbiamo sbatterci, far vedere che lavoriamo anche dopo le cinque….insomma differenziarci dagli aussie i quali scappano non appena arrivano le cinque! E lo dice lei che vive e lavora qui da una vita! 🙂
Io parlo per quello che vivo e sento. Dove lavoro io, al Casinò, sono si organizzati, ma i veri lavoratori si contano sulla punta delle dita, fidati.
Il mio consiglio è, a chiunque vuole venire qui, di darsi solo un gran da fare e non guardare l’orologio quando sei a lavoro.
Almeno se vuoi battere la concorrenza…almeno all’inizio per beccare il lavoro giusto….
Io nella vita ho ottenuto risultato facendo così, non certo scappando dal lavoro quando erano scadute le otto ore tassative. E’ sbagliato? Può essere.
Gli australiani se ne fregano se lavori di più? Non penso proprio.
I pochi datori di lavoro che ho avuto in Australia non hanno fatto altro che apprezzare il mio “stakanovismo”, chiamiamolo così, e paragonarlo agli altri colleghi un po’ meno laboriosi.
Se sono tornata a lavorare al Casinò è per il culo che mi sono fatta l’anno scorso. Se sei studente e puoi lavorare solo venti ore a settimana, al Casinò non ti prendono. Con me hanno fatto un’eccezione e me lo hanno anche detto, proprio grazie al mazzo che mi sono fatta l’anno scorso…
Il fatto del marchio mafioso è anche vero, ma è così in tutto il mondo, Barbara, ormai io personalmente non ci faccio molto caso…
Bacione!
No, mi spiace, io con la teoria del stakanovismo non sono affatto d`accordo.
Si lavora per vivere, ma non il contrario, e secondo me il segreto sta nell` usare meglio che possiamo il tempo.
GrazIe Verdefoglia!!! 😀
direi che la quantita’ di lavoro degli executives e’ imbarazzante rispetto all’ Europa.
Senza generalizzare, ma e’ cosi’.
Poi e’ vero, c’e’ la cultura del no worries mate!
imbarazzante in che senso? Che hanno molto meno lavoro? 😀
No, mi spiace, io con la teoria del stakanovismo non sono affatto d`accordo.
Si lavora per vivere, ma non il contrario, e secondo me il segreto sta nell`usare meglio che possiamo il tempo.
Un abbraccio ed in bocca al lupo per tutto.
Con questo post volevo, per essere chiari, solo apprezzare gli italiani che qui si danno da fare e ci fanno fare bella figura. Poi ci sono di sicuro le mele marce, i fancazzisti e i mafiosi, ma ci sono anche bravi italiani che si fanno il mazzo e li apprezzo per questo.
Detto questo, stimo gli australiani e penso siano davvero brave persone, ma mi reputa diversa da loro e alle volte non condivido del tutto il loro stile di vita.
Amo l’Australia ma sono fiera di essere italiana.
Un bacione a tutti
Il commento era mio, scusami!
Volevo dire che gli executive, top managers australiani se ne vanno a casa alle 6, 6.30 mentre in italia praticamente non vivono.
Io sono a meta’, mi piace vivere pero’ serve anche lavorare…certo che fare fino a mezzanotte, mai!
Premetto che non ho mai lavorato in Italia. Dieci anni in Inghilterra, uno a Cina/Taiwan e otto anni in Australia.
Lavoro con australiani, cinesi, statunitensi, cingalesi, messicani, polacchi, indiani, thailandesi, canadesi, cambogiani, estoni, italiani di seconda generazione.
Trovo difficile raggruppare le varie etnie in quelle che lavorano di piu’ o quelle che lavorano meno. Meglio o peggio.
Conosco individui a tutti i livelli che lavorano moltissimo, troppo. Altri meno.
Ho poi notato che in ogni nazione vengono riportati sondaggi secondo i quali gli abitanti della nazione stessa lavorano piu’ di tutti gli altri al mondo….
Non dimentichiamoci inoltre che lasciare l’ufficio alle 5 e’ relativo se in ufficio si entra alle 6 o alle 7 del mattino.
Riassumendo non me la sento di dire che gli australiani siano fannulloni e che l’italiano medio arrivi qui e insegni all’australiano medio come si lavora….
E io non ho mai detto questo. Ho solo detto che gli italiani qui, quelli giovani che arrivano senza conoscere nessuno, si danno un gran da fare. O almeno quelli che conosco io.
Gli australiani non sono fannulloni, ma se la prendono comoda e non si sbattono…tutto qui. Fanno bene per carità….ma io sono diversa e sono abituata a lavorare in modo diverso….
Ma generalmente tutti gli immigrati, se vogliono veramente sistemarsi, si devono dare da fare un capellino di piu´degli altri.. credo sia normale. Ma non dipende dal fatto di essere italiani o americani o che ne so io, dipende dal fatto di doversi arrangiare in un paese diverso e nuovo, dove non si hanno contatti e dove (magari) si conosce poco la lingua. Ovvio che un “forestiero” ha da fare di piu´per sistemarsi… almeno io penso questo.
@verdefoglia79
d’accordissimo. E’ proprio quello che successe per la prima ondata immigratoria degli Europei del Sud. Mia madre, australiana ed ora in Italia, mi racconta di come gli Italiani venivano visti male perche’ si spaccavano la schiena facendo lavori che gli Australiani non volevano piu’ fare (edilizia, agricoltura, ristorazione).
Ora il 25% di noi (in Australia) e’ nato all’estero e tantissimi sono di seconda generazione quindi la differenza tra Australiani e non e’ molto meno marcata. Siamo un po’ tutti ‘appena arrivati’…..
Appena arrivati ci si preoccupa di trovare un lavoro, spesso facendo compromessi sul livello di lavoro, e poi si lavora molto duramente per non perderlo e consentirci di costruire le fondamenta di una nuova vita all’estero. Con il tempo poi la tendenza a rilassarsi e’ naturale.
Ciao
Lavoro in una multinazionale farmaceutica in Inghilterra, nel team che lavora sul prodotto di punta su 6 managers gli italiani sono 5 (il sesto e’ tedesco)……. coincidenza?
Va detta una cosa pero’ gli italiani all’estero non sono gli italiani tipici…… a chi emigra la voglia di lavorare in genere non manca.
Caro Brucopeloso, grazie per il commento. E’ quello che sto cercando di spiegare in questo post…. 😀
Ganzo 🙂 e quindi questo mi fa pensare che avevo intuito giusto quando dicevo, ad una mia amica, che gli italiani che hanno una marcia in piu´son quasi tutti emigrati! 😉 Ma anche qui, tutti gli immigrati debbono avere una marcia in piu´altrimenti dove troverebbero la forza di lasciare il proprio paese, le proprie abitudini, amici, lingua e tuffarsi in un mondo nuovo che potrebbe anche essere ostile?
Interessante discussione comunque. Mi piacerebbe un giorno che si arrivasse a descrivere le persone non come “l´italiano mafioso che ha poca voglia di lavorare” o ” il tedesco stacanovista” ma solo come una persona (indipendentemente dalla nazionalita´o altro) che lavora bene, che e´in gamba o che magari e´pigra. Semplicemente una persona, un essere umano. Spero che questo mio commento non sia frainteso.
Cmq… ammirazione per tutti gli immigrati che si fanno il mazzo ovunque essi siano, indipendentemente dalla nazionalita´! E´sempre piu´complicato essere “stranieri in terra straniera”… perche´anche io sono una di loro.
In bocca al lupo a tutti!!
Caro Aldo, sarà come dici tu. 🙂
Ma io cerco sempre di dare il massimo e ammiro chi lo fa. Italiano o australiano che sia.
Non mi sembra giusto, e mi riferisco ai vari post non al tuo in questo caso, elogiare gli australiani e denigrare gli italiani, dire che fanno più brutte figure che altro, dire che hanno una brutta reputazione, che sono solo mafiosi etc…
Siamo un grande popolo. Con mille difetti, certo, ma io non mi cambierei con nessuna nazionalità per nessuna ragione.
Ecco dagli australiani dovremmo imitare il senso di appartenenza: sono fieri di appartenere a questo paese così giovane come noi non lo siamo mai stati nei confronti della nostra plurisecolare Italia.
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Indubbiamente, chi ha il coraggio di mettersi in gioco ed emigrare all’ estero, è anche solitamente portato a lavorare di più. Io son stato solo per poco tempo in Australia, e la cosa che ho notato è questa, mentre qui in Italia un laureato, deve sbattersi e farsi un gran culo per trovare uno stipendio da fame, e un contratto a tempo indeterminato, in Australia al momento la situazione (parlo per gli indigeni, per un emigrante non è facile in ogni caso) è più “take it easy”, faccio un esempio, fare il commesso in un negozio ti permette uno stipendio e una qualità della vita soddisfacente. Logico che sei più portato a goderti la vita. Essendo stato poco…sono consapevole, che forse il mio giudizio è un pò affrettato e non del tutto accurato, ma son convinto che se fossi nato li, anche io sarei in modalità “No worries buddy” alle 17 tutti a surfare!
Cmq…grande MagadiOz….hai coraggio da vendere…io ci sto pensando su sempre più spesso….quasi quasi….provo la carta working holiday anche io:-) eheh…sai per caso quanto è complicato ottenere la “Skilled Visa” e se si può fare solo off-shore o anche on-shore?
Hai ragione SognoOz….probabilmente anche io un giorno saro’ cosi’ rilassata, chi lo sa. Per ora lo sbattone e’ notevole, ma sono contenta comunque. Ogni giorno e’ diverso, ogni giorno imparo cose nuove.
E’ un’esperienza di vita prima di tutto. e la cosniglio a chiunque, a qualsiasi eta’.
Quindi devi venire!!! Per quanto ne so io, la skilled visa la fai dal tuo paese di origine ma pure qui, se qualcuno ti vuole sponsorizzare, puo’ farlo.
Per ora la lista delle skilled occupation e’ abbastanza ridotta (http://www.immi.gov.au/skilled/sol/) ma dopo le elezioni sono sicura che la cambieranno….
Un bacio e in bocca al lupo per tutto!!
La Maga
Complimenti alla tua amica se si dá tanto da fare, ma lasciami dire che questo post generalizza un pó. Magari tu non credi che tutti gli italiani li in Australia o tutti gli Australiani siano fatti alla stessa maniera, ma da questo articolo cosi sembra.
Anche io nella mia azienda, in Irlanda, ho vinto piú volte degli awards per il duro lavoro. Con il tempo se lavori bene vieni rispettato e ti fai strada. Non so in quante aziende abbia lavorato la tua amica, ma credimi ci sono luoghi dove si lavora duro, altri dove c’é la filosofia “take it easy”. E’ cosi ovunque, quindi non si puó giudicare una popolazione osservando un campione di una singola azienda.
Se proprio non vi vá di lavorare cosi tanto, e ne avete diritto, parlate con il vostro capo. Se non vi ascolta mandate una mail, é una prova e lui/lei non puó prendervi in giro nel rispondervi. Se anche questo non funziona, andate in HR, magari avvertendo prima il capo che il livello di lavoro assegnato é troppo alto, che non é una questione personale, che il vostro scopo é semplicemente avere un ritmo di lavoro sostenibile. Se vi stressate cominciate poi a lavorar male.
Caro Mezzosangue, non volevo generalizzare, giuro! E’ una constatazione che ho fatto sulla base non solo dell’esperienza della mia povera Arianna che mi stanno consumando, ma anche della mia personale e di quella di altri amici.
Di sicuro, come dici tu, ci sono posti dove pure si lavora sodo. Non lo metto in dubbio. Ma l’impressione generale è che se la prendono comoda e, per carità, forse fanno pure bene. Perchè ammazzarsi di lavoro, giusto?
Per quanto riguarda il consiglio di rivolgersi all’Human resources, è una strategia che si può adottare quando si lavora per grandi aziende, dove l’organizzazione esiste e si fa vedere. Nelle piccole aziende, dove lavora ad esempio la mia amica, l’Hr Manager è spesso lo steso capo o il suo assistente…quindi come dire, lamentarsi è un po’ difficile….
Bacio e grazie per il commento!
Whoah, si vede che hai una passione per quello che fai, senza sminuire ciò che ti ha insegnato la tua terra d’origine!!
Spero di trasferirmi in Australia un giorno (finita l’Uni) e magari poterti incontrare così da poter scambiarci un pò di opinioni 😉
i miei migliori auguri
Roberto
Ciao Maga di OZ, capisco bene cosa intendi. Nelle piccole aziende l’HR non esiste o non lavora per bene. Lavorare non é sempre un piacere. Si lavora per soldi, o per ambizioni, o per necessitá, non solo per passione. Se capiti in un posto dove oggettivamente ti sfruttano devi andare via. Tanti italiani in Irlanda dicono che gli Irlandesi sono pigri, io ti dico che ne conosco di pigri e di lavoratori cosi accanniti che una macchina non é niente al confronto. Ho imparato tanto da alcuni, mentre altri non mi han dato nulla. Tirando le somme sono cresciuto tantissimo qui, ho cominciato in un Pub per un weekend, io con un master mi rimboccai le maniche. Tra l’altro era un Pub Australiano! Dopo ho lavorato 9 mesi come technical support, poi come trainer, knowledge specialist, assistant manager, analyst ed oggi sono product manager. Ci vuole un pó di tempo ma all’estero l’esperienza premia.
….a chi non fa caso al “marchio mafioso”….
io sono una gran lavoratrice in 10 anni di lavoro mai una malattia hehehe ma ora basta ho deciso di partire per l australia visto che ho l enorme fortuna di essere sia australiana che italiana ho deciso luglio 2012 partenza verso l ingnoto…sydney voglio trovare lavoro li vedere come va per magari dare un futuro migliore alle mie due bimbe di 6 e 2 anni io ne ho 30 forse sono gia troppo vecchia???? chi puo dirlo spero si avveri il mio sogno intanto inizio a studiare la lingua non so una mazza hehehe ma dici che un mese e mezzo mi bastera per poi tornare qui in italia con una decisione sul da farsi?italia ? australiA?ba intanto meglio che mi inizi con un po di lingua poi trovare dove dormire e il lavoro…ma giuri che lo faro grazie per lo sfogo
Ciao Antonella! Direi che hai avuto un’ottima idea e prima inizi a studiare inglese, meglio è!
Non sei vecchia! ma scherzi? Dai che è una bella esperienza, per te e la tua famiglia. Certo, un mese e mezzo non è molto per capire se è davvero il paese del tuo futuro…ma io non l’ho capito neanche dopo un anno e mezzo, quindi vedi tu!!! 😀
In bocca al lupo per tutto!
Un bacio
Angelica
Ciao Maga,
il tuo commento è intrigante, così come i commenti di chi ti legge..
Come molti che hanno lavorato in Italia per tanti anni nell’ICT con ruoli di responsabilità, mi trovo a piedi in mezzo ad una crisi ad improvvisarmi come freelance (consulente di direzione e business developer).
Finora ho considerato l’emigrazione come l’ultima delle soluzioni (sono separato ma ho un figlio di 10 anni, la luce dei miei occhi), ma recentemente, anche grazie al tuo blog e ad un amico recentemente trasferito a Perth, comincio a vedere l’Australia come un nuovo punto di partenza.
Faccio parte della schiera dei lavoratori “appassionati”; aldilà delle ore di lavoro, tendo a non “staccare” e se sto lavorando ad una nuova idea sono capace di disegnarne i contorni con un legnetto sulla battigia.. La permanenza per 10 anni in una delle maggiori società di consulting mi ha “educato” al lavoro in stile calvinista, alla forza dei singoli e del team. Altri 10 anni di vendite, anche internazionali, hanno ammorbidito il modo di propormi, quindi professionalmente mi sento a posto.
Qual’è il punto dunque? Che quest’anno saranno 47 e rispetto ai 20-30enni ho paura di essere meno appealing per diventare un Australiano medio. Vorrei il tuo parere e magari qualche consiglio.
Grazie!!
Ciao Fabio! Io ti ritengo una dell persone più fortunate al mondo: hai trovato il lavoro dei tuoi sogni. Non c’è nessun prezzo, niente può valere tanto secondo me…
Per me, che sono alla continua ricerca della mia passione, tu sei il modello di persona che è riuscita a realizzare i propri sogni..
Ma veniamo alla dura realtà….vuoi emigrare in Australia?
Prima di farlo guarda se ti piace davvero. Prenditi tre mesi di vacanza (se puoi) e prova a vivere a Sydney o Melbourne (Perth è molto più piccola).
Il tuo settore, l’Ict, è fortunatamente uno dei settori in cui assumono di più. Quindi fai una bella cosa: preparati un bel cv in inglese ( a proposito, come stai messo con la conoscenza di questa lingua? Perché se vuoi lavorare in questo settore, la devi sapere perfettamente..), guarda prima su internet quali sono le aziende più famose e prova a fissare qualche colloquio di lavoro. Una volta che si mostrano interessati al tuo profilo, prova a proporre loro la sponsorship, che come ben saprai ti consente di di vivere in Australia con un visto lavoro di minimo due-tre anni, richiesto dal tuo datore di lavoro e al quale sei legato.
Per ottenere questa sponsorship devi dimostrare di avere delle doti-capacità-talenti che gli “australiani medi” non hanno. 😀
Se manca questo requisito, è difficile ottenere uno sponsor e molti datori neanche ci provano a richiederlo al governo se non hai questi requisiti…
Insomma devi essere davvero speciale e qualificato. E allora a quel punto, pure l’età potrebbe passare in secondo piano. 😀
Spero di esserti stata utile, se hai altre domande chiedi pure!
In bocca al lupo!
Angelica
Tentar non nuoce, quindi il mio consiglio è: provaci!!!
Cara Angelica,
grazie dell’incoraggiamento! Oltre a girare con più attenzione tra i meandri del tuo delizioso blog sto facendomi un’idea di come sia regolamentato il lavoro in Australia e di come si possa fruire di un programma di sponsorship.
L’inglese non è un problema: qualcuno diceva che il grado di conoscenza di una lingua è buono quando si riesce a far ridere l’interlocutore con una battuta nella sua lingua…
So che ti prodighi per aiutare chi ne sa meno e per questo ti segnalo il corso che un altro blogger (Aldo di http://www.italiansinfuga.com) sta preparando proprio per chi intende affrontare “the work interview” insieme a chiaveinglese.com.
Con il tuo incoraggiamento mi lancio in un ideale sostegno a chi come me e alla mia età ha ancora voglia di seguire il suo sogno: quando diventi un “mature worker” (senior è ancora troppo presto per me ;-)) tutto nel lavoro diventa incredibilmente più fluido, le competenze non sono più un limite se non si posseggono perchè sei stato gettato talmente tante volte in piscina senza saper nuotare che alla fine trovi il tuo stile.. La capacità di relazione, la motivazione e l’ottimismo (e aggiungo anche l'”attitude”) diventano gli strumenti del tuo successo.. La visione d’insieme ti appare come un pannello di “Minority Report” e comprendi meglio il significato di ciò che fai e di cos’altro potresti fare imparandolo dal tuo vicino. E imparandolo lo migliori!
La condizione è quella di NON rinunciare alla curiosità, ma non aggiungere ansia alla tua ricerca.. Be curious and you’ll find your way without stress!
Alla prossima e grazie, ti terrò informata!
Fabio
@Porthos_64
Fabio
grazie della segnalazione!
Aldo
Figurati Aldo è un piacere.. Ho postato un commento al tuo video su FB sulla regolamentazione dei contratti in AUS e seguo il tuo blog.. Chissà che presto non ci si veda per un caffè con te a Melbourne o con Angelica a Sidney!
Fabio
ciao a tutti sono federica 40 anni sono gia’ stata in aussi 5 volte anche per alcuni mesi sempre con la speranza di trovare un visto o uno sponsor…ma voi che vivete li’ da tempo mi sapete dire come faccio a trovare un lavoro li’ se il mio impiego non è nella skilled list? ci sono altre soluzioni? grazie mille…